Nella testa di QAnon, il complotto che avvelena la politica americana

Daniele Raineri

"Trump è un genio che lavora in segreto assieme ai suoi accusatori per smascherare i poteri forti che vogliono umiliare il popolo". Il mondo sottosopra del caso politico più folle e pericoloso degli Stati Uniti 

QAnon è una teoria del complotto che dal nulla e nel giro di un anno ha convinto un seguito molto ampio di fanatici in America. La teoria sostiene che un membro dell’Amministrazione Trump di livello altissimo e quindi con accesso a informazioni di massima sicurezza abbia deciso di fare circolare su internet alcuni frammenti della Verità in modo che il pubblico americano intuisca la lotta gigantesca che sta avvenendo dietro le quinte e che avrà conseguenze sui destini del mondo. Questo membro dell’Amministrazione si fa chiamare Q e poiché è una fonte anonima gli è stato aggiunto il suffisso “Anon”, che sta per Anonymous. Su internet ci sono altri forum dove alcuni tizi pretendono di essere insider di organizzazioni di solito molto riservate, per esempio CIAnon sarebbe un agente della Cia, ma non hanno mai avuto nemmeno una frazione del successo di Q.

QAnon ha rivelato ai suoi follower che il procuratore speciale Robert Mueller che dirige l’inchiesta sulla possibile collusione tra il presidente Trump e il governo russo è in realtà d’accordo con il presidente Trump: i due sono alleati e fanno parte dello stesso piano per liberare l’America dal Deep State. Il Deep State è un conglomerato di pessimi soggetti che hanno occupato tutti i centri di potere e quindi anche il Congresso, la Casa Bianca, i media e Hollywood, sono dediti alla pedofilia e vogliono tenere gli americani in uno stato di soggezione umiliante e pericolosa perché “se riesci a dominare il popolo americano allora puoi dominare il mondo intero”. Nel gergo dei seguaci di Q questo conglomerato si chiama anche “la Cabala”, è attivo come minimo da decenni e raccoglie un po’ di tutto: l’élite dei banchieri globalisti, gli squadroni della morte agli ordini di Hillary Clinton, gli agenti operativi dell’intelligence al servizio del Deep State e le organizzazioni segrete che si occupano di traffici di bambini. Trump e Mueller avrebbero già pronti migliaia di incartamenti giudiziari al momento sigillati per incriminare i leader del Deep State, inclusi Hillary Clinton e Barack Obama, che sono destinati a essere rinchiusi nel carcere speciale di Guantanamo.

 

I media sono bugiardi e collusi con il Deep State – per questo il presidente li chiama “nemici del popolo” – e continuano ad alludere al fatto che l’inchiesta di Mueller potrebbe sfociare in accuse formali contro il presidente Trump e in una richiesta di impeachment da parte del Congresso, ma in realtà secondo i follower di Q succederà l’opposto. Trump uscirà vittorioso dall’indagine e i suoi nemici saranno consegnati alla giustizia a dispetto dei loro piani molto loschi.

 

QAnon è una teoria del complotto che dal nulla e nel giro di un anno ha convinto un seguito molto ampio di fanatici in America

I media dipingono Trump come fosse uno babbeo, ma in realtà lui è un multidimensional chess player, un maestro di scacchi che gioca su una scacchiera a più dimensioni così complessa che non possiamo comprenderla. Le mosse del presidente che oggi non riusciamo a spiegare hanno un fine che ancora non riusciamo a vedere. Il momento della rivelazione / rivoluzione finale è chiamato “The Storm”, la tempesta, che è un motivo ricorrente in tutte le conversazioni e gli slogan del movimento e che era anche il nome originario della teoria del complotto – i primi a studiarla si riferivano a essa come “The Storm”. The Storm Is Coming, la tempesta sta arrivando, oppure anche The Storm Has Arrived, la tempesta è arrivata, sono slogan minacciosi e promettenti che eccitano i follower di Q e sono ispirati al “Winter is coming” della serie Game of Thrones.

