Perché Macron dovrebbe rompere le relazioni diplomatiche con l'Italia
Merde alors! a questo paese che in soli sei mesi si è rivelato un paese di merda
Giusto o sbagliato, è il mio paese. Right or wrong, is my country. Diteglielo ai britannici, che sono stati mandati all’inferno dal presidente polacco dell’Unione per aver fatto la Brexit senza pensare a come farla, e poi sentirete che applausi fra le centinaia di migliaia di italiani che lavorano a Londra e ancora non si capacitano di questa provocatoria buffonata. Non è tedesco essere soltanto tedesco, scriveva Meinecke, autore tra l’altro del celebre saggio “Die Deutsche Katastrophe”, in difesa della Repubblica di Weimar. Non è italiano essere soltanto italiano. Non solo perché Venezia Firenze e Roma sono di tutti, il culmine del mondo romano antico fu la cittadinanza universale nell’impero, il Medioevo fu trionfalmente conventuale e monastico in inglese, francese, tedesco, italiano e spagnolo, il Rinascimento è europeo, la Riforma ci riguarda, e una terapia d’appoggio freudiana (Vienna) servirebbe al maghetto di Pomigliano e all’italianissimo Truce, o perché Kafka, stroncato da Papini, scriveva cose forse più rilevanti di quelle che scriveva lui. Perciò niente complessi: bisogna pregare il presidente francese di rompere le relazioni diplomatiche bilaterali con l’Italia gialloverde, che è una sciatta parodia dell’Italia di sempre, destra sinistra e centro confusi insieme in cento diversi governi monarchici e repubblicani. Non lo farà, probabilmente, ché nel fronteggiare la scemenza è saggio andare per gradi. Ma sarebbe meritato e, come si dice, altamente pedagogico.
Questi che i gilet gialli vediamo se si può fare, magari con una rapida schitarrata insurrezionista, questi che la montagna non si buca perché chissenefrega andare a Lione, questi che le differenti culture giuridiche sono imboscamenti di delinquenti da esibire in parata nella gogna approntata all’aeroporto per ministrucoli in divisa, questi che le banche il colonialismo la cospirazione ci minacciano, questi che rilasciano come rutti sprezzanti sarcasmi e attacchi personali indecenti eccetera, questi sono tipi vanitosi, velleitari e tracotanti come pischelli che vanno sculacciati, punto.
Ora i tromboni sfiatati del cambiamento si sono accorti che ruzzoliamo in coda e in soli sei mesi siamo stati declassati, ascoltano tremolanti il sinistro ticchettio dell’orologio e pensano di fermarlo con una farlocca rissa strapaesana che può danneggiare o pregiudicare la vecchia amicizia politica che fece l’Italia unita e la nuova alleanza che ha costruito l’Europa dopo un secolo di sterminio e ferrigna rozzezza. Nessun tentennamento. Siamo stati tutti americani quando fu giusto esserlo. Siamo tutti francesi. Non sono in questione idee, quelle mancano del tutto ai governanti ubuesque di questo paese disgraziato, che si è inferto con le sue mani uno sfregio di portata storica. Non contano torti e ragioni. Tantomeno sono in ballo progetti, strategie, senso dello stato, culture, insofferenze: è solo un caso bavoso di maleducazione, di impolitesse, un caso di cialtronaggine senza frontiere e senza pudore. Merde alors! a questo paese che in soli sei mesi si è rivelato un paese di merda. Saremo chiamati per anni a spalare, a ripulire, a ricostruire liberandoci del sentore di cloaca che viene da quel fatidico balcone. Intanto, invece di fare gli ipocriti, auguriamoci che il castigo internazionale sia giusto come grossolano, miserabile e grottesco fu il delitto.
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