Vienna nazi spy
Che si fa se l’estrema destra piazza i suoi uomini nei servizi che sorvegliano l’estrema destra?
Il New York Times ha un profilo interessante di Sybille Geissler, la specialista che da dodici anni dirige l’unità dell’intelligence austriaca che si occupa dell’estrema destra. Geissler non parla ai giornali per non dare ai suoi nemici nel governo di Vienna un pretesto per chiedere le sue dimissioni, ma in una recente testimonianza al Parlamento ha raccontato cosa è successo un anno fa quando la polizia austriaca ha fatto un raid dentro al quartier generale dei servizi segreti. Premessa: diciassette mesi fa il Partito della libertà austriaco (Fpö) che è di estrema destra e ha un accordo di collaborazione con il partito del presidente russo Vladimir Putin è entrato come partner di minoranza nel governo del cancelliere Sebastian Kurz e si è preso i ministeri dell’Interno e della Difesa. I due ministeri guidano i Servizi di sicurezza e di intelligence, che tra le altre cose tengono d’occhio i gruppi di estrema destra. Anzi, la sorveglianza dei neonazi che minacciano l’ordine costituzionale in Austria è una parte importante del loro lavoro. Appena gli uomini di Fpö sono arrivati al governo, dice Geissler, ho ricevuto la richiesta di consegnare la lista degli infiltrati e degli informatori dei servizi dentro l’estrema destra, cosa che ho rifiutato di fare. Poi a marzo sono arrivati i raid della polizia, che ha portato via documenti, hard disk dai computer e anche dossier d’intelligence condivisi con paesi alleati.
Il Parlamento ha chiamato Geissler a parlare perché c’è un’inchiesta per capire se l’estrema destra tenta di condizionare o di fermare il lavoro dei servizi segreti – ma si tratta di un problema che riguarda tutti gli stati europei in cui i partiti nazionalisti e molto a destra sono in ascesa, come in Polonia e in Ungheria. Eletti grazie a campagne basate per intero sulla sicurezza e sull’immigrazione, quasi sempre finiscono per prendersi i ministeri che dirigono le forze di polizia e l’intelligence. Che si fa se le stesse fazioni che sono tenute d’occhio dai servizi per le loro idee estreme piazzano uomini dentro alle istituzioni e conquistano posti di comando?
Geissler dice che durante i raid ha temuto che fosse arrivato “il giorno X”, che è il nome in codice dato dai gruppi dell’estrema destra al giorno ipotetico in cui prenderanno il potere con la forza. Si tratta di un riferimento molto interessante, perché Giorno X è il nome del piano di una rete neonazista scoperta dentro all’esercito tedesco. Nell’aprile 2017 un ufficiale di 28 anni è stato incriminato in Germania perché pianificava assieme ad altre due persone di assassinare politici di alto livello, incluso il presidente, e poi di far ricadere la colpa su immigrati. Durante l’indagine gli investigatori s’imbatterono in un secondo piano, chiamato appunto “Giorno X”, che avrebbe coinvolto molti uomini delle Forze speciali tedesche. L’inchiesta e le perquisizioni nella caserma delle forze speciali non hanno portato a risultati concreti, ma c’è il sospetto che gli uomini siano stati avvisati in anticipo di quello che stava per succedere. Che in Austria la specialista che si occupa di minaccia neonazi parli della stessa cosa è senz’altro interessante.
Le guardie all’ingresso del quartier generale dei servizi adesso hanno l’ordine – in caso di nuovi raid – di non fare passare la polizia finché non ci sono chiarimenti da molto in alto, ma ormai il danno è fatto. L’Austria è esclusa per molte questioni dal cosiddetto Club di Berna, vale a dire il meccanismo di scambio d’informazioni d’intelligence tra i paesi europei. Quando la Finlandia ha chiesto aiuto per rintracciare alcuni sospetti agenti russi, il dossier della richiesta era marcato “per tutti, Austria esclusa”. Funzionari dell’intelligence austriaca dicono di avere notato di essere stati estromessi dalle questioni che riguardano la Russia, perché i partner temono che le informazioni condivise siano passate ai