Con chi parliamo ora? Dove porta la crisi diplomatica con i francesi
Salvini convoca l’omologo Castaner, che risponde: “Non mi si convoca”. I prossimi passi (e incontri) per risolvere la crisi
Roma. Chi guida la politica estera italiana? La domanda è ricorrente nei circoli diplomatici francesi, che nelle ore successive al richiamo dell’ambasciatore hanno provato a capire con chi discutere della normalizzazione delle relazioni diplomatiche. Che la rottura non sia definitiva lo ha specificato il portavoce del governo francese, Benjamin Griveaux: “Il richiamo dell’ambasciatore non è permanente, ma è un segnale”. La confusione dei francesi, per la verità, pare condivisa all’interno del governo italiano. Giovedì, nel primo pomeriggio, la Farnesina sperava che la situazione fosse presa in mano dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che era in visita a Beirut per incontrare il suo omologo Saad Hariri. E’ per questo che, secondo le informazioni del Foglio, il ministro degli Esteri, Enzo Moavero, ha atteso a lungo prima di pubblicare una nota: la Farnesina si aspettava che Conte anticipasse Matteo Salvini e Luigi Di Maio evitando ulteriori dichiarazioni incendiarie da parte dei membri del governo italiano. Aspettativa delusa, visto il rilancio dei due vicepremier, che nelle rispettive dichiarazioni hanno chiesto un incontro al presidente francese, mentre Conte cercava di non occuparsi della questione. Richiesta subito respinta al mittente: “Il dialogo non è mai stato spezzato, ma c’è anche un presidente del Consiglio in Italia, si chiama Giuseppe Conte, è lui il capo del governo italiano ed Emmanuel Macron lo ha già incontrato molte volte”, ha detto Benjamin Griveaux, portavoce del governo, a Europe 1. Ma, ci spiega una fonte diplomatica francese: “Seguiremo il protocollo, il presidente Macron non parlerà né con Matteo Salvini né con Luigi Di Maio. Gli scambi ci saranno, nel caso, con Giuseppe Conte, anche se al momento non sono previste telefonate o incontri”.
Confuso è stato anche l’invito formulato da Matteo Salvini al suo omologo, Christophe Castaner: “La prossima settimana incontrerò a Roma il ministro dell’Interno francese. Lo convocherò perché voglio risolvere la situazione, con i ‘no’ non si va da nessuna parte. Al ministro francese chiederò che vengano rimandati in Italia i 15 terroristi che si trovano in Francia”, ha detto il leader leghista. “Non mi si convoca’”, ha risposto il ministro dell’Interno francese, interrogato dai giornalisti, “il dialogo è costante, ma deve essere rispettoso e invito tutti ad attenersi a questo principio”. La visita di Castaner non è scontata, soprattutto perché, secondo le informazioni raccolte dal Foglio, già prima della crisi tra Roma e Parigi gli incontri bilaterali a livello ministeriale erano stati messi in stand by. In più, organizzare la visita di un ministro senza l’ambasciatore sul posto è un fatto complesso e inedito, che aggiunge difficoltà logistiche a una situazione già compromessa sul piano politico. In ogni caso, una lettera formale di invito da parte di Salvini è stata poi consegnata dalla nostra ambasciata al ministero dell’Interno francese nel pomeriggio.
Il messaggio che trapela da Parigi è che Lega e Movimento 5 Stelle possono anche ignorare le regole, ma il resto del mondo continua a muoversi secondo i copioni di sempre. E si comportano di conseguenza. Da qui la decisione di richiamare a Parigi l’ambasciatore Masset; in diplomazia esistono dei limiti, e l’incontro tra Luigi Di Maio e Christophe Chalençon, gilet giallo che inneggiava alla guerra civile e al golpe militare contro Macron, li ha superati.
Parigi percepisce che, su moltissimi dossier capitali per i due stati, il governo italiano non è in grado di assumere posizioni coerenti. Tutto ciò è evidente sulla Tav Torino Lione, ma viene notato anche su altri temi, come il riconoscimento di Juan Guaidó come presidente del Venezuela o la linea da tenere nei confronti della Russia di Vladimir Putin. La Francia sottolinea l’ottimo rapporto con Sergio Mattarella, ormai solo rappresentante istituzionale italiano di cui Macron si fida.