Bolsonaro, ospite d'onore a Davos, fa flop, nonostante il suo guru youtuber
Performance rigida del presidente brasiliano, sfiorato in patria da rivelazioni su milizie e sull’omicidio di Marielle Franco
Roma. Non è stato un gran debutto ieri quello del presidente brasiliano Jair Bolsonaro a Davos. Causa defezioni dell’ultimo minuto, era uno dei partecipanti più attesi. Se l’è cavata con un intervento di otto minuti che sono sembrati essergli risultati troppo lunghi. Un discorso piatto piatto, molto vago, senza numeri certi, senza ricette economiche nemmeno accennate, senza riferimenti ai temi che incendiano la politica e l’economia del Brasile. Quattro sorrisi tirati e la certezza che “Dio sta dalla nostra parte”. Un po’ poco per il discorso di apertura della convention affidato al nuovo leader di governo dell’ottava potenza mondiale che promette di “rivoluzionare il Brasile”. Cosa intenda fare, non l’ha detto. Ha assicurato che s’affida al ministro dell’Economia Paolo Guedes, liberista di scuola cilena, ma quello i presenti lo sapevano già. Sulla difficile (e fondamentale) riforma della previdenza nemmeno mezza parola. Solo la promessa che “il Brasile si aprirà al mondo”, come se finora fosse stato chiuso. E il nome del giudice Sergio Moro, ministro della Giustizia e dll’Interno, sventolato come una bandiera: “L’uomo giusto per combattere la corruzione”. Bolsonaro si vanta di scrivere da sé i suoi testi, e ieri s’è visto. Se un ghostwriter c’era – di solito è il figlio Eduardo, curatore dell’immagine presidenziale sui social – ha lavorato poco. Pessima la performance presidenziale anche nella tutt’altro che aggressiva intervista del fondatore del forum, Klaus Schwab. Bolsonaro. Nervoso, rigido, s’è messo a lodare le bellezze naturali dell’Amazzonia e del Pantanal: “Come un tour operator anni 80” ha scritto la Folha de Sao Paulo.
La delegazione brasiliana, la più numerosa del forum, è stata tutto il giorno appesa alle notizie in arrivo dal Brasile sulla prima grossa grana per il governo. Uno scandalo per depositi nei conti correnti di Flavio Bolsonaro, primogenito del presidente eletto al Senato per il suo stesso partito, considerati sospetti dal Consiglio di controllo delle attività finanziarie, secondo documenti pubblicati dal quotidiano Jornal Nacional. Una pista investigativa legherebbe i soldi a capi delle milizie accusati di uno degli omicidi politici che più ha scosso il Brasile, l’assassinio in campagna elettorale di Marielle Franco, conosciutissima attivista per i diritti umani a Rio de Janeiro.
Non migliore figura ha fatto il ministro degli Esteri Ernesto Araujo, che non è andato oltre la promessa di voler uscire dalla “America bolivariana”. Anche questa, informazione nota a tutti i presenti da molto tempo. Il capo della diplomazia brasiliana s’è raccomandato a Dio e a Olavo de Carvalho, il suo mentore, l’uomo che l’ha fatto nominare ministro (ha indicato ai Bolsonaro sia lui sia il ministro dell’Educazione). Carvalho è un autodidatta proclamatosi filosofo che vive in Virginia e dà lezioni via internet al prezzo di 60 reais al mese. I tre figli maschi di Bolsonaro sono andati spesso da lui in pellegrinaggio durante la campagna elettorale e subito dopo la vittoria alle presidenziali. Lo descrivono come il guru del papà.
Trattasi di uno youtuber settantunenne, ex astrologo, che nei suoi lunghi sermoni on line predica la necessità di difendersi da immaginari complotti comunisti per distruggere i valori della famiglia in favore del “gayzismo”. In uno dei suoi video più visti spiega che l’ex presidente Lula da Silva, al momento in carcere condannato a dodici anni di reclusione (mandato d’arresto firmato dall’attuale ministro di Giustizia Sergio Moro) è il “leader supremo del comunismo latinoamericano”. Nel 2008 assicurava che Obama fosse “chiaramente appoggiato da al Qaeda, Hamas, l’Olp, Ahmadinejad, Gheddafi, Fidel Castro, Hugo Chávez e da tutte le forze filocomuniste e filoterroriste del mondo”. E’ solito spiegare nelle sue lezioni che “durante il governo militare in Brasile (1964-1985) la sinistra aveva in mano la stampa in Brasile e non c’era un solo giornale il cui direttore non fosse notoriamente comunista”. Ora si vanta di essere un ex astrologo al potere.