Non ci vuole un esperto per ricordare che la stragrande maggioranza dei culti prevede una resa dei conti finale e un disvelamento che un giorno finalmente non sarà più appannaggio dei pochi iniziati ma universale – e si vedrà allora che gli iniziati avevano sempre avuto ragione fin dalla prima ora. I seguaci dello Stato islamico aspettano la battaglia finale contro l’Anticristo, il dajjal, che con il suo arrivo imminente alla testa di un’armata di infedeli annuncerà la fine dei tempi (lo Stato islamico credeva che la scadenza fosse nel 2006, poi ha corretto il tiro). Gli sciiti duodecimani aspettano il ritorno del dodicesimo Imam, che per ora si tiene nascosto (e infatti è l’Imam occulto).

 

Gli americani di QAnon hanno compiuto un transfert molto terreno e attendono che la rivelazione arrivi dalla parte incorrotta del governo americano che rifiuta di soccombere ai poteri forti. E’ una rara teoria del complotto che sta dalla parte dei vincenti – Trump e il Partito repubblicano nel 2016 hanno ottenuto un grande numero di seggi al Congresso – ma tradisce l’ ansia per una caduta che prima o poi potrebbe arrivare. In Italia c’è almeno un credente dichiarato di QAnon ed è l’ex senatore Bartolomeo Pepe, eletto con il movimento Cinque stelle nel 2013 e poi passato al gruppo misto perché molto offeso dal non essere stato nominato alla presidenza della Commissione parlamentare contro le ecomafie, andata invece ai fedelissimi di Roberto Fico.

 

In Italia c’è almeno un seguace, è Bartolomeo Pepe, eletto con i 5s e passato al gruppo misto perché offeso da una mancata nomina

 Trump è stato scelto per guidare questa lotta perché è diverso da tutti gli altri presidenti prima di lui, che invece erano stati messi alla Casa Bianca dalla Cabala. Ad arruolare Trump sono stati i servizi segreti militari che, a differenza di quelli civili come la Cia, ancora non sono stati corrotti e sono impegnati da tempo nella campagna segreta per salvare la Repubblica americana. Questa guerra civile discreta si combatte ogni giorno dentro ogni palazzo del governo e dentro ogni agenzia fra i white hat, i cappelli bianchi, che sono quelli che stanno dalla parte del Bene, e i black hats, i cappelli neri, che sono al servizio del Deep State. Breve nota: Deep State, lo Stato profondo, è una categoria davvero usata in politica per spiegare per esempio come funzionano alcuni regimi mediorientali e negli ultimi anni è stata molto citata in America dai repubblicani per descrivere la resistenza opposta dalla burocrazia di stato ai cambiamenti politici.

 

In realtà negli Stati Uniti la sua esistenza è prevenuta dallo spoils system, quindi dal ricambio dei vertici di tutte le agenzie che avviene quando a Washington arriva un presidente nuovo che per prima cosa si occupa di nominare persone di sua fiducia ai posti che contano. I fedeli di Q hanno mutuato l’espressione Deep State dalle dichiarazioni che ascoltano da due anni e l’hanno applicata a un nemico di fantasia che brama riti satanici e pedofilia. Così ogni volta che qualcuno dice Deep State, loro capiscono che si stia parlando del “loro Deep State”. Quando Trump finalmente prevarrà sul Deep State comincerà per il mondo un futuro radioso: grazie alle risorse liberate ci saranno benefici immensi in campo medico e inizierà una nuova era di esplorazioni e di colonizzazioni spaziali.

 

Q rivela tutto questo in dispacci che sono molto criptici, spesso sono cortissimi e a volte somigliano agli haiku giapponesi. Vediamone uno :

 

1973567

Think SC vote to confirm (coming).

No Name action.

Every dog has his day.

Enjoy the show.

Q

 

È un dispaccio dei giorni in cui si votava la conferma del giudice Brett Kavanaugh alla Corte Suprema. SC è l’abbreviazione di Supreme Court, Q stava rivelando che Kavanaugh sarebbe stato confermato (come dicevano anche tutti i giornali, del resto). No Name è il nome in codice per il senatore repubblicano John McCain, nemico di Trump e odiatissimo da tutti i seguaci (che nel frattempo è morto, anzi secondo quelli di Q ha soltanto finto di morire). Every dog has his day è un’espressione colloquiale che vuol dire “a tutti tocca un giorno di gloria”. Infine: “Godetevi lo spettacolo”, che è il tocco condiscendente di chi vede le cose dall’alto e con il privilegio di una conoscenza illimitata e spartisce quello che può con le masse. Firmato Q. Questi dispacci sono conosciuti nel giro come bread crumb, le briciole di pane, con evidente riferimento alle briciole di pane lasciate nelle fiabe per non perdersi nel bosco oscuro, e i decifratori sono chiamati baker, i panettieri.

