L'arrivo di Donald Trump e Melania Trump al G20 in Argentina (foto LaPresse)

Quando Trump viaggia, gli investigatori fanno uscire la roba più scottante

Daniele Raineri

Lo staff tenta di tenere lontano il presidente americano da Putin e dal principe saudita, per evitare imbarazzi

New York. I collaboratori del presidente americano Donald Trump raccontano che giovedì mattina guardava la televisione ed era furioso, perché vedeva uscire in diretta molte informazioni sulla collaborazione in corso tra il suo ex avvocato, Michael Cohen, e il procuratore speciale Robert Mueller. Il procuratore guida l’inchiesta sulla possibile collusione tra il governo russo e Trump e la deposizione di Cohen contiene materiale imbarazzante perché prova che il presidente americano voleva fare affari in Russia fino al 2016 – cosa che lui aveva negato in campagna elettorale – e c’è abbastanza materiale controverso per alimentare discussioni sui media americani a tempo indefinito. Mancavano poche ore alla partenza dell’aereo presidenziale per il G20 in Argentina e Trump è convinto che Mueller abbia fatto circolare quelle informazioni con questo tempismo speciale per rovinargli la sortita internazionale. Potrebbe avere ragione perché non è la prima volta che Mueller fa circolare queste informazioni in momenti delicati per metterlo in difficoltà. Era venerdì 13 luglio quando uscì la notizia dell’incriminazione di dodici agenti dei servizi segreti russi che avevano violato la mail della campagna elettorale democratica per aiutare Trump a vincere le elezioni. Mancavano soltanto tre giorni all’incontro di Helsinki tra il presidente americano e il presidente russo Vladimir Putin e su ogni loro parola pesò, tra le altre cose, anche il dossier pieno di accuse precise appena gettato al pubblico da Mueller.

 

Lo staff di Trump ha fatto del suo meglio per evitare che il G20 diventi la scena di qualche imprevisto imbarazzante, perché i viaggi all’estero di Trump molto spesso non sono trionfali.

 

Vedi l’ultimo in Francia dove fu molto criticato perché non andò a rendere omaggio ai caduti americani e qualche eccezione, come l’eccellente visita in Arabia Saudita nel maggio 2017. Il presidente ha annunciato in anticipo che non vedrà Putin perché considera la crisi in Ucraina un affare grave e la sua agenda fitta non gli dovrebbe permettere di imbattersi in modo casuale nel principe erede al trono saudita Mohammed bin Salman, che la Cia considera il mandante dell’uccisione di un editorialista del Washington Post. E’ come se il suo staff volesse metterlo al riparo da conversazioni o da atteggiamenti che gli sarebbero subito rinfacciati. Venerdì Putin e Bin Salman si sono corsi incontro e si sono dati il cinque e una stretta vigorosa di mano tra sorrisi di reciproco compiacimento davanti alle telecamere – come se sapessero di essere gli osservati speciali e come se sapessero che Trump che ama la confidenza con gli uomini potenti adesso è costretto a tenersi lontano. Durante la foto di gruppo, il presidente americano ha mantenuto la disciplina e ha chiacchierato con il presidente francese Emmanuel Macron – che detesta.

 

Venerdì tuttavia il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha annunciato che Putin e Trump avranno un incontro non previsto e quindi ci si chiede: l’ala moderata dello staff del presidente americano ha perso? Il comportamento di Trump in questa materia oscilla come un pendolo, a volte il suo staff lo convince ad adottare una linea dura – accadde a marzo, quando l’America espulse sessanta diplomatici russi dopo il caso Skripal a Londra – e a volte decide lui, come quando a Helsinki ottenne un faccia a faccia con Putin di cui ancora oggi s’ignora il contenuto esatto. Se i due si vedranno, vorrà dire che i consiglieri della Casa Bianca hanno perso e che il presidente ha deciso di affidarsi di nuovo al suo istinto che – sostiene lui – “mi è molto più utile dei grandi cervelli di qualcun altro”. Mosca provoca: il portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, ha detto che la ragione per cui Trump non può parlare con Putin non è di certo l’Ucraina, ma “qualche cosa che ha a che fare con la politica interna e con le inchieste su di lui”. Come dire: non gli è permesso avvicinarsi troppo perché con tutte queste accuse le immagini di lui con Putin farebbero una cattiva impressione sugli spettatori americani e ha il suono di una sfida per Trump. Si fa dire cosa può oppure non può fare dai suoi consiglieri e dal procuratore Mueller?

  • Daniele Raineri
  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)