Conciliare libertà e solidarietà: l'esempio europeo della sanità
Essere cittadini dell'Ue significa avere la libertà delle proprie scelte personali, dentro una rete in grado di proteggerle
Stavolta ne valeva proprio la pena: dopo due anni di missione nell’ambito della cooperazione internazionale in Senegal, iniziata con il Servizio volontario europeo, istituito dall’Unione europea e svolto tramite un’associazione italiana, Nicole è tornata in Germania per organizzare e gestire gli ultimi mesi di gravidanza. Con Gerard ha deciso di far nascere in Europa il bambino che aspettano e di cui non conoscono ancora il sesso. Ad accompagnarla, oltre il compagno, c’è Cate, la ragazza senegalese con la quale nel suo soggiorno africano ha stretto un rapporto solidissimo di amicizia. Mai avrebbero immaginato che quel ritorno a casa sarebbe stato tanto provvidenziale. All’arrivo in aeroporto, infatti, le autorità di vigilanza transfrontaliera, messe in allerta da Ewrs, il Sistema europeo di allarme rapido e di reazione impiantato dall’Ue, sottopongono i tre a uno screening preventivo, dal momento che proprio in quei giorni nell’Africa occidentale si segnala una nuova malattia a rischio di propagazione pandemica, il cui nome è ancora sconosciuto ma che proviene dallo stesso ceppo di ebola. E, purtroppo, dai primi esami sembra che Cate, sia pure in uno stadio molto iniziale, abbia contratto la malattia. La ragazza viene subito separata dai due amici europei, ricoverata d’urgenza e sottoposta a una serie di esami diagnostici di alta specializzazione. A tal fine viene convocato il Comitato per la sicurezza sanitaria dell’Ue, composto da esperti di tutti i paesi europei che condividono le informazioni in possesso nelle primissime ore per trattare nel migliore dei modi il caso. Si attiva subito la rete di sostegno: è informata l’Agenzia europea del farmaco per studiare il caso e sviluppare ricerche adeguate per nuovi medicinali avanzati, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo del rischio e, al contempo, l’Organizzazione mondiale della sanità, affinché vengano attivati a livello transnazionale misure di prevenzione.
Nel frattempo Nicole e Gerard, scongiurato il rischio di un contagio, escono dall’ospedale, sollevati ma dispiaciuti di non poter essere vicini in un momento come questo a Cate che però, dopo qualche settimana, reagisce positivamente alle terapie individuate per lei. Certo, Cate deve restare ancora per qualche tempo ricoverata, ma ora con maggiore serenità Nicole può dedicarsi agli ultimi due mesi di gestazione. E qui, però, arriva un’altra sorpresa. Grazie agli obblighi informativi stabiliti dall’Unione europea che i paesi membri devono osservare a beneficio dei propri cittadini, Nicole scopre che il tasso di parti cesarei eseguiti in Germania è notevolmente superiore a quello della media europea e, in modo particolare, a quello della vicina Francia. Anche su questo Nicole e Gerard sono perfettamente d’accordo: in assenza di gravi rischi per la salute – per la madre e per il nascituro – il parto dovrà essere naturale e, per non mettersi nelle condizioni di essere consigliati diversamente, decidono così di andare in Francia. Chiedono al punto di contatto nazionale tedesco le informazioni sui centri sanitari francesi e, secondo precisi obblighi vigenti sui diritti dei pazienti alle cure transfrontaliere stabiliti dall’Unione europea, ottengono una lista con informazioni adeguate sugli interventi svolti in passato dai diversi istituti e sugli standard di sicurezza e qualità rispettati. Apprendono che i costi che sosterranno in Francia saranno coperti dall’assicurazione sanitaria tedesca negli stessi termini in cui sarebbe accaduto se avessero svolto l’intervento in Germania perché così è stabilito in una direttiva dell’Unione europea e, sulla base di questa informazione, scelgono un centro a Digione in Borgogna. Prendono i contatti necessari, si informano sulle condizioni di alloggio strumentali alla prestazione sanitaria e scoprono che anche questi ulteriori costi sono coperti dal sistema sanitario tedesco in virtù di quella stessa direttiva. Se fossero stati vincolati al solo diritto nazionale tedesco, avrebbero corso maggiori rischi: l’Europa offre loro una scelta in più.
Il viaggio in Francia viene programmato a dieci giorni dalla scadenza del tempo presunto per il parto; ma, intanto, venti giorni prima, Cate è dimessa dal centro di ricovero. La ragazza, che non ha copertura assicurativa, né i soldi per sostenere le terapie, è aiutata dalla coppia europea. Gerard, grazie anche alla rete solidale della famiglia e degli amici, decide di sostenere i costi per l’acquisto dei farmaci. Per risparmiare un po’ cerca i fornitori via internet, ma quando inizia a fare ricerca online viene inondato di informazioni e non sa come orientarsi. Nella difficoltà di individuare rivenditori credibili e seri, che possano garantire sia la qualità dei farmaci, sia la sicurezza dell’approvvigionamento, si confida con Karl, il fratello che vive a Gröningen e che, a differenza di lui, non si è mai allontanato dall’Europa negli ultimi anni; scopre che un modo per distinguere i fornitori di vendita online di medicinali esiste: occorre cercare quelli che utilizzano il logo dell’Unione europea che certifica rivenditori e prodotti. Per Gerard è una felice novità: così acquista i farmaci – sicuri – a un prezzo competitivo da un fornitore austriaco, che garantisce spedizione gratuita. Risolti così i problemi di Cate, Gerard e Nicole vanno secondo i piani a Digione. Dopo un anno dalla nascita di Hélen, la coppia europea decide di ripartire per il Senegal e raggiungere nuovamente Cate, che nel frattempo era già ritornata. Ai loro genitori in apprensione per il futuro della piccola Hélen, Nicole e Gerard raccontano le potenziate disponibilità di farmaci per bambini che l’Unione europea ha appena cominciato a garantire con le nuove politiche che intendono contrastare la scarsità di investimenti delle società farmaceutiche: in futuro non sarà un problema rifornirsi di questi anche a distanza. Un risultato che, vista la quantità di risorse che richiede, difficilmente sarebbe possibile raggiungere senza un’istituzione grande come quella dell’Unione europea.
Per Nicole e Gerard essere europei questo significa: avere la libertà delle proprie scelte personali, dentro una rete in grado di proteggerle.