Tre persone al voto durante le elezioni di metà mandato nel Maryland. Foto LaPresse

Spostare male i voti

Daniele Raineri

L’analisi dei flussi elettorali dice che Trump sta svegliando l’America che non votava. Contro di lui

New York. Alle elezioni di metà mandato il presidente americano Donald Trump è riuscito a contenere i democratici, che hanno preso la Camera – e dal punto di vista pratico non conta se la controllano con un vantaggio di venti o trenta seggi – ma non hanno preso il Senato e per ora non hanno vinto dove l’attenzione era altissima, quindi in Texas, Florida e Georgia (se fosse successo, allora sì che si sarebbe potuto parlare di ondata blu). 

  

Ma a una settimana di distanza dal voto le analisi dei flussi dicono una cosa molto interessante: Trump ha stancato l’elettorato americano, la sua strategia di puntare tutto sul pericolo immigrazione non funziona – la copertura sanitaria è considerata un problema più concreto – e alcune fasce di elettori molto importanti si sono scosse dal torpore e hanno preso posizione contro di lui. La fonte dei numeri è Evan Siegfried, un analista politico repubblicano che non può essere sospettato di simpatie blu. Partiamo dal dato dell’affluenza. Hanno votato 115 milioni di americani, che è un aumento del 32 per cento rispetto alle elezioni di metà mandato del 2014. Corrisponde al 49 per cento degli aventi diritto al voto ed è la percentuale più alta dal 1914. Male per Trump, perché più gente vota più lui rischia. Il presidente scommette tutto sulla sua base minoritaria, lo zoccolo duro degli americani bianchi e non giovani soprattutto delle zone rurali, ma si tratta di una quantità fissa che non può aumentare. Se con la sua linea politica provocatoria spinge al voto gli elettori che di solito non si scomodano a votare – e che nel 2016 non si sono scomodati a votare per Hillary Clinton – allora i numeri sono contro di lui. Gli elettori della fascia d’età 18-29 anni di solito detestano Trump e in teoria dicono di votare per i democratici ma poi in pratica disertano le elezioni. Questa volta c’è stato un aumento del 56 per cento di elettori tra i 18 e i 29 anni rispetto al 2014, che corrisponde a milioni di voti in più. E si tratta di un serbatoio ancora non sfruttato, perché la settimana scorsa la percentuale totale di elettori giovani è stata del 31 per cento e questo vuol dire che ci sono ancora molti voti potenziali da svegliare. Tre blocchi di elettori si sono spostati in modo vistoso a sinistra. Nel 2014 le donne avevano votato di più per i democratici e il vantaggio percentuale sulle elettrici repubblicane era del quattro per cento. Nel 2018 il vantaggio è salito al diciannove per cento. Nel 2014 gli elettori giovani avevano votato di più per i democratici e il vantaggio percentuale sui giovani repubblicani era dell’undici per cento. Nel 2018 il vantaggio è salito al trentacinque per cento. Per contro, gli elettori con più di sessantacinque anni nel 2014 votarono in maggioranza per i repubblicani. Il loro vantaggio era del sedici per cento, adesso si è ridotto al due per cento. Insomma, i giovani vanno a votare di più, le donne si schierano molto più nettamente con i democratici e gli over 65 anni stanno cambiando idea.

  

Ieri il conteggio lento dei voti ha assegnato il seggio di senatrice per l’Arizona dove i repubblicani sono tradizionalmente forti alla democratica Kyrsten Sinema, che è una candidata atipica perché è bisessuale dichiarata ed ecologista. Michigan, Wisconsin e Pennsylvania, che nel 2016 dettero la vittoria a Trump, adesso hanno votato democratico. E c’è ancora il riconteggio in corso per Florida e Georgia, che i repubblicani vorrebbero bloccare.

  • Daniele Raineri
  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)