Perché c'entra pure la questione catalana con l'ascesa del populismo in Spagna
Sia gli indipendentisti sia i neofascisti vogliono convincere più persone possibile che gli spagnoli sono tutti fascisti. Una perfetta unità d’intenti
Roma. In questi giorni in cui si è molto parlato dell’ascesa dell’estremismo di destra in Spagna, gli osservatori esterni hanno spesso cercato di associare al paese iberico dinamiche europee: il successo elettorale di Vox (il partito estremo con tratti neofascisti che ha ottenuto un risultato sorprendente alle elezioni locali in Andalusia) è la risposta all’aumento dell’immigrazione, hanno detto alcuni; è la conseguenza della disgregazione del bipartitismo, hanno detto altri. Sono elementi importanti, che tuttavia dimenticano una particolarità tutta spagnola: la questione catalana.
Basta ripercorrere i fatti degli ultimi giorni, quando i movimenti indipendentisti hanno occupato le corsie di un’autostrada a Barcellona, bloccando un’arteria importante del traffico per 15 ore. Il governo catalano, anziché sgomberare i collettivi, ha lasciato correre, e il governatore Quim Torra, anziché condannare la violazione dell’ordine pubblico, è volato a Bruxelles a dire durante una conferenza che per la Catalogna serve una “soluzione slovena”, paragonando la Spagna alla Jugoslavia di Tito.
Indovinate qual è stata la prima forza politica a denunciare l’atteggiamento antispagnolo dei catalani, e a farlo con gli slogan più violenti? Ovviamente Vox, che pochi giorni prima aveva monopolizzato la manifestazione per il giorno della Costituzione a Girona, provocando gravi scontri con i Mossos d’Esquadra, la polizia catalana. Vedendosi superati in patriottismo, tutti gli altri partiti sono costretti a ribattere, adottando posizioni sempre più dure sull’indipendentismo: il Partito popolare e Ciudadanos hanno già chiesto al governo di riapplicare l’articolo 155 della Costituzione, che prevede la messa sotto tutela del governo locale di Barcellona.
E’ così dal primo ottobre 2017, da quando si è celebrato il referendum illegale per l’indipendenza della regione spagnola: i dirigenti di Vox sono diventati una presenza importante nei pastoni dei media, e le loro parole d’ordine, di durezza assoluta e franchista contro gli indipendentisti, hanno cominciato a risuonare nelle orecchie degli spagnoli. Il primo argomento di campagna elettorale di Vox non è l’immigrazione, è la Catalogna, perfino quando le elezioni si tengono altrove, come in Andalusia.
Questo preoccupa i partiti politici tradizionali, ma al contrario fa il gioco di molti dirigenti catalani: è da anni che i governi secessionisti dicono che gli spagnoli sono tutti fascisti e franchisti oppressori delle libertà dell’onesto popolo catalano, e adesso che i fascisti hanno finalmente fatto capolino si sentono confermati nella loro analisi. E’ una perfetta unità d’intenti: sia i catalani sia i neofascisti vogliono convincere più persone possibile che gli spagnoli sono tutti fascisti.
Il prossimo 21 dicembre, primo anniversario delle elezioni catalane indette mediante l’articolo 155, il governo di Pedro Sánchez ha annunciato che terrà una sessione del suo consiglio dei ministri a Barcellona. Avrebbe dovuto essere un gesto di buona volontà, ma si è ovviamente trasformato in una trappola. I collettivi di estremisti secessionisti hanno già indetto manifestazioni oceaniche, ma il governo centrale non si fida dei Mossos d’Esquadra per mantenere l’ordine pubblico, e così farà scendere su Barcellona mille agenti della polizia nazionale, secondo quanto riportato dai giornali. Gli indipendentisti saranno lì, pronti ad approfittare di qualsiasi occasione per scatenare nuove violenze. E sarà lì anche Vox, che guardacaso ha lo stesso obiettivo.
Dalle piazze ai palazzi
Gli attacchi di Amsterdam trascinano i Paesi Bassi alla crisi di governo
Nella soffitta di Anne Frank