En marche dall'est. Anche a Visegrád l'europeismo non è morto
Varsavia e Praga hanno voglia di Europa, ancora. E per le elezioni nascono nuovi partiti sul modello del movimento di Macron
Roma. Nel terreno accidentato dell’est Europa dove tutto è incominciato, dove per primi gli euroscetticismi di ogni forma e colore hanno preso corpo, nascono partiti e movimenti che si propongono una missione, forte, decisa, che sembrava ormai passata di moda: rilanciare l’europeismo. Domenica in Polonia è stato fondato Wiosna, Primavera. Il leader è il sindaco della città di Slupsk, Robert Biedron e a Varsavia ha annunciato tra il freddo e gli sventolii di bandiere europee la nascita del suo partito, che vuole essere l’alternativa liberale ed europeista ai due schieramenti che hanno dominato finora la scena politica polacca, il nazionalista PiS, al governo dal 2015, e il Po che di europeismo ne sa qualcosa, da lì proviene il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk. I commentatori hanno paragonato Wiosna al francese En Marche, il partito di Emmanuel Macron che nel 2016 riuscì a rompere l’alternanza tra i partiti tradizionali, lanciando l’idea di un partito che al suo interno parlava tanto di Europa e poneva l’europeismo come una necessità nazionale.
Mentre le alleanze vengono a malapena sussurrate, dichiarare i nomi dei compagni europei potrebbe far perdere elettori, e i sondaggisti dicono “non fidatevi di noi che siamo confusi quanto voi”, sembra che tutto si stia riorganizzando e lo stia facendo in fretta. Le iniziative per ora sono piccole, ma il fatto che molto di questo brigare, riorganizzarsi, proporre avvenga nei paesi di Visegrád è significativo. Anche la Repubblica ceca, stretta tra le volontà di un presidente filorusso, Milos Zeman, e un governo disorientato ma di tendenze euroscettiche, ha molto da dire. Si dà da fare per recuperare il suo posto a Bruxelles. È un fermento, un discutere continuo e il governo, che a malapena si regge in piedi, formato dal partito dell’imprenditore ed ex ministro delle Finanze Andrej Babis, dai socialdemocratici e con l’appoggio esterno poco convinto dei comunisti, attorno a sé vede una riorganizzazione che risponde alla chiamata dell’europeismo.
A Praga due eurodeputati, Pavel Telicka e Petr Jezek, hanno annunciato l’intenzione di fondare un nuovo movimento, Hlas, Voce. Telicka, vicepresidente del Parlamento europeo, ex commissario ed ex membro dello schieramento politico Ano, è stato tra i negoziatori dell’adesione della Repubblica ceca all’Unione. L’incontro con il partito di Babis è stato breve, sia lui sia Jezek se ne sono andati per divergenze politiche. Ora, in vista delle elezioni di maggio è nata l’iniziativa di creare una piattaforma di centrodestra “che mira a promuovere la democrazia liberale e lo stato di diritto, lo sviluppo sostenibile e a rafforzare la competitività ceca ed europea”, ha detto Telicka in una dichiarazione, aggiungendo: “Vogliamo dimostrare che l’integrazione non è una minaccia ma un’opportunità”.
Hlas dovrà competere all’interno di un territorio già affollato, alla chiamata dell’europeismo hanno già risposto in tanti: Top 09, i cristiano-democratici, il partito Stan e forse anche l’eurodeputato Jaromir Stetina potrebbe lanciare un movimento tutto suo. Il modello è quello lanciato da Macron, molta Europa per pensare meglio e con più attenzione anche agli interessi nazionali. Questi piccoli En Marche dicono tanto dell’Unione, che dopo anni di crescente sfiducia torna a essere riconosciuta come una necessità, una forza imprescindibile. E lo fa proprio lì, a est, dove il sovranismo sembrava aver trovato una casa accogliente, dove si è formata quella frattura, quell’Europa dentro l’Europa che per valori o convenienza comincia, di nuovo, ad avere voglia di Bruxelles. Hlas e Wiosna hanno una famiglia europea naturale, l’Alde, Pavel Telicka e Petr Jezek sono già lì. Biedron potrebbe raggiungerli. A Visegrád, la patria del sovranismo, c’è vita europea.