Chi è Alfredo Olmedo, il Bolsonaro in salsa argentina
In America latina sgomitano i seguaci del neo presidente brasiliano. Personaggi di secondo piano ne copiano la retorica e tentano di intercettare lo stesso consenso. Con risultati spesso grotteschi
Spuntano copie politiche improvvisate di Jair Bolsonaro in America latina, personaggi di seconda fila della destra estrema che si danno da fare a sgomitare tra concorrenti simili, imitando come possono il linguaggio violento e l'atteggiamento marziale del neopresidente brasiliano, nella speranza di intercettare la stessa onda di consenso elettorale.
In Argentina la corsa a trasformarsi velocemente attraverso giornali e televisioni nel clone locale di Jair Bolsonaro l’ha vinta un deputato periferico, Alfredo Olmedo. Viene da Salta, al confine con la Bolivia, paesaggio andino, terra di passaggio di molti immigrati che dal nord cercano di trovare lavoro o a curarsi in Argentina. Olmedo è uno dei tanti della destra estrema, quella che ha votato il liberal di destra Mauricio Macri alla presidenza storcendo il naso perché considera il presidente in carica troppo esitante a prendere misure drastiche, troppo attento a non compromettersi pubblicamente con i militari, troppo poco aggressivo.
Quando ha visto la candidatura di Bolsonaro prendere quota, Olmedo è stato più rapido degli altri a proporsi come “el Bolsonaro argentino” inanellando interviste in cui propone alla rinfusa: “Servizio militare obbligatorio per chi non studia né lavora”, “servizio militare per combattere l’ideologia di genere”. Assicura che “io come eterosessuale mi sento discriminato perché a Buenos Aires sostengono questa ideologia mentre le leggi di Dio sono naturali e bisogna rispettarle come sono”. E in economia? “Chiuderei la Banca centrale”. E poi a ruota libera: “Eleggete me e nel primo giorno del mio governo azzero l’assistenza a chi vuole abortire”. Oppure sulla rivendicazione dell’uso della tortura: “Un delinquente che non vuol essere ucciso deve preoccuparsi di non delinquere, se esce di casa per delinquere invece…”. E sulla dittatura argentina se la cava con un: “Videla sbagliò a lasciare senza nome i desaparecidos”.
Non ha ancora messo a punto una strategia, per ora si limita a coltivare le relazioni con i consiglieri militari dell’ambasciata brasiliana a Buenos Aires e riesce fare poco più che farsi invitare lì per celebrare “il Giorno dell’Aviatore Militare”. Sembra ancora stordito da questa fama di seconda mano piovutagli addosso dopo l’elezione del Bolsonaro originale. Ha capito però che il sostegno delle comunità evangeliche è l’ingrediente fondamentale per tentare l’exploit elettorale. Allora s’è precipitato a organizzare un battesimo in diretta televisiva a Salta nel fine settimana. Allestimento perfetto: comunità di preghiera presente, telecamere accese, battesimo collettivo affollato. Solo che quando è arrivato il turno di Olmedo, appena invocato ad alta voce l’intervento divino, è venuto giù il palco della celebrazione.
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