Moavero conferma l'ambiguità gialloverde sul Venezuela
“Né con Maduro, né con Guaidó. Non riconosciamo il dittatore chavista e vogliamo elezioni libere e trasparenti". In Parlamento il ministro degli Esteri prova a mediare tra Lega e M5s
“Il governo non riconosce Maduro, e chiede nuove elezioni libere e trasparenti”. Il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, trova un compromesso tra le posizioni di Lega e M5s sul Venezuela nel suo intervento stamattina alla Camera. L'Italia assume una posizione inedita sullo scacchiere internazionale: né con Maduro, né con Guaidó. Moavero si distanzia dal leader bolivariano (“Non riconosciamo le elezioni presidenziali del 2018”) e dai paesi che lo sostengono apertamente, tra cui Russia, Cina e Iran. Tuttavia, l'Italia non riconosce il leader dell'Assemblea nazionale, Juan Guaidó, che viene citato raramente da Moavero. La premessa del ministro è la stessa dei paesi occidentali che sostengono Guaidó: Maduro è un leader illegittimo e la priorità è quella di “convocare elezioni libere e trasparenti in Venezuela il prima possibile”. Il ministro ha ribadito questo punto per rispondere a chi sostiene che l'Italia sia troppo solidale con il leader chavista. “Le elezioni presidenziali sono state illegittime – ha detto Moavero – Noi condanniamo ogni forma di violenza e di violazione dei diritti umani”. Il ministro non ha mai evocato il “principio di non ingerenza”, di cui hanno parlato alcuni esponenti grillini in Aula per giustificare il loro mancato sostegno a Guaidó.
La strategia dell'Italia in Venezuela, spiega Moavero, segue quattro punti fondamentali. Primo: bisogna risolvere la crisi umanitaria attraverso l'invio di medicine e altre forme di assistenza ai profughi. Il ministro ha annunciato uno “stanziamento di emergenza di due milioni di euro” per fare fronte alla crisi umanitaria in Venezuela. Tuttavia, non ha parlato del blocco agli aiuti imposto da Maduro che di fatto vanifica ogni sforzo umanitario dei governi stranieri. Secondo, il Venezuela deve “evitare una deriva violenta” e questo obiettivo deve essere perseguito attraverso una “riconciliazione democratica”. Il terzo punto, il più oscuro e controverso, è che “bisogna convocare libere elezioni il prima possibile”. Questo tema sta alla base della risoluzione della maggioranza presentata alla Camera dopo il vertice di governo tra il premier Giuseppe Conte, il vicepremier Matteo Salvini e Moavero.
Tuttavia, il ministro non spiega chi dovrà convocare le urne. Moavero precisa che l'Italia "riconosce l'elezione dell'Assemblea nazionale del Venezuela", ma non si esprime sul riconoscimento del suo presidente, Juan Guaidó. Alcuni deputati dell'opposizione, tra cui Piero Fassino (Pd) ed Elio Vito (Forza Italia), gli fanno notare che la sua posizione non è coerente: “Se riconosci la legittimità dell'Assemblea nazionale, come fai a non riconoscere Guaidò come presidente a interim in vista di nuove elezioni”. Tutti i partiti dell'opposizione, alcuni dei quali sono agli antipodi, si schierano a favore del riconoscimento di Guaidó. Moavero risponde che la posizione italiana è in linea con quella del Gruppo di contatto, composto da paesi europei e sudamericani. "Questo organo prenderà contatti con gli attori del Venezuela per garantire gli aiuti umanitari e avviare libere elezioni il prima possibile. Le elezioni sono un processo complesso". Infine, nel quarto punto, Moavero chiede di tutelare gli italiani residenti in Venezuela.
Il discorso del ministro degli Esteri è un tentativo di mediazione, a tratti molto forzato, tra la posizione della Lega e quella del Movimento 5 stelle. I deputati grillini difendono il “principio di non ingerenza” ed evocano dei paragoni azzardati tra il Venezuela e la Siria, la Libia e l'Iraq come giustificazione per il non-interventismo. La Lega invece ha dialogato con l'opposizione venezuelana. Ieri Salvini ha avuto un colloquio al Viminale con alcuni delegati di Guaidó e ha parlato al telefono con il leader dell'Assemblea nazionale. Il presidente dell'Assemblea nazionale ieri ha scritto una lettera agli italiani in cui ha chiesto il loro "sostegno per costringere Maduro a fare un passo indietro”.
l'editoriale dell'elefantino
C'è speranza in America se anche i conservatori vanno contro Trump
tra debito e crescita