L'università più amata dai grillini ha un grosso guaio con il prof. del Russiagate
Scotti e Mifsud: anni di misteri. Non si sa cosa c’entri la Link University con i russi, ma non si comprende perché il presidente dell'università dica cose non vere e perché tenti di far sparire gli stretti rapporti con il professore maltese
Nel fermo immagine il rettore dell'Università Lomonosov Sadovnichy mentre firma l'accordo con il presidente della Link Campus Scotti. Al suo fianco, l'ex ministro Franco Frattini e Joseph Mifsud (nel cerchio rosso)
Roma. Negli Stati Uniti è imminente, o comunque nelle fasi finali, la chiusura dell’inchiesta del procuratore speciale Robert Mueller sul cosiddetto “Russiagate”, ovvero l’indagine che ricostruisce l’influenza russa sulle elezioni presidenziali americane del 2016. Uno snodo centrale di questo intrigo internazionale è l’Italia e in particolare la Link Campus University, la fucina della classe dirigente del M5s, l’università dove Luigi Di Maio lo scorso anno presentò il suo programma di politica estera. E di questi argomenti, cioè del ruolo importante dell’Italia, sta parlando continuamente in maniera allusiva George Papadopoulos, il consigliere della campagna elettorale di Donald Trump condannato a 14 giorni di reclusione per aver mentito all’Fbi sul Russiagate. L’università fondata dall’ex ministro democristiano Vincenzo Scotti è infatti il luogo dove si sono incontrati nella primavera del 2016 Papadopoulos e Joseph Mifsud, il misterioso “professore maltese” della Link che si era proposto come tramite tra i russi e Trump.
Secondo quanto finora emerso dall’indagine di Mueller, versione poi confermata da Papadopoulos, Mifsud ha riferito al consigliere di Trump che i russi erano in possesso di “migliaia di email” imbarazzanti di Hillary Clinton e lo ha messo in contatto con Ivan Timofeev, un esponente legato al Cremlino. Papadopoulos ha dichiarato recentemente alla televisione americana Abc che proprio alla Link Campus, che lui definisce “a sort of a spy-school” (una specie di “scuola di spie”, probabilmente riferendosi al fatto che si tengono studi sull’intelligence), è avvenuto uno degli incontri con Mifsud in cui il professore maltese gli ha proposto di organizzare un incontro tra il comitato elettorale di Trump e la Russia. Queste sono le cose certe che sappiamo su Mifsud e la Link Campus, l’università in cui il M5s ha pescato la sua classe dirigente e da cui provengono il ministro della Difesa Elisabetta Trenta e la viceministro degli Esteri Emanuela Del Re. Anche perché sul resto ci sono solo molti misteri e altrettante bugie, soprattutto da parte della Link Campus.
Il mistero più grande riguarda Joseph Mifsud, nel senso che da un anno e mezzo, più precisamente dal novembre 2017, quando cioè è stato intervistato da Repubblica nei corridoi dell’università di Scotti, è sparito nel nulla. Lo cercano gli americani, i russi, anche la Corte dei conti italiana che l’ha condannato in contumacia e una fidanzata, ma nessuno sa dove sia (o quantomeno non lo dice). E soprattutto non si sa neppure con certezza se sia vivo o morto. Le bugie, invece, riguardano soprattutto la Link Campus e i suoi rapporti con il professore scomparso. La versione ufficiale, o almeno quella del presidente Vincenzo Scotti, visto che l’università ne dà tante tutte diverse, è che il rapporto professionale di Mifsud con la Link è iniziato nel 2017 come professore straniero in Italia della Stirling University ma, dopo il Russiagate, Mifsud è sparito nel nulla ed è “decaduto” senza aver “mai iniziato le lezioni”. Un passante desaparecido, insomma. Eppure le cose non stanno affatto così.
In un’inchiesta dell’11 aprile 2018, il Foglio ha ricostruito il ruolo fondamentale del professore maltese nella tessitura di legami e accordi internazionali della Link Campus: Mifsud è stato l’artefice, o comunque il mediatore, di una partnership tra l’ateneo e la Essam & Dalal Obaid Foundation (Edof), una fondazione della famiglia Obaid legata alla casa reale saudita, che ha fatto nascere nell’ateneo romano il Centre for War and Peace Studies (poi rapidamente e misteriosamente chiuso); è amico e socio in affari dell’avvocato svizzero Stephan Roh, che con la sua Drake Global ltd nel 2016 è diventato socio della Link Campus acquistandone il 5 per cento delle quote; infine è stato il promotore del più importante accordo siglato dalla Link Campus, quello con la Lomonosov Moscow State University (“la più importante università statale della Russia”).
