Fidesz orbanizza anche il potere giudiziario ungherese
Il Parlamento di Budapest ha approvato una legge che elimina ogni separazione montesquieuiana tra i poteri sottomettendo tutto all’esecutivo
Roma. Dopo l’espulsione dell’Università fondata da Soros, dopo la legge per portare tutti media sotto un’unica fondazione, la Central european Press and Media Foundation che appartiene a un amico di Orbán, dopo aver reso per legge illegali le ong che aiutavano i migranti, il governo ungherese accoglie nelle sue mani anche il potere giudiziario. Non che non avesse tentato già in precedenza di togliere alla magistratura la sua autorità, ma ieri il Parlamento di Budapest ha approvato una legge che va oltre ed elimina ogni separazione montesquieuiana tra i poteri, sottomettendo tutto all’esecutivo, quindi a Orbán.
La riforma, che entrerà in vigore dal primo gennaio del 2020, prevede l’istituzione di tribunali speciali che dovranno esprimersi su varie questioni, dal diritto di assemblea alla stampa, dagli appalti pubblici alle elezioni. Sarà il ministro della Giustizia, László Trócsányi, a controllare questi nuovi tribunali e, sempre lui, nominerà i nuovi giudici.
La Polonia, nazione vicina territorialmente e politicamente all’Ungheria, in primavera aveva promosso una riforma simile, che riduceva sia la libertà dei tribunali amministrativi sia della Corte suprema. Il PiS, il partito di governo, il mese scorso ha dovuto e ascoltare e rispettare le richieste della Corte di giustizia europea e dei polacchi che instancabili hanno protestato per chiedere che venisse rispettata l’indipendenza del potere giudiziario. Viktor Orbán, invece, può spingersi oltre: dal 2010 – quando ha conquistato il suo secondo incarico dopo una pausa di otto anni dal primo – a oggi, i suoi mandati nel frattempo sono diventati quattro, è riuscito a stravolgere la nazione, a ridisegnare l’assetto istituzionale, a plasmare la società civile, a rendere l’Ungheria quanto più simile a se stesso. Ha orbanizzato ogni aspetto della vita del paese, ha posizionato i suoi uomini ovunque, eliminando l’opposizione. In Ungheria non c’è resistenza, dopo un paziente lavoro durato quattro mandati e sedici anni, seppur con interruzioni, ogni mossa promossa da Orbán, ogni riforma, decisione o parere, vengono accolti.