Perché a Madrid Podemos litiga con la sua sindaca?
Tra poco ci saranno le elezioni nella capitale. Ma la leadership del partito spagnolo ha un’impostazione autoritaria che non piace a molti esponenti e compromette il comune
Roma. Al comune di Madrid, governato da un’alleanza di cui Podemos è il principale esponente, è cominciata la rivolta contro Podemos. I consiglieri comunali più vicini alla sindaca Manuela Carmena, che ha già annunciato la sua ricandidatura per le elezioni di maggio 2019, hanno deciso di ribellarsi al controllo ossessivo della leadership nazionale e locale del partito di estrema sinistra, e per tutta risposta, ieri, sono stati espulsi. Il Mundo ha scritto così che dentro al partito è cominciata una “guerra totale”.
Podemos, attuale alleato del governo socialista, soffre di un difetto d’origine. È nato dalle ceneri del movimento degli Indignados, e ha in sé una radice anarchica e disobbediente. Ma in quanto partito istituzionale, Podemos è dominato da una leadership che, seppur rispettosa delle regole della democrazia, ammira i regimi socialisti latinoamericani e predilige la centralizzazione e la gerarchizzazione in stile leninista. Questo ha significato non soltanto la fine dell’anarchia, ma anche una lunga scalata di Pablo Iglesias, segretario del partito, verso un potere sempre più solitario, detenuto in coppia con la sua vice e fidanzata, Irene Montero. Tutti i sodali, i cofondatori e i bracci destri sono stati eliminati a congresso o con manovre di partito, con la conseguenza che, se Iglesias si è senz’altro rafforzato, Podemos è rimasto molto indebolito.
La storia di Madrid è piuttosto emblematica. Nel 2015, la vittoria alle elezioni comunali tanto nella capitale quanto a Barcellona di due coalizioni civiche di cui Podemos era la forza preminente fu vista come un segnale di cambiamento politico potente e come il preludio dell’ascesa del partito a livello nazionale. A Barcellona, Ada Colau è rimasta incastrata tra i movimenti secessionisti, ma a Madrid Manuela Carmena ha ottenuto un successo discreto governando con una coalizione complessa che si chiama Ahora Madrid e tiene dentro esponenti di Podemos, di Izquierda Unida e di varie formazioni civiche e di sinistra.
Secondo i sondaggi, Carmena gode del 57 per cento dei consensi in città, e quando, a settembre, ha annunciato che si sarebbe ricandidata, a sinistra tutti hanno tirato un sospiro di sollievo. La dirigenza di Podemos ha deciso però di approfittare della situazione, e domenica ha cambiato nottetempo le liste elettorali: sei consiglieri comunali fedelissimi di Carmena sono stati relegati a posizioni molto basse, in cui rischiavano di non essere rieletti, mentre nelle posizioni più alte sono stati piazzati candidati molto vicini alla dirigenza (nota: nei comuni spagnoli i consiglieri comunali devono essere eletti, e spesso i sindaci si trovano con squadre di governo che non sono state scelte da loro).
I sei consiglieri penalizzati, tra cui c’è Rita Maestre, la portavoce del comune, hanno deciso di abbandonare le liste di Podemos e di entrare in quella guidata direttamente da Carmena, e in risposta il partito li ha espulsi in maniera preventiva. Il risultato, per ora, è che Podemos e Carmena sono entrati in polemica, con la sindaca costretta a salvare i suoi dal centralismo del partito, mentre dentro alla formazione di sinistra molti protestano perché l’espulsione ha privato Podemos di dirigenti di valore, e soprattutto ha messo in dubbio la tenuta del municipio di Madrid, in un momento fondamentale come i mesi precedenti a un’elezione. Nel frattempo, negli ultimi giorni i giudici hanno bloccato le primarie di Podemos a La Rioja e Cantabria a causa di vari ricorsi di politici tagliati fuori, e Podemos continua a ribollire contro la sua leadership leninista.