 

I testi (che sono disponibili anche su Amazon con tutto il merchandising) rivelano molte cose, come accade con tutti i culti

 

Questo invece è il primo dispaccio, postato il 28 ottobre 2017 su un forum di 4chan che si chiamava “politicamente scorretto” abbreviato da tutti in “pol”. Il nome del forum non è un caso. Come “radical-chic”, anche la categoria del politicamente scorretto in questi anni ha subito una deriva che ha allontanato in modo irrimediabile l’espressione dal suo significato originale. Oggi in Italia “politicamente scorretto” è l’auto-definizione del sessantenne che ha vissuto gli agi di un ciclo economico favoloso, orecchia le notizie dai gruppi facebook o da whatsapp, fa commenti razzisti e crede nell’esistenza di un piano Kalergi. Ecco il dispaccio:

 

HRC extradition already in motion effective yesterday with several countries in case of cross border run. Passport approved to be flagged effective 10/30 @ 12:01am. Expect massive riots organized in defiance and others fleeing the US to occur. US M’s will conduct the operation while NG activated. Proof check: Locate a NG member and ask if activated for duty 10/30 across most major cities.

 

Tradotto e in sintesi, Q afferma che l’Amministrazione Trump ha già preso accordi per l’estradizione di Hillary Clinton se lei dovesse scappare oltreconfine. Inoltre dice che si aspettano sommosse organizzate e molto ampie, ma la Guardia nazionale è stata attivata (NG, National Guard). E poi aggiunge: Per chi non ci credesse: chiedete a un membro della Guardia nazionale se non è stato richiamato in servizio il 30 ottobre nelle città principali.

  


QAnon ha fagocitato molte teorie del complotto già esistenti: ognuno ne ha almeno una in cui riconoscersi. E questa è una delle ragioni del suo successo


 

Poche ore dopo il primo, Q ha scritto questo dispaccio di 23 righe (non lo traduco, mi limito a metterlo qui perché lo studio di ogni culto parte dai suoi testi):

 

Mockingbird

HRC detained, not arrested (yet).

Where is Huma? Follow Huma.

This has nothing to do w/ Russia (yet).

Why does Potus surround himself w/ generals?

What is military intelligence?

Why go around the 3 letter agencies?

What Supreme Court case allows for the use of MI v Congressional assembled and approved agencies?

Who has ultimate authority over our branches of military wo approval conditions unless 90+ in wartime conditions?

What is the military code?

Where is AW being held? Why?

POTUS will not go on tv to address nation.

POTUS must isolate himself to prevent negative optics.

POTUS knew removing criminal rogue elements as a first step was essential to free and pass legislation.

Who has access to everything classified?

Do you believe HRC, Soros, Obama etc have more power than Trump? Fantasy.

Whoever controls the office of the Presidecy controls this great land.

They never believed for a moment they (Democrats and Republicans) would lose control.

This is not a R v D battle.

Why did Soros donate all his money recently?

Why would he place all his funds in a RC?

Mockingbird 10.30.17

God bless fellow Patriots.

   

 Il capo della scorta del vicepresidente americano, Mike Pence, in California con un simbolo di Q


 

C’è dentro tutto. L’operazione Mockingbird, che si dice fosse un tentativo della Cia negli anni Cinquanta per controllare i media. George Soros. I Patrioti con la P maiuscola. Il tono perentorio. Potus è ovviamente la sigla di President of the United States. R sono i repubblicani, D sono i democratici. Per chi è interessato, la collezione completa dei dispacci di Q si trova anche in vendita su Amazon, assieme a un giro di merchandising come magliette, libri e patch in velcro da appuntare alla giacca.

