In piazza con il popolo che sfida Orbán
Il racconto della manifestazione di Budapest che vuole diventare un primo argine concreto al potere assoluto del premier. Star della giornata la studentessa Blanka Nagy
Budapest. L’appuntamento è alle tre davanti al Várkert Bazár, il centro culturale appena sotto al castello di Buda. Le marce sono iniziate qualche ora prima, chi arriva dalla piazza degli Eroi, chi si dà appuntamento già sulla riva del Danubio, per attraversarlo insieme sul ponte delle Catene: le proteste andranno avanti fino a sera, anche se questa volta la copertura mediatica è stata ancora più scarsa del solito e molti fan finta di non sapere che qui si sta cercando di costruire, un pezzetto alla volta, l’opposizione al governo Orbán.
Il carretto passava e quell’uomo gridava. #budapest #protest @ilfoglio_it pic.twitter.com/raHXoyefoZ
— Paola Peduzzi (@paolapeduzzi) 19 gennaio 2019
La star della giornata è una studentessa di diciotto anni che arriva da Kiskunfélegyháza, una città a un centinaio di chilometri a sud di Budapest di cui tutti sembrano ricordare soltanto una cosa: fu distrutta dai turchi. Blanka Nagy, capelli rossi e aria sicura, ha preso la parola per la prima volta a una manifestazione organizzata a Kecskemét, è già stata il 5 gennaio scorso invitata a Budapest e si è fatta notare perché ha preso a male parole il governo e il presidente.
“C’è un epidemia disgustosa, insidiosa, orrenda e contagiosa in questo paese. Non è ebola, non è peste, non è mucca pazza, ma ci assomiglia. Questa epidemia si chiama Fidesz – ha detto – Voglio dire a quella merda baffuta e a tutti i rappresentanti di Fidesz, qui e nelle altre città, di fare un passo indietro e di andare a farsi fottere”
Fidesz è il partito di governo e l’uomo baffuto è il presidente ungherese, János Áder, che ha firmato la legge sulla riforma del lavoro che ha scatenato queste proteste: in realtà l’epiteto è stato coniato prima dell’estate, quando Áder ha firmato la cosiddetta legge “Stop Soros”, che ha spinto l’università fondata da George Soros a spostare parte delle sue attività fuori dall’Ungheria (quella stessa legge stata prevede la criminalizzazione dell’immigrazione clandestina e il carcere per le persone o le organizzazioni che la favoriscono).
Blanca Nagy è diventata così uno dei bersagli dei media pro governo: Origo (un sito di news che ha una storia che racconta molto della trasformazione dell’Ungheria: a novembre il New York Times gli ha dedicato un articolo) ha scritto che la Nagy è inaffidabile, non va mai a scuola e prende brutti voti, vuole soltanto farsi notare e diventare famosa (lei ha smentito e dice che denuncerà questa diffamazione).
Un commentatore di un altro media pro governo accusa invece l’opposizione: Tamás Varga Bíró scrive sul portale conservatore Pesti Srácok che la Nagy è una ragazza che si rivolta contro gli adulti, come è normale che sia, e utilizza il linguaggio degli adulti, come è normale che sia. È l’opposizione che ha trasformato la Nagy in una “prostituta politica” (la traduzione dall’ungherese viene dal sito budapost.eu), utilizzando una giovane donna per i propri scopi politici.
Il sito 444, anti governo, ha fatto un video per segnalare come la Nagy sia diventata il bersaglio di molti commentatori pro governo che hanno usato contro di lei toni e modi duri e in alcuni casi anche volgari.
Il problema della opposizione è quello politicamente più sensibile. È vero che i partiti sono divisi e spesso ideologicamente inconciliabili, ma è anche vero che per la prima volta riescono a collaborare e a sostenersi nella stessa piazza. E questa è una manifestazione così, da prime volte, che vogliono diventare il primo argine concreto al potere assoluto di Viktor Orbán.
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