Theresa May (foto LaPresse)

Dopo la fiducia a May il Regno Unito deve pensare a che Brexit vuole

Gregorio Sorgi

I 117 voti contrari del gruppo parlamentare dei Tories confermano che la premier non ha i numeri in Parlamento per far approvare il suo accordo. E oggi Theresa vola a Bruxelles in cerca di rassicurazioni

Theresa May ha ottenuto la fiducia del suo gruppo parlamentare ma con un margine piuttosto risicato. Duecento voti a favore e 117 contrari, 83 deputati di vantaggio, al di sotto delle migliori aspettative di Downing Street. La fiducia dei Tories è un sollievo per la premier: ancora una volta è scampata al pericolo, e non potrà essere sfiduciata come leader del Partito conservatorie per i prossimi 12 mesi. Tuttavia May ha dovuto fare delle grandi concessioni per ottenere il sostegno dei suoi deputati. Ieri prima del voto, ha assicurato ai suoi parlamentari che non sarà leader dei conservatori alle prossime elezioni, programmate per il 2022. Dopo il voto ha detto che “la fiducia dei deputati conservatori rinnova la sua missione per ottenere la Brexit per cui il paese ha votato e per costruire una Gran Bretagna che funziona per tutti”. 

 

 

I 117 voti contrari dei suoi stessi deputati, però, confermano quanto sarà difficile per la May trovare una maggioranza in Parlamento per fare passare il proprio piano. La posizione della premier è stata resa più debole dalla decisione di rinviare il voto parlamentare sulla Brexit, inizialmente previsto per martedì. I suoi avversari nel partito le chiedono di dimettersi, a dispetto della fiducia incassata. Il falco anti-Brexit Jacob Rees-Mogg ha detto che “le nostre norme costituzionali prevedono che la May vada dalla Regina per dimettersi. La scelta di rinviare il voto sulla Brexit mostra che lei non ha più una maggioranza parlamentare per fare approvare le leggi”.

  

  

I critici della May hanno sottolineato che i numeri contro la premier sono molto alti, considerando che circa 100 deputati conservatori fanno parte del governo e sono “a libro paga della premier”. Il leader laburista Jeremy Corbyn ha dichiarato che “il voto dei Tories a favore della May non cambia assolutamente nulla. La premier porti il suo accordo alla Camera dei Comuni il prima possibile così il Parlamento può riassumere il controllo”. L’unica strada per fare dimettere la premier nei prossimi 12 mesi è quella di chiedere un voto di sfiducia in Aula contro il governo. Corbyn nei giorni scorsi ha detto che lo farà “al momento più opportuno”. Oggi Theresa May parteciperà al summit europeo a Bruxelles, ma i negoziatori dell’Ue hanno ribadito di non essere disposti a rinegoziare l’accordo. La May spera di ottenere delle rassicurazioni dall’Ue che il backstop, il controverso regolamento a tempo per tutelare il commercio tra le due Irlande, non sarà permanente. Questa è l’unica via per placare i ribelli conservatori e trovare una maggioranza a favore dell’accordo prima del 21 gennaio, data in cui inizieranno i preparativi per il “no deal”, lo scenario di un mancato accordo.  

  

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