Doveva sparire il Gru, invece per ora è scomparso il suo capo
La morte del comandante dei servizi russi Igor Korobov e i prossimi capitoli
Roma. Dopo “una lunga e grave malattia” è morto il capo del Gru. Aveva sessantatré anni, qualcuno dice che la malattia “lunga e grave”, come l’ha definita il ministero della Difesa russo, fosse un tumore. Qualcuno dice che le coincidenze sono tutte estremamente strane. Igor Korobov era stato nominato da Putin nel 2016, dopo la morte del suo predecessore, Igor Sergun, scomparso il 3 gennaio fuori Mosca per un attacco di cuore – secondo i russi –, deceduto in circostanze poco chiare in Libano il primo giorno dell’anno, secondo gli americani. L’assenza di Korobov era già stata notata il due novembre scorso, durante le celebrazioni del cento anni del Gru, l’intelligence militare russa, retaggio gelosamente custodito da Putin e antica eccellenza dello spionaggio sovietico. Ma in questi ultimi mesi il Gru è stato nominato più per i suoi fallimenti che per i suoi successi e, ancora peggio, le incaute mosse dei suoi agenti, le scuse goffe – “A Salisbury eravamo due turisti” –, hanno messo alla berlina l’intelligence più temuta al mondo e quindi la Russia, e quindi Vladimir Putin. Secondo un rapporto pubblicato dal giornalista Sergei Kanev in ottobre, Korobov aveva iniziato a sentirsi poco bene e a farsi vedere sempre meno a metà settembre. In quel periodo stavano emergendo molti dettagli sul tentato avvelenamento dell’ex spia russa Sergei Skripal a Salisbury, in Gran Bretagna, i due agenti mandati a uccidere l’ex spia non solo non erano riusciti a portare a termine la missione, ma la città era piena delle tracce della loro presenza. L’operazione era stata gestita talmente male che, secondo Kanev, durante un incontro, Putin aveva rimproverato duramente il capo del Gru. Alcuni reporter avevano ipotizzato che entro la fine dell’anno Korobov sarebbe stato destituito.
In questi mesi si è parlato molto degli agenti del Gru: erano agenti del Gru i quattro trovati vicino alla sede dell’Aia il mese scorso mentre cercavano di hackerare la rete wifi dell’Opcw, l’organizzazione per la proibizione delle armi chimiche che indaga sia sul caso Skripal sia sugli attacchi in Siria. Sempre agenti del Gru, invece, tentavano di rubare documenti dell’Agenzia antidoping a Losanna. Cercavano la rappresaglia per tutti i guai di Mosca in giro per il mondo, ma qualcosa nella struttura titanica del Gru ha smesso di funzionare da tempo. E pensare che una volta pochissime persone sapevano dove si trovasse la sede dell’intelligence militare, oggi si sa addirittura quale percorso in taxi fanno i suoi agenti, i loro nomi e dove vivono. A mettere in discussione il servizio di intelligence più longevo della storia russa sono state corruzione e incompetenza, e Putin aveva pensato di ristrutturare l’agenzia cambiando il suo capo. Korobov era stato anche sanzionato dagli Stati Uniti per le ingerenze della Russia durante le presidenziali, pare che dietro all'hackeraggio delle mail dei democratici ci fosse sempre il Gru. Non sapremo mai se la sua è stata sfortuna – trovarsi a capo dell’intelligence proprio mentre i suoi agenti perdevano il controllo della situazione – o se quanto accaduto sia da addebitare alla sua incompetenza. Tra illazioni, supposizioni e storie di spionaggio, il vero epilogo della vicenda umana e professionale di Korobov non lo conosceremo mai, rimarrà lì impilato e impigliato tra tutti i dubbi che avvolgono la Russia. Il Gru, nonostante gli scandali non scomparirà, come Putin ha detto in un recente discorso “deve ancora servire la patria”, verrà nominato un nuovo capo e i candidati sono due. Sergei Gizunov, un generale conosciuto come “gli occhi e le orecchie di Putin”. Oppure Igor Kostyunov, vecchia conoscenza degli americani, già sotto sanzioni, che il due novembre era a celebrare i cento anni del Gru a Mosca, in prima fila, vicino al presidente.