 

I dispacci brevi sono conosciuti nel giro come “bread crumb”, briciole di pane, come quelle di Pollicino, e i decifratori sono i “panettieri”

 A questo punto avrete la tentazione di dire: è tutta roba da dementi e interesserà al massimo cento emarginati che tirano avanti grazie ai sussidi per la disoccupazione e passano le loro giornate così, davanti al computer in qualche cantina del Wyoming. La risposta invece è che in accordo con quest’Era della follia dove i vaccini sono considerati una trama perfida delle multinazionali e dove il campione ammiratissimo di pallacanestro Steph Curry ha appena confessato di non credere nell’allunaggio (“Scherzavo”, ha detto poi) le rivelazioni ermetiche di QAnon vanno fortissimo. Q ha evocato una legione di seguaci. A marzo il sito 4chan – che è un sito dove gli utenti possono discutere di tutto e postare il loro materiale in quasi totale libertà – ha chiuso la sezione creata dai fan di QAnon perché violava una delle poche linee guida e incitava alla violenza, si chiamava CBTS, Calm before the Storm, e aveva 21 mila iscritti ufficiali. A settembre ha chiuso per la stessa ragione la sezione che si era riformata sotto un altro nome – The Great Awakening, il Grande risveglio – e che contava 71 mila iscritti ufficiali e diecimila commenti al giorno. Diecimila commenti al giorno per decifrare le briciole di Q, come potrebbe confermare un qualsiasi responsabile del sito di un grosso giornale, è un numero altissimo. Gli iscritti continuavano a minacciare di morte alcuni politici, soprattutto Hillary Clinton.

 

Le prime due pagine Facebook create per QAnon sono seguite da centomila persone, ma Facebook non è il mezzo preferito da quelli di Q perché è troppo poco anonimo. “QAnon è unico nella sua abilità di controllare la conversazione tra i suoi seguaci. La stragrande maggioranza dei follower di QAnon è di destra e i suoi convincimenti sono molto estremi”, dice al Foglio Jared Holt, un giornalista americano specializzato nel seguire gli estremisti e le loro derive ideologiche – che tra le altre cose si batte per togliere loro lo spazio su internet, è lui che ha guidato la campagna contro Alex Jones (ma la storia occuperebbe lo spazio di un altro articolo). Umberto Eco, che nel 1988 pubblicò un romanzo molto in anticipo sui tempi su una teoria del complotto che finiva per sedurre i suoi inventori e provocava conseguenze nella realtà – fu il suo secondo romanzo, “Il pendolo di Foucault” – oggi sarebbe deliziato da questa storia americana. Oppure atterrito.

 

Q ha esondato nella vita reale. Due settimane fa il vicepresidente Mike Pence è andato in visita in California, alla fine prima di prendere l’aereo che l’avrebbe riportato a Washington ha voluto fare una foto ricordo assieme agli uomini delle forze speciali della polizia, lo Swat, che gli avevano fatto da scorta. Il capo della squadra prima della foto si è appiccicato sul giubbetto antiproiettile uno stemma in velcro con una grossa Q nera su fondo rosso, una patch che su Amazon è venduta come Q: Question the Narrative, che vuol dire Contesta la Narrazione, come se la versione ufficiale dei fatti fosse tutta una montatura. L’ufficio stampa di Pence ignaro ha twittato la foto, quando tutti hanno notato la Q sul giubbetto dell’ufficiale l’ha cancellata, l’uomo è stato rimosso dall’incarico e spostato a un altro ufficio. Come la censura su Reddit, anche questo episodio ha fatto ronzare di eccitazione il vespaio di Q. Ci temono, tentano di coprirci.

 

Uno dei termini che ricorre di più è “redpill”, declinato come un verbo. Viene da “Matrix”, e la pillola rossa svela la verità

Il fatto che l’uomo incaricato pro tempore della sicurezza del vicepresidente degli Stati Uniti e addestratissimo all’uso delle armi sia un sostenitore di un culto fantasy politico nato poco più di un anno fa dovrebbe preoccupare. Lunedì Pam Patterson, una donna membro del consiglio comunale della città di San Juan Capistrano in California che ha perso le elezioni a novembre e quindi deve lasciare il suo seggio, ha menzionato Q nel suo discorso d’addio davanti al consiglio. “Per citare Q, numero 2436, per troppo tempo siamo stati zitti e abbiamo permesso a vincoli di forza che avevamo stretto tra noi per difendere la libertà di deteriorarsi. Ci siamo divisi. Siamo diventati deboli. Abbiamo eletto traditori per governarci”. E poi la chiusa: “Dio benedica l’America, Dio benedica Q, Dio benedica San Juan Capistrano”.

