Il governo Conte, un camaleonte in Asia
Il premier incontra Shinzo Abe e parla di valori democratici e diritti umani. Ma non stavamo con la Cina?
Roma. Il secondo giorno di viaggio in Europa del primo ministro giapponese Shinzo Abe è iniziato con un appuntamento con il vicepremier italiano Matteo Salvini. Un incontro “richiesto” direttamente dal gabinetto del leader della Lega, a quanto risulta al Foglio, mentre non sarebbe arrivata alla delegazione giapponese nessuna comunicazione dall’altra parte del governo gialloverde – per intenderci, quella che ha gestito quasi in autonomia il dossier cinese, la visita di stato in Italia del mese scorso del presidente Xi Jinping e la firma del memorandum d’intesa sulla Via della Seta.
Salvini, accompagnato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, si è presentato alle nove del mattino all’hotel di Abe, e sembra che durante l’incontro, durato quindici minuti netti, abbia fatto molte domande sull’Abenomics, la strategia economica delle “tre frecce” lanciata nel 2013 dal governo Abe, e sul sistema di controllo dell’immigrazione nipponico. Sembra che Salvini ci tenesse molto a incontrare Shinzo Abe: era atteso già martedì sera al ricevimento organizzato dal ministero dell’Agricoltura giapponese al Grand Hotel Plaza di via del Corso, dove avrebbe dovuto partecipare al brindisi d’apertura insieme con il primo ministro di Tokyo. Poi, però, il tormentato Consiglio dei ministri ha fatto saltare l’appuntamento all’ultimo minuto, così come all’ultimo minuto era stato annunciato, e alla fine a dare il via al banchetto sono stati soltanto Shinzo Abe e la first lady Akie. Ieri sera erano duecento gli invitati a cui sono stati presentati alcuni dei prodotti di punta dell’agroalimentare giapponese, che Tokyo ha tutto l’interesse di promuovere con l’entrata in vigore, il 1° febbraio scorso, del Trattato di libero scambio tra Unione europea e Giappone. Presenti molte personalità legate al mondo orientale ma, a eccezione dell’ambasciatore italiano a Tokyo, Giorgio Starace, non c’era nessun rappresentante dei ministeri che il commercio con il Giappone dovrebbero promuoverlo.
Durante la giornata di oggi, Abe ha incontrato al Quirinale il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e poi è arrivato a Palazzo Chigi per il momento più politico, e cioè la riunione con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Durante la conferenza stampa, Conte ha detto subito che con il Giappone l’Italia “condivide valori democratici” e l’attenzione per i diritti umani, valori citati poi in apertura anche da Shinzo Abe. Il presidente del Consiglio – quasi come un’excusatio non petita – ha poi aggiunto che con il premier Abe avrebbe discusso della sua visita in Cina durante il pranzo di lavoro, e la delegazione giapponese ha risposto con un no comment a chi chiedeva un commento sull’ingresso del primo paese del G7 nel progetto cinese della Via della Seta.
Conte domani parte per Pechino, e venerdì sera sarà al Palazzo dell’Assemblea nazionale del popolo di Piazza Tienanmen per partecipare, come unico leader del G7, alla cena di benvenuto del secondo Forum della Via della Seta. E sarà un fine settimana intensissimo per il presidente Conte, che domenica dovrà assistere anche all’inaugurazione della mostra che i cinesi si sono affrettati a mettere in piedi con i reperti archeologici “restituiti dall’Italia” alla Cina, con un’attenzione mediatica che sa più di mortificazione che di apprezzamento. Ma come un camaleonte, anzi con “fare ecumenico”, ha scritto sul Sole 24 Ore Stefano Carrer, il governo guidato da Giuseppe Conte è capace di questo e di quello, e si adatta al partner asiatico che ha vicino, senza avere forse ben chiara una visione concreta della politica estera italiana. Conte ieri ha annunciato l’adesione dell’Italia anche alla strategia del governo Abe per la costituzione di una “regione Indo-Pacifico libera e aperta”, e strettamente connessa con l’Europa.
La “Free and Open. Indo-Pacific Strategy” sta diventando uno dei prodotti più esportabili della politica estera giapponese – che comunque, ultimamente, si è molto riavvicinata alla Cina – un progetto ancora piuttosto fumoso ma che “non è da considerare in contraddizione con la Via della Seta cinese”, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri di Tokyo oggi, aggiungendo che “Conte ha appoggiato questa visione e l’intenzione di formulare progetti concreti”. D’altra parte, la concretezza l’ha messa Abe, quando ha ricordato l’entrata in vigore, il 5 aprile scorso, dell’accordo sul trasferimento di tecnologie per la sicurezza e la Difesa, il primo di questo genere che fa il Giappone con un paese europeo.
La Francia si sposta verso Tokyo
Ieri Abe ha iniziato con la Francia il suo tour operativo in Europa e nord America, e “per un caso fortuito”, fanno sapere al Foglio, ha fatto le stesse due tappe compiute dal presidente cinese Xi. A differenza del leader cinese, però, Abe ha iniziato con Parigi e un incontro col presidente Emmanuel Macron, con cui ha discusso a lungo del caso dell’ex amministratore delegato dei gruppi automobilistici Renault e Nissan Carlos Ghosn. Il governo di Macron, dopo un iniziale focus sulla Cina, da qualche mese sta tentando di “ribilanciare” la sua alleanza con il Giappone: “C’è un positivo riequilibrio in atto, basato su una maggiore consapevolezza a Parigi dei limiti della partnership cinese sia a livello economico sia strategico”, ha scritto sul Diplomat Valérie Niquet, a capo del dipartimento Asia del think tank Fondation pour la recherche stratégique, dovuto anche al fatto che la Francia sarà paese ospitante del prossimo G7 e il Giappone del prossimo G20. “Per Parigi come per Tokyo, si tratta anche di mettere in evidenza i punti di convergenza tra Giappone e Unione europea in contrapposizione al potere della Cina, un ‘rivale sistemico’ secondo la Commissione europea”, scrive Niquet.