Il travolgente successo di Conte in Libia
Il governo italiano diventa irrilevante in un paese decisivo per noi
Ricordate il successo travolgente della conferenza sulla Libia organizzata a Palermo il 13 e 14 novembre 2018 dal governo italiano? Con pugno di ferro e sapiente gioco diplomatico il nostro presidente del Consiglio Giuseppe Conte riuscì a ottenere che il signore della Cirenaica, Khalifa Haftar, arrivasse con sole otto ore di ritardo alla conferenza, non negoziasse un bel nulla e però facesse una foto ricordo assieme a Fayez al Serraj, leader di Tripoli (un tempo) appoggiato dalla comunità internazionale. L’immagine fu celebrata dal governo gialloverde – che si era tenuto prudentemente al largo, presagendo il flop – come uno storico momento di pace. Forse soltanto Abu Bakr al Baghdadi che consegna la scimitarra in ginocchio davanti a Papa Francesco avrebbe potuto scatenare un entusiasmo maggiore. E infatti Conte un mese dopo disse che il 2019 per la Libia sarebbe stato “l’anno della svolta”, che suona molto come l’equivalente in politica estera di “sarà un anno bellissimo”.
Sono passati soltanto quattro mesi da Palermo e le forze di Haftar nel frattempo hanno preso il controllo di due pozzi di petrolio giganteschi nel sud del paese, dove lavora anche l’italiana Eni. Non ci vuole lo stratega Von Clausewitz per capire che è la situazione sul terreno a determinare i rapporti di forza e che se Haftar prende il controllo del settore energia – unica risorsa del paese – allora a Serraj non resta nulla. E i libici non rimangono per molto attaccati a chi non ha nulla da offrire. E dire Haftar vuol dire ovviamente Francia, e chissà quanto si diverte il presidente Emmanuel Macron che vede Haftar a Parigi a marzo, mentre il governo italiano va a vedere Christophe Chalençon, il fabbro dei gilet gialli. A ciascuno il suo. A questo punto Haftar dice che non vuole più incontrare Serraj “perché non conta niente” e se l’Italia era sponsor di Serraj allora per proprietà transitiva viene da chiedersi: quanto contiamo ancora noi?