L’8 ottobre 2016, alla firma dell’accordo a Mosca tra la Link Campus e la Lomonosov insieme a Scotti e Franco Frattini, l’ex ministro degli Esteri anch’egli professore alla Link, c’era proprio Joseph Mifsud. Ma Scotti sostiene che il Foglio non dice il vero: Mifsud non era a Mosca e non ha caldeggiato l’accordo con la Lomonosov. Nell’ultimo libro di Bruno Vespa “Rivoluzione”, a una domanda su questo specifico punto “Scotti non solo smentisce questa ricostruzione [del Foglio, ndr] – scrive Vespa nel libro – ma mi ha inviato copia del contratto con la Lomonosov in cui compare la sua sola firma per conto del rettore della Link Campus University, mentre non ci sono quelle di Mifsud e di Frattini”.
In realtà è Scotti che non dice pienamente la verità. Il Foglio ha scritto che Mifsud era presente alla firma (non che abbia firmato) e le cose stanno proprio così. A documentarlo è un servizio di cui il Foglio è in possesso, del canale all news Rossija 24 della tv di stato russa (vedi video) che mostra proprio la firma dell’accordo tra la Lomonosov e la Link: in rappresentanza dell’università moscovita ci sono il preside Ilya V. Ilyin e il rettore Viktor Sadovnichy (che firma) e per l’università romana Scotti (che firma), Franco Frattini e Joseph Mifsud. Il ruolo fondamentale di Mifsud in questa partnership è confermato dal professore della Lomonosov Yuri Sayamov che, in un numero del 2017 della rivista russa International Affairs, racconta la genesi dell’accordo con la Link: “Nel 2013, durante il suo soggiorno nella capitale russa, il professor Joseph Mifsud suggerì alla nostra facoltà di unirsi a un progetto per riformare la Link Campus University a Roma”.
Ma le stranezze su questo accordo non finiscono qui. Perché la partnership con la “più importante università statale della Russia”, celebrata dalla Link come un grande successo nel suo processo di internazionalizzazione, non esiste più. Eppure l’agreement con i russi prevedeva una “validità di 5 anni” – quindi fino all’ottobre 2021 – e l’apertura a Roma del “Center for Science and Education Lomonosov”, un centro studi “sotto la supervisione della Lomonosov Moscow State University”. E in effetti, nel maggio del 2017, c’è stata anche l’inaugurazione del “Center for Science and Education Lomonosov” con Scotti e Ilyin che tagliavano il nastro. Ma ora non c’è più nulla: notizia con le foto dell’inaugurazione rimossa dal sito della Link e accordo cancellato dal sito dell’Università Lomonosov di Mosca. Come, analogamente, è sparito dal sito della Link il nome della Lomonosov dalla pagina web sugli “Accordi e progetti con università straniere”. E l’interruzione di un accordo tra due università, in maniera così brusca e così in anticipo rispetto alla scadenza, è una vera anomalia. Contattato dal Foglio Scotti dice che il centro è stato chiuso perché i russi “non l’hanno implementato” e che con loro “è stato fatto solo un master sulla globalizzazione e basta” (master che secondo il ministro Trenta è stato progettato da Mifsud, inserendo docenti russi come Timofeev, ma Scotti nega – come al solito – il ruolo del maltese scomparso). Quanto alla presenza di Mifsud a Mosca con lui e Frattini durante la firma dell’accordo, Scotti risponde: “Non eravamo noi tre, se Mifsud fosse a Mosca in quei giorni non lo so, c’era un grande evento, può darsi sia passato di lì”. Ma Mifsud era seduto proprio al suo fianco (vedi foto e video). Scotti aggiunge che Mifsud “non è mai stato professore e non ha mai insegnato alla Link, ha fatto solo qualche convegno”. Anche questo non è vero: Mifsud ha insegnato alla Link per diversi anni, partecipando anche alle inaugurazioni dell’anno accademico.
Non si sa cosa c’entri la Link con i russi, ma non si comprende perché Scotti dica cose non vere e perché tenti di far sparire, insieme a Mifsud, i lunghi e stretti rapporti con il professore maltese del Russiagate.