Migranti in cammino lungo la rotta balcanica (foto LaPresse)

I rifugiati da reality fan discutere la Polonia alle prese con le “invasioni”

Micol Flammini

Il caso di “Wracajcie skad przyszlisci” (in italiano “Tornate da dove siete venuti”) che dal 5 dicembre andrà in onda sul canale commerciale Tvn 

“Wracajcie skad przyszliscie”, che si legge vratsaicie skand pshyshlishcie e in italiano significa tornate da dove siete venuti, è un programma televisivo polacco che dal cinque dicembre andrà in onda sul canale commerciale Tvn. E’ un reality show in cui sei persone devono percorrere la rotta balcanica e far finta di essere dei migranti. Tre di loro sono a favore dell’accoglienza e tre sono contrari. Ma secondo l’emittente le intenzioni del programma sono delle migliori: sensibilizzare la popolazione, mostrare anche ai più ferventi tra i sovranisti che chi fugge dal proprio paese di origine deve affrontare peripezie terribili, umiliazioni, privazioni e sofferenze. I concorrenti visiteranno i campi profughi, vivranno con loro, dovranno trattare con i trafficanti per salire sulle loro imbarcazioni e viaggeranno attraverso il Libano, la Grecia, la Serbia, l’Ungheria, la Germania e l’Austria. In realtà non è un’idea tutta polacca, i primi a fare dell’immigrazione un tema da reality show sono stati gli australiani e poi hanno venduto il format anche in altri paesi, come Israele o Stati Uniti, ma in Polonia l’idea di toccare con il linguaggio e attraverso le forme del reality un tema con quello dell’immigrazione sta facendo discutere molto. Il programma sarebbe dovuto iniziare a novembre, invece è stato rinviato nonostante le quattro puntate siano state già girate in estate.

 

La Polonia insieme con Ungheria, Austria, Repubblica ceca e Slovacchia, rifiuta di accogliere rifugiati. E’ guidata da uno dei governi più conservatori di Europa con a capo il partito nazionalista PiS, e da anni è teatro di una forte e convinta campagna anti immigrazione, che negli slogan diventa anti invasione, in nome della difesa dei confini, della cultura, e contro la scristianizzazione dell’occidente. Le parole d’ordine sono sempre le stesse, ma in pochi si sarebbero aspettati che proprio la Polonia decidesse di lasciare uno show con quattro concorrenti che giocano a fare i rifugiati. L’intenzione di Tvn, che ha affidato il programma a uno dei conduttori più amati del paese, Piotr Krasko, era di stimolare un “ampio dibattito”, ma più che stimolare un dibattito, l’emittente è riuscita a scatenare un’intensa polemica. Già soltanto il titolo, “Tornate da dove siete venuti”, che anche nella versione australiana recitava “Go back to where you come from”, ha suscitato delle reazioni molto forti e l’opinione pubblica polacca, tra pagine di giornali e salotti – come raccontava il professore polacco di Princeton Jan Gross qualche mese fa al Foglio, in Polonia l’opposizione non esiste più in Parlamento, si fa nei salotti –, ha sollevato molti dubbi dividendosi tra chi ritiene che il programma non farà che esacerbare i forti sentimenti contro i migranti, e chi invece ritiene che giocare a fare il migrante non sia un atteggiamento molto sensibili nei confronti di chi quella condizione la subisce davvero.

 

“Per quasi un mese – hanno comunicato i produttori del programma – i partecipanti vivranno senza portafoglio, senza cellulare e senza documenti”, e ha aggiunto: “Vivranno come rifugiati”. Molti commentatori hanno voluto sottolineare che non è l’essere privi di un portafogli o di un telefono a dare a una persona lo status di migrante, c’è dietro un discorso complesso, una catene di rinunce e di perdite, la consapevolezza di non poter più tornare indietro e di dover soltanto andare avanti, dove non si sa. I sei concorrenti invece sembrano dei Robinson Crusoe, sono all’avventura. Se anche le intenzioni di Tvn erano quelle di rendere i polacchi più sensibili, il risultato è caricare di stereotipi e falsità un tema che ha già molto strumentalizzato. E se il programma voleva mostrare le reali condizioni di un migrante, anche in questo è fallimentare e il rischio è l’opposto: mostrare leggera una condizione che leggera non è. I concorrenti non rischieranno mai di morire di fame, non subiranno dei traumi e anche se dovranno trattare con i trafficanti, probabilmente non gli consegneranno mai i risparmi di una vita. E poi, come hanno notato altri commentatori, il reality è anche poco reale: i migranti hanno spesso un cellulare e anzi proprio questo è uno degli argomenti che più fa infuriare i sovranisti.

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