L'Europa spiegata a un bambino
Il presidente austriaco Van der Bellen racconta l'Ue a un bimbo e a un paese sovranista
Roma. Che sapore avrà questa Europa, che colore, a cosa assomiglia? È difficile dirlo, soprattutto per chi dentro questa Europa c’è nato, ha conosciuto soltanto l’euro come unica moneta, non ha subìto controlli alle frontiere e ha visto sempre sventolare due bandiere all’ingresso della scuola: quella del proprio paese e quella europea. Così una mamma ha chiesto al presidente austriaco Van der Bellen di aiutarla a spiegare al piccolo Matthias, suo figlio di cinque anni, di cosa parliamo quando parliamo di Europa. “Sta imparando molte cose all’asilo – ha scritto la madre al presidente –, gli stanno insegnando le bandiere e anche quella europea, ma non è semplice spiegargli cosa sia l’Europa. Lei come lo farebbe?”.
Per augurare agli austriaci buon anno, Van der Bellen è partito da qui, da questa domanda e dalla necessità di insegnare cosa sia l’Unione, quest’insieme di ideali e benefici che è ormai la nostra realtà ma che in molti non capiscono. Nel suo messaggio di Capodanno, il presidente di una nazione con un governo euroscettico guidato dalla coppia Kurz-Strache, ha detto che “l’Europa è l’idea più bella che abbiamo avuto negli ultimi settant’anni” e ha deciso di raccontare a tutti, Matthias incluso, a cosa assomiglia quest’idea.
“Caro Matthias – ha esordito –, sarai stato al mare con i tuoi genitori e sulla spiaggia avrai mangiato un gelato, dolce e colorato”, ecco, l’Europa ha il sapore di quel gelato gustato con il sapore di salsedine che si diffonde ovunque nei paesi di mare. “Avrai visto una partita di calcio con tuo papà. L’Europa è potente come una punizione di Ronaldo ed elegante come un passaggio di David Alaba”, ha proseguito il presidente. L’Europa è complessa, è polifonica, avrebbe detto il filosofo russo Mikhail Bakhtin, e in questa polifonia sta la sua forza, nelle discordanze armoniche, nelle liti senza conflitto. “L’Europa è come il tuo asilo, pieno di bambini provenienti da famiglie diverse che si incontrano, fanno amicizia, imparano, giocano” e anche se a volte ci sono liti “tutti fanno uno sforzo per andare d’accordo”. E se si fa questo sforzo è perché si è convinti che la vita insieme è meglio della vita in solitudine, ha detto il capo di stato.
Van der Bellen del Partito dei verdi è stato due volte vincitore delle elezioni al ballottaggio, il primo venne annullato per irregolarità durante il conteggio dei voti, ma la seconda volta ottenne comunque il 53 per cento dei consensi. Meno di un anno dopo, alle elezioni parlamentari, vinse Sebastian Kurz, che si alleò con la FpÖ, la destra populista, e l’Austria entrò nel novero dei paesi euroscettici. A Van der Bellen spetta il compito di difendere il futuro comunitario e ha deciso di aprire il 2019, l’anno in cui si decideranno molte cose su questa Europa dal sapore di gelato, con un messaggio europeista. “Devi sapere, caro Matthias, che non è sempre stato così, perché tuo nonno o forse il tuo bisnonno hanno dovuto combattere una guerra”, e la guerra, ha detto il presidente, non è un litigio. La guerra “è quando tutti sono arrabbiati e a un certo punto nessuno sa più perché sta combattendo”, ma ci si ferisce, ci si fa male, fino a quando si muore e, ha detto, “spero che a te questo non capiti mai, mai, mai, mai”.
Il presidente ha elogiato questa Europa che ha imparato dai suoi errori. “Quando le persone si chiedono a cosa serve realmente”, domanda che Matthias come tutti noi, adulti e bambini avrà sentito ovunque nelle parole di cittadini e anche dei politici, “ecco serve a questa pacifica convivenza”, ha risposto il capo di stato austriaco. Credere che l’Europa, questa idea unica come l’ha definita Van der Bellen, non sia utile, che si possa stare bene anche da soli “è un’illusione”. “Caro Matthias, credimi, è un errore che mi auguro tu non debba mai provare”. L’augurio di Van der Bellen, nel suo ruolo di guida di una nazione sempre più corteggiata dall’idea dei muri e dalla filosofia della vicina Visegrád, arriva nell’anno delle scelte, “quest’anno dovremmo prendere decisioni importanti, come le elezioni del Parlamento europeo”, argomento che non sarà di interesse per Matthias che però da martedì, dopo il discorso del presidente, forse presterà più attenzione a quella bandiera che sventola sopra l’ingresso della sua scuola, capirà che è il simbolo di una grande idea “che ci rende tutti più forti”.