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Non solo tecnologie. Il cavallo di Troia cinese in America si chiama fentanyl

Giulia Pompili

I painkiller, gli antidolorifici, sono la droga del secolo. La nuova guerra dell’oppio e l’inizio del secolo delle umiliazioni

Roma. Tra le questioni affrontate dal presidente americano Donald Trump e il presidente cinese Xi Jinping, nell’ormai famosa cena che sabato scorso, in Argentina, avrebbe sancito la tregua della guerra commerciale tra le due potenze, c’è un dettaglio che dice parecchio del rapporto tra Washington e Pechino. Nel secondo paragrafo del comunicato ufficiale della Casa Bianca si legge: “Molto importante, il presidente Xi, in un meraviglioso gesto umanitario, ha acconsentito a designare il fentanyl come ‘Sostanza Controllata’, questo significa che le persone che vendono il fentanyl negli Stati Uniti saranno soggette al massimo della pena secondo la legge cinese”. Da anni la Cina nega di essere la principale produttrice degli oppioidi che si vendono per le strade d’America, e nega di aver contribuito alla tossicodipendenza anche di 2.14 milioni di persone dai 12 anni in su (dati del governo americano del 2016), tra cui 153 mila teenager. Non è un caso se gli oppioidi che circolano di più per strada – cioè quelli più pericolosi perché tagliati con l’eroina – si chiamino China Girl, China White e abbiano spesso riferimenti alla Cina.

 

Nella seconda stagione di “This is Us”, la serie tv americana creata da Dan Fogelman, uno dei protagonisti a un certo punto si fa male a un ginocchio. Per sopportare il dolore, e andare avanti con il lavoro di attore, si fa prescrivere gli antidolorifici. E poi sempre più antidolorifici, fino a diventarne dipendente. Nella quinta stagione della serie animata “BoJack Horseman” di Raphael Bob-Waksberg il protagonista, il cavallo antropomorfo BoJack, è depresso e ha mal di schiena, prende continuamente le pillole che gli prescrive il medico e quando non ne ha più va dallo spacciatore, per strada. Non è più solo per il mal di schiena: “Provo dolore tutto il tempo, per tutta la vita, non puoi capire”, dice. I painkiller, gli antidolorifici, sono la droga del secolo, e non è un caso che la dipendenza che provocano sia entrata così facilmente nell’immaginario pop. A fine ottobre il presidente Trump ha dichiarato “la crisi degli oppiacei” un’emergenza sanitaria pubblica: l’anno precedente, nel 2016, 53 mila americani sono morti per overdose da oppiacei. I derivati sintetici dell’oppio sono analgesici perfetti, prescritti con grande facilità dai medici, che però sono facilmente tollerabili, e quindi a lungo andare è necessaria una dose sempre più potente. E’ anche per questo che gli oppiacei sono la droga della classe media, e si comincia molto giovani. Tra questi, il miglior antidolorifico esistente si chiama fentanyl, cento volte più efficace della morfina e che alla scomparsa dei dolori unisce uno stato di benessere generalizzato ed euforia. Non si fa più con i papaveri (in farmacologia quelli sono gli oppiacei) e si produce soprattutto in Asia, ma secondo Washington è la Cina che produce il 90 per cento del fentanyl che si vende nel mondo. A marzo Robert W. Patterson, amministratore della Drug Enforcement Administration, ha scritto che “dalla Cina, le sostanze vengono spedite tramite corrieri privati o corrieri postali direttamente negli Stati Uniti o attraverso il Messico o il Canada”, ed è facile acquistarli attraverso il deep web. Per Patterson un chilo di fentanyl comprato dai cinesi a 3.000 dollari può arrivare a fruttare agli spacciatori 1,5 milioni di dollari.

 

Del resto, per capire il ruolo cinese in questa guerra all’oppio contemporanea, che si sta svolgendo in America (ma anche in Inghilterra ci sono vari allarmi del ministero della Sanità), bisogna tornare all’inizio dell’epoca cinese moderna. Un’epoca che si è aperta con la prima Guerra dell’oppio nel 1893, il momento in cui l’occidente – nella fattispecie l’Impero britannico – ha deciso di conquistare l’Impero celeste di fatto avvelenandolo, ovvero drogandolo. Secondo gli storici la prima guerra dell’oppio coincide con l’inizio del “secolo delle umiliazioni” per i cinesi, che è un passaggio fondamentale per capire il sentimento di riscatto del nazionalismo e dell’intraprendenza di Pechino di oggi. Secondo gli analisti, ora che la Cina collabora con l’America sulle droghe, potrebbe esserci un calo dell’offerta nel mercato illecito, ma se le cose dovessero andare male nei prossimi novanta giorni di negoziazioni tra le due potenze, il fentanyl potrebbe essere il cavallo di troia cinese in America. Perché a vendere l’oppio all’America, ora, è la Cina.

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.