Il rinvio del voto in Nigeria è il simbolo di un caos politico pericoloso
Le elezioni sono strategiche per la stabilità politica dell’intero continente africano
Roma. Le elezioni di sabato scorso in Nigeria avrebbero dovuto rappresentare un passo in avanti per il sistema democratico della più grande economia africana. Poi però, quattro ore prima dell’apertura dei seggi, tutto è stato rinviato “per motivi organizzativi” al prossimo 23 febbraio. Il presidente nigeriano in carica, Muhammadu Buhari, ha detto che le cause dell’inefficienza saranno indagate dopo, a elezioni finite, e di aver ordinato alle autorità di essere “spietate” contro chi commette brogli: “Dico a chiunque voglia mettere le mani sulle schede elettorali o disturbeare ancora il voto che potrebbe essere l’ultima azione illegale che compie”. Buhari, che
I rappresentanti del Congresso di Tutti i Progressisti – il partito al governo con Buhari – hanno accusato il partito d’opposizione e il suo candidato, Atiku Abubakar, di aver strategicamente rinviato le elezioni in un complotto orchestrato con l’aiuto della Commissione elettorale indipendente. Atiku Abubakar, 72 anni, è uno dei più di settanta candidati alle elezioni presidenziali (tra loro c’è Chike Ukaegbu, “l’americano”, startupper di 35 anni che è il più giovane candidato della storia). Non è un nome nuovo della politica nigeriana: è stato vicepresidente dal 1999 al 2007, quando si scontrò con il suo ex presidente Olusegun Obasanjo che voleva prolungare la possibilità di candidarsi alla presidenza oltre i due mandati. Ma Abubakar è pure un businessman, e a metà gennaio è volato a Washington a stringere mani e ottenere il sostegno della sua presidenza, ma soprattutto per dimostrare agli elettori che non esisteva alcun divieto di viaggio in America nei suoi confronti dopo una vecchia accusa di corruzione che riguardava investimenti americani nelle telecomunicazioni nigeriane. “Sono serviti quattro anni per arrivare a questa sciarada ma i nigeriani non si faranno fregare da questa follia”, ha scritto sul Daily Post Abubakar, commentando il rinvio delle elezioni che, secondo la sua versione, sarebbe servito a Buhari per scoraggiare l’affluenza alle urne.
Le elezioni in Nigeria sono strategiche per la stabilità politica dell’intero continente africano, che subisce sempre di più l’influenza della Cina: secondo GlobalData, Cina e Nigeria, grazie ai progetti annunciati tra il 2019 e il 2023, saranno i maggiori contributori alla crescita globale dell’industria di raffinazione. La Nigeria è il paese africano dalle maggiori prospettive di crescita, non solo economica: il boom demografico porterà il paese, che già conta 200 milioni di abitanti, a essere il terzo più popoloso del mondo entro il 2050 dopo Cina e India. E quel che accade in Nigeria riguarda anche l’Italia: secondo il rapporto sulla presenza dei migranti nel nostro paese del ministero del Lavoro, nel 2017 “la comunità nigeriana contava 93.915 cittadini, pari al 2,5 per cento del totale di cittadini non comunitari in Italia. La loro età media è pari a 28 anni. Scarsa la quota di partecipazione al mercato del lavoro con un tasso di occupazione complessivo del 41,2 per cento (per la sola componente femminile è del 33 per cento). Rilevante la quota di disoccupati con il 38,1 per cento, (+7,9 per cento) e di inattivi, pari al 33,4 per cento della forza lavoro nigeriana”. Secondo l’ultimo report della Direzione investigativa antimafia, “La criminalità nigeriana, al pari di quella albanese, si conferma fra le più attive nel traffico di sostanze stupefacenti e nello sfruttamento della prostituzione, reato che spesso vede alla sua base delitti altrettanto gravi come il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, la tratta di esseri umani e la riduzione in schiavitù”. Dalle elezioni e dalla capacità dei leader politici nigeriani di gestire le crisi – anche quelle che vengono dall’estremismo islamico di Boko Haram – dipenderà in larga parte la stabilità del continente.