L'Italia riconosca Guaidó e rispetti la nostra sete di democrazia, scrive Ledezma
L’appello che il sindaco di Caracas Antonio Ledezma ha rivolto al presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte
A sua eccellenza Giuseppe Conte
Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica italiana,
Eccellentissimo signor Presidente,
Nella mia veste di sindaco metropolitano della città di Caracas, arbitrariamente e ingiustamente spogliato di una posizione per la quale ero stato eletto con il sostegno maggioritario di centinaia di migliaia di miei concittadini, perseguitato e imprigionato in un carcere militare per nessun altro motivo se non per la mia devozione alla lotta per la fine della dittatura e il ripristino del pieno stato di diritto nella mia patria venezuelana, alla quale ho dedicato una vita come deputato, governatore e sindaco, vedendomi oggi e dopo essere fuggito a rischio della mia stessa vita dalle grinfie dei miei carcerieri, costretto all’obbligo doloroso di vivere bandito dal mio amato paese, mi rivolgo a lei, signor Presidente, non solo nella mia condizione politica sopra menzionata, ma anche nella mia condizione di discendente diretto per via paterna di un cittadino italiano. Corre nelle mie vene il sangue di un padre italiano e di una madre venezuelana, il che mi porta a sentire con orgoglio l’appartenenza a entrambe le nazioni.
Questo fatto non avrebbe l’importanza che gli sto dando se non fosse per i profondi legami di convivenza e amicizia che uniscono Italia e Venezuela. Grandi poeti, intellettuali, scrittori, scienziati, ambasciatori e politici di origine italiana riempiono le pagine della nostra storia tanto che è incalcolabile la profondità e la dimensione di quella presenza. Non si spiega la vita politica, culturale, economica e sociale del Venezuela contemporaneo senza la presenza benefica dell’Italia in Venezuela. Una patria nobile e generosa che ha aperto le sue porte e ha ricevuto con gioia e generosità decine di migliaia di cittadini italiani in fuga dai terribili effetti delle guerre, della disoccupazione, della povertà e della fame. Hanno trovato nella nostra patria venezuelana, come fecero i miei antenati, l’opportunità di costruire una vita prospera piena di soddisfazioni spirituali e materiali. L’Italia è nel cuore del Venezuela. Come il Venezuela dovrebbe essere nel cuore dell’Italia, l’eterna.
Le scrivo questo lungo preambolo afflitto dall’immensa preoccupazione che mi provoca, e che provoca a noi venezuelani, tra cui decine di migliaia di italiani o discendenti di italiani, il consolidamento del necessario sostegno da parte della Comunità europea e in particolare della nostra madre patria italiana, ai nostri giganteschi sforzi per uscire dalla tirannia e sfuggire alle grinfie spaventose di questa crisi umanitaria che ha devastato materialmente e spiritualmente quello che era stato il paese più ricco, libertario e prospero dell’America Latina. Che non è neanche l’ombra di quella che aveva dato rifugio, protezione e prosperità a tanti italiani che fuggivano dalla dittatura, dalla miseria e dalla guerra.
Sono queste le ragioni che mi portano a chiederle, rispettosamente ma con la legittimità e la fermezza che mi conferiscono la mia carica e l’eredità del mio sangue, di darci il suo sostegno e quello dello Stato e del governo italiano, che lei presiede, per affrettare l’uscita dalla tirannia e riconoscere, con la maggior rapidità possibile, la piena legittimità del governo di transizione che presiede ad interim il nostro deputato, presidente dell’Assemblea nazionale e ora proclamato presidente ad interim della nostra Repubblica Juan Guaidó. Il suo governo è stato riconosciuto dalla totalità delle nazioni democratiche del nostro emisfero, dal Canada e dagli Stati Uniti, fino all’Argentina e al Cile.
Ci angustia che in mezzo a un sostegno tanto unanime delle nazioni democratiche del pianeta, l’Unione Europea sia titubante e non si attenga alla sua tradizione democratica e libertaria riconoscendo il governo di transizione di Juan Guaidó. La numerosa e importante comunità italo-venezuelana la ringrazierà per il suo contributo in questo senso. La aspettiamo fiduciosi nella giustizia del profondo sentimento democratico della nazione italiana.
Suo, con rispetto
Antonio Ledezma
Sindaco metropolitano di Caracas
Cosa c'è in gioco