 

A partire da agosto il New York Times, il New Yorker, il Washington Post, il New York Magazine, il Daily Beast e tanti altri media americani si sono occupati di Q, perché ormai la massa critica ha raggiunto dimensioni che sono impossibili da ignorare. Nei comizi di Trump prima del voto di metà mandato molti agitavano cartelli con sopra scritto Q e indossavano magliette con la lettera Q e i motti di Q. “Trust the plan”. Abbi fiducia nel Piano. “Where we go one, we go all”. Dove va uno andiamo tutti. We are Q. Noi siamo Q.

 

Ora, non vorrei fare come nei cattivi articoli sullo Stato islamico, che se per esempio parlano della presenza dell’Isis a Londra esagerano e danno l’impressione che ormai la capitale londinese sia perduta e sotto il controllo degli estremisti, e invece la gente gioca a pallone nei parchi. Ma è inevitabile che tutto questo ribollire su internet abbia poi conseguenze. A luglio un uomo armato con un fucile AR-15 (lo stesso al centro delle polemiche perché usato in alcune stragi) ha messo la propria auto blindata di traverso su una strada e ha esposto un cartello che chiedeva la diffusione del vero rapporto sul caso delle mail di Hillary Clinton.

 

“I seguaci sono perlopiù anziani, appartengono alla generazione dei baby boomer”, ci dice un esperto

Era convinto, perché così aveva detto Q, che ci fossero due rapporti: uno dato in pasto al pubblico e innocuo, e un altro pieno di dettagli incriminanti che però era stato tenuto nascosto. L’uomo si è poi arreso ai poliziotti e adesso è in cella. Robert Bowers, l’uomo di 46 anni che il 27 ottobre è entrato in una sinagoga di Pittsburgh e ha ucciso 11 ebrei, era un seguace di Q e ne parlava sui social media. Forrest Clark, l’uomo di 51 anni che ad agosto è stato arrestato perché ha appiccato un incendio che ha distrutto un territorio enorme nel sud della California (da non confondere con il rogo di novembre) era anche lui un seguace di Qanon.

 

Una volta che i discepoli hanno capito che gli scampoli di verità sono offerti loro in modo obliquo, per allusioni, in un gioco di rimandi continuo tra quello che scrive Q e quello che dicono i telegiornali, è cominciata un’infinita opera di decrittazione permanente, in cui ogni informazione viene ruminata finché non appare nella sua vera luce. I segni sono dappertutto. Il 6 ottobre 2017, tre settimane prima che cominciassero i dispacci di Q, Trump ha incontrato i generali dello Stato maggiore nello Studio Ovale. Durante la foto ufficiale ha detto ai giornalisti che quel momento era “the calm before the storm”, la calma prima della tempesta. Che significa?, gli hanno chiesto. “Lo vedrete”. Per quelli di Q questo episodio è fondamentale, roba che li manda in estasi. Se Trump lo ripetesse oggi, i seguaci andrebbero in sovraccarico da eccitazione. E che dire del fatto che Trump ha detto di essere stato soltanto 17 volte a Washington, prima di diventare presidente? La Q è la diciassettesima lettera dell’alfabeto.

 

E la squadra di football dell’Alabama che si è presentata alla Casa Bianca per regalare al presidente una maglia con il numero 17? (era il campionato numero diciassette per loro, la stessa squadra nel 2015 aveva regalato a Obama una maglia con il numero quindici, ma perché permettere ai fatti d’interferire con una Rivelazione?). Questa settimana il presidente ha scritto un messaggio lungo due tweet interrotto da puntini. Li hanno contati: sono diciassette! Un giorno Q ha postato le foto di alcune isole viste dall’aereo proprio mentre Trump era in viaggio. Le aveva scattate dall’aereo presidenziale? E i canti “Lock her up!”, imprigionate Hillary!, che quest’estate rimbombavano a ogni comizio del presidente e a noi sembravano esagerati – suvvia, Trump ha vinto due anni fa, perché accanirsi ancora – non assumono adesso un significato ovvio? I segni sono dappertutto per chi li vuole vedere.

 

Il vicepresidente Pence ha fatto una foto con un addetto alla sua sicurezza che s’era messo una Q sulla giacca: grande imbarazzo

 Il punto di forza di Q è che è una teoria del complotto ecumenica, assorbe tutte le altre, come un blob mostruoso in espansione continua, raccatta lungo la strada qualsiasi cosa e la ingolla. I follower di Q non hanno dubbi: la strage di Las Vegas dell’anno scorso, quando un uomo barricato in una stanza d’albergo sparò sulla folla di un concerto e uccise sessanta persone, è stato un messaggio d’avvertimento del Deep State contro Trump. E ancora: il lampo che si vede nel video dell’aereo di Trump che vola verso l’incontro con il dittatore della Corea del nord Kim Jong-un è un missile terra aria sparato dal Deep State per abbattere l’Air Force One e uccidere il presidente. Segui il Bianconiglio.

 

QAnon riesce a fagocitare tutto: possiamo dire che questo fattore è uno delle ragioni del suo successo, perché come succede con J.R.R Tolkien, l’autore del Signore degli Anelli, oppure con la saga di Star Wars, ai fan viene consegnato un intero mondo da scoprire e non soltanto una singola storia? “Sono sicuro che sia una ragione del suo successo – dice Holt – Un’altra ragione è che QAnon ha compresso un numero enorme di teorie del complotto già esistenti nel pacchetto che offre. Questo fornisce più margine di manovra alla gente per scorgere una qualche loro verità personale nel complotto più generale e per salire a bordo. Ed è pure una teoria del complotto interattiva perché chiede ai follower di risolvere indovinelli”.

 

“La forza di QAnon ha raggiunto un livello scioccante – continua Holt – al suo picco su internet raggiungeva centinaia di migliaia di partecipanti attivi (ora i forum sono stati censurati). Non ha una base di credenti ampia come altre teorie del complotto, ma l’intensità dei suoi fan è unica”. Attrae di più una fascia specifica di persone? “I follower di QAnon sono perlopiù anziani, appartengono alla generazione dei baby boomer”, quelli nati tra il 1946 e il 1964 che hanno raggiunto l’età della pensione nel 2011 (Ricordate la definizione di “politicamente scorretto” in voga tra molti italiani: boom economico più pensione più disinformazione). “QAnon potrebbe creare problemi. Quando la testa di qualcuno è stata riempita con idee e convinzioni estreme, non è una sorpresa vedere azioni estreme come risultato. Nello scenario peggiore vuol dire: violenza”.

 

I riferimenti pop che in questi anni hanno preparato le teste dei seguaci a essere così ricettive sono numerosissimi. Ne citiamo tre alla rinfusa. La prima stagione della serie “True detective” prodotta da HBO, che fu un successo di pubblico e di critica, racconta la lotta quasi ventennale di due detective della Louisiana contro un piccolo gruppo di maniaci pedofili che organizza sacrifici umani di bambini – a cui, viene fatto capire, alcuni politici non sono estranei. Le sette stagioni della serie televisiva Scandal sono state scritte da Shonda Rhimes, probabilmente l’autrice più potente nel suo campo in questo momento (ha creato anche la serie Grey’s Anatomy).

 

Ebbene, Scandal inizia come una serie molto divertente sulla vita professionale e sentimentale di una consulente d’immagine di Washington, Olivia Pope, che si occupa di salvare i suoi clienti, spesso politici, dagli scandali in cui sono finiti. Ma, si scopre, Olivia è la figlia del capo del B613, un’agenzia segretissima del governo che non risponde nemmeno al presidente e ha per missione salvare la Repubblica, se è necessario anche con torture e uccisioni. L’idea che ci sia sempre un secondo livello, e magari un terzo e quarto, dietro ogni avvenimento è un concetto che ormai troviamo naturale.

 

Il terzo riferimento è “The Matrix”, il film del 1999 che ha fatto della differenza fra gli iniziati e i normali il suo tema più forte. Ho speso tempo a studiare i forum e le sezioni dell’estrema destra americana e dei complottisti – spesso le due cose si fondono – e c’è un verbo che salta fuori con molta frequenza: “to redpill”. Puoi leggere frasi come: “Tizio è stato quello che mi ha redpillato”, “all’epoca non pensavo perché ancora non ero stato redpillato”, “Caio è molto in gamba, è bravo a redipllare”. “Su twitter ne ho appena redipillato 400”. Il redpilling viene ovviamente da “pillola rossa” e si riferisce alla scena madre di “Matrix”. Al protagonista sono offerte due pillole. Se sceglie quella rossa allora ai suoi occhi apparirà la cruda verità su come funziona il mondo, con tutti i problemi e le insicurezze terribili che questa rivelazione comporta. Potrà, come dice il film, “seguire il Bianconiglio in fondo alla sua tana”, che è a sua volta un riferimento ad Alice nel paese delle meraviglie del matematico inglese Lewis Carroll. Se sceglie quella blu, allora rinuncia alla conoscenza e per lui non ci saranno conseguenze, tranne che non capirà mai come stanno davvero le cose. Una volta che si afferra questa idea della divisione tra iniziati e ignavi, tutto il resto segue più facilmente. Ci vuole forza di volontà per non ingoiare la pillola rossa.

 

Non ci sono soltanto i riferimenti pop a predisporre la testa e l’inconscio della gente a ricevere questo tipo di rivelazioni. Il mondo e le notizie diventano sempre più complicate, l’idea che ci sia un secondo livello di conoscenza che sfugge alla maggioranza delle persone comuni e che forze immense siano all’opera per decidere il corso degli eventi non suona così strana. Gli hacker dei servizi segreti della Russia hanno violato gli indirizzi di posta elettronica del Partito democratico e poi hanno passato tutto quello che sono riusciti a scaricare a Wikileaks, un’organizzazione che dichiara di voler mettere in imbarazzo i governi e pubblica documenti riservati e mail personali perché vuole “la massima trasparenza”.

 

I segni sono disseminati ovunque, ma bisogna decifrarli e questa è diventata un’attività permanente. Il significato del numero 17

 Viviamo già dentro un complotto, se non hai il tempo di seguire le notizie, di studiarle e di restare ancorato alla realtà, allora è facile prendere il volo. Uno dei passaggi interessanti dell’inchiesta del procuratore speciale Mueller riguarda un consigliere di Trump, Roger Stone, che era in contatto con Wikileaks e nell’estate 2016 sapeva in anticipo che il sito avrebbe fatto circolare le mail rubate al Partito democratico. Ebbene, Roger Stone ha un assistente che si chiama Jerome Corsi, settantadue anni e dottorato di ricerca a Harvard, che crede in QAnon, anzi l’ha anticipato. Ad aprile ha raccontato che tre anni fa era stato convocato da alcuni generali, che gli avevano rivelato di essere sul punto di organizzare un colpo di stato per rimuovere Obama. Qualche settimana più tardi, dice Corsi, gli stessi generali gli avevano fatto sapere che si erano fermati perché avevano parlato con Trump e quello li aveva rassicurati che si sarebbe candidato alle elezioni e avrebbe liberato il paese dai traditori. Ora, Corsi è davvero stato indagato da Mueller. Immaginate il corto circuito tra reale e immaginario, immaginate cosa capisce l’americano medio davanti al baluginare di questi personaggi e avvenimenti che s’incrociano fino a quando è difficile dire dove finisce il telegiornale e dove comincia la panzana.

 

Per ora l’Amministrazione Trump tenta di glissare e non si espone con forza contro Q. “Non penso che abbiamo visto abbastanza per dire che il governo incoraggia QAnon, ma di sicuro non vogliono affrontare il tema e smentire questa teoria del complotto”, dice Holt al Foglio. Pence ha fatto rimuovere la foto di cui abbiamo parlato più sopra, la portavoce della Casa Bianca Sarah Huckabee Sanders svicola, dice che in generale l’Amministrazione non condona chi incita alla violenza e non ha nulla a che fare con Q, ma non sono risposte abbastanza forti. E’ chiaro che nessuno vuole accanirsi troppo contro un culto che vede Trump come un eroe messianico arrivato a salvare l’America e che riempie di fan entusiasti le arene dei comizi. Dieci giorni fa l’ex portavoce della Casa Bianca, Anthony Scaramucci, è andato a una conferenza molto ben sponsorizzata – l’America Priority Conference – che in teoria doveva radunare molte star del trumpismo per parlare di idee ma è stata un flop, perché nessuno oltre Trump riesce a trasferire l’entusiasmo della base su internet in presenze reali. Ecco: Scaramucci – che è pur sempre un ex funzionario dell’Amministrazione – si è fatto beccare da un cronista mentre diceva a una coppia di anziani spettatori: “Q è incredibilmente preciso su tantissime cose. Quando scoprirete chi è, non ci potrete credere”.

  • Daniele Raineri
  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)