A Brooklyn se non sei vaccinato contro il morbillo prendi una multa da mille dollari
Il sindaco di New York Bill de Blasio martedì ha dichiarato lo stato d’emergenza sanitaria. Da dicembre ventuno persone sono finite in ospedale, cinque in terapia intensiva, e la settimana scorsa ci sono stati settantanove nuovi casi
New York. Ho controllato il mio codice postale a Brooklyn per vedere se abito in una delle quattro zone in cui, da martedì, se non riesci a provare di essere già vaccinato contro il morbillo le autorità della città ti danno una multa da mille dollari. I codici sono 11205, 11206, 11211 e 11249, non è il mio caso, ma capisco l’esasperazione del sindaco Bill de Blasio, che martedì ha dichiarato lo stato d’emergenza sanitaria e tra le altre cose ha imposto la multa. Non possiamo costringere la gente a vaccinarsi in massa – ha detto – e non esiste una soluzione di forza, ma possiamo multare chi ancora rifiuta di vaccinarsi. A dicembre aveva vietato ai bambini non vaccinati di andare a scuola, ma il divieto era stato ignorato e il risultato è che l’infezione ha preso velocità: ventuno persone sono finite in ospedale, cinque in terapia intensiva, e la settimana scorsa ci sono stati settantanove nuovi casi – senza contare quelli che sono tenuti nascosti. Nessuno immagina ispettori in giro per le strade di Williamsburg (è il quartiere colpito) per controllare se i passanti hanno oppure no il certificato di vaccinazione, roba che finirebbe alla Corte suprema il giorno dopo per violazione dei diritti costituzionali, ma se a un bambino viene il morbillo potrebbero arrivare verifiche veloci sui suoi compagni di classe.
La responsabilità di questa situazione è di un libercolo di quaranta pagine con un titolo molto neutro che non lascia immaginare il contenuto, “The Vaccine Safety Handbook”, e circola nella comunità di ebrei ultraortodossi di Brooklyn. Il libercolo è stampato da una sedicente organizzazione per la salute dei bambini, la Peach (Parents Educating and Advocating for Children’s Health) e sconsiglia i genitori ultraortodossi di vaccinare i figli: “I vaccini sono il pericolo più grande per la salute pubblica, causano l’autismo e contengono cellule di feti abortiti”. Si tratta di un movimento minoritario, i rabbini dicono che i vaccini sono perfettamente legittimi dal punto di vista religioso – rispettano tutti i requisiti per essere kosher – e la maggioranza dei trecentomila ebrei ultraortodossi che vive nello stato di New York è già vaccinata, ma la frangia di antivaccinisti punta a spaventare tutti: “I vaccini contengono DNA di topo, di scimmia e di maiale”, scrive via mail uno dei propagandisti della Peach, e quindi sono impuri. Questa robaccia gira, viene letta, semina il panico. Il risultato è che una yeshiva nel cuore di Brooklyn ha ignorato il divieto di ingresso per i bambini non vaccinati ed è diventata un focolaio per quaranta nuovi casi. A Rockland, una delle contee dello stato di New York dove la presenza di ebrei ultraortodossi è più numerosa, le autorità locali hanno vietato ai bambini non vaccinati l’ingresso non soltanto a scuola, ma a qualsiasi spazio pubblico. La settimana scorsa però un giudice ha sospeso l’ordinanza per questioni di costituzionalità.
Gli ebrei ultraortodossi di New York – circa trecentomila persone – non sono gli unici ad avere problemi con i vaccini. Dall’altra parte del paese a Seattle il morbillo è esploso di recente perché i vaccini sono rifiutati dalle persone con idee politiche più di sinistra – vedono con sospetto ogni consiglio o imposizione che arrivi dal governo. In Texas, sono i conservatori a essere diffidenti verso i vaccini. A ciascuno la sua ragione, la conseguenza è lo stessa: l’immunità di gregge si abbassa sotto la soglia di guardia e il contagio si allarga. Adesso tocca a Brooklyn e in particolare a Williamsburg, che è l’area hipster di New York dove la mistica della fighetteria anche salutista scorre potente: i supermercati vendono acqua di cocco spremuta a freddo da piantagioni biologiche per otto dollari meno di un litro, fare colazione con un croissant costa dieci dollari ed è attraversata dalla linea G della metropolitana, che è quella dove i passeggeri leggono più libri – Milan Kundera e saggi politici, mica libracci commerciali. E che ora è diventata la zona dell’ordinanza sanitaria più restrittiva d’America (succede. Del resto il Wall Street Journal la settimana scorsa aveva un articolo sul fatto che l’inverno è stato mite e quindi le autorità cittadine ora si aspettano molti topi e Brooklyn ha molte Rat Mitigation Area – che non suona bene). De Blasio è innervosito dal morbillo anche perché tra dieci giorni è Pasqua, le famiglie si scambiano visite, si viaggia, si pranza assieme: per una malattia infettiva come il morbillo che si trasmette nell’aria e ha un’incubazione discreta di ventuno giorni sarà una grande occasione.