Qual è il tabloid più cattivo sulla Brexit?
Il Sun supera il Daily Mail, che con il nuovo direttore ha scelto una linea moderata
Milano. E’ bastato che la Regina Elisabetta qualche giorno fa rompesse il protocollo e parlasse di politica, in particolare della Brexit, perché si riaccendesse la lotta tra i tabloid conservatori del Regno Unito. Nel suo intervento durante un banchetto in onore dei reali dei Paesi Bassi la sovrana ha parlato di una nuova partnership con l’Europa fondata sui “comuni valori e gli impegni reciproci” che dimostrano, anche in una fase di cambiamento, la forza dell’alleanza. C’è chi, come il Sun, legge le parole della sovrana come un invito al Regno Unito a lasciare l’Unione europea. Il quotidiano di Rupert Murdoch lo fa sottolineando il passaggio del discorso che recita “guardiamo al futuro con fiducia”. E c’è chi, come il Daily Mail, interpreta l’intervento come un appello alla soft Brexit, a non rompere completamente con l’Unione europea. I due quotidiani da anni combattono una dura battaglia per il primato della diffusione (il Sun guida a 1,5 milioni di copie, il Mail insegue a 200.000 in meno).
Fino a qualche settimana fa erano allineati fermamente a sostegno della hard Brexit. Ma da settembre qualcosa è cambiato. Dopo 26 anni di regno e di controllo sulla redazione, il pilastro del giornalismo britannico Paul Dacre ha lasciato la direzione del Mail a Geordie Greig, che dal 2012 guidava l’edizione domenicale. La linea fieramente pro hard Brexit di Dacre con le settimane si sta affievolendo e la sfida delle copie ha raggiunto l’apice dopo l’intervento della Regina. Il nuovo Mail ha attaccato il Sun, che nell’aspra campagna referendaria del 2016 aveva sparato in prima pagina il sostegno di Elisabetta al Leave salvo poi dover far un passo indietro.
E ricordando questo episodio, Greig ha sottolineato come la Regina avesse parlato “per la prima volta pubblicamente” di Brexit davanti ai reali dei Paesi Bassi. Ma probabilmente le frecciatine sulla Brexit sono soltanto una parte del rinnovamento del Mail. Lo racconta al Foglio un redattore del tabloid, che spiega: “Greig è qui anche per cambiare la linea sull’uscita dall’Ue verso una Brexit pragmatica e quindi vicina al governo di Theresa May. Ma non solo. La sua missione è ammorbidire i toni del giornale in generale, non per forza pro o contro Brexit”. Perché l’editore, raccontano, vorrebbe evitare altre pagine come quella “Enemies of the people” di novembre 2016 diretta contro tre giudici dell’Alta Corte.
Basta farsi raccontare un po’ di Dacre e del suo sostituto per capire che c’entra molto il carattere. Perché a dividere i due non c’è solo il fatto che Greig nel 2016 abbia sostenuto il Remain mentre Dacre il Leave. Dacre è un tipaccio, duro, timido, anche un po’ goffo. La quasi settantenne “bestia di Fleet Street” non frequenta i salotti dei potenti, a differenza di Greig, che in quegli ambienti si sente a casa, avendo diretto in passato il mensile dell’alta società Tatler. Nel 2005 l’Observer lo definiva come il “Britain’s best-connected man”.
Una figura gentile sì, ma di potere, capace nel 2009 di convincere la potente famiglia russa Lebedev a comprare il free-press London Evening Standard e farsi poi mettere al timone del giornale. Nel suo discorso di insediamento alla guida del Mail, il cinquantasettenne Greig ha raccontato alla redazione di voler fare un giornale amico del popolo e della “Middle Britain”, un tabloid che parli di un paese unito e fiducioso. Ben altra cosa rispetto ai titoli corrosivi e divisivi della lunga era di Dacre.
E’ stato l’editore a optare per il rinnovamento, confermando le indiscrezioni del 2012 che davano la direzione di Greig al domenicale come una fase di passaggio. Ma il vecchio Dacre, che ha invitato il successore a non cambiare linea sulla Brexit, è rimasto come direttore del gruppo di giornali del Mail e consigliere di Rothermere. Una minaccia che l’editore potrebbe decidere di usare se dovesse accorgersi che la rimonta sul Sun procede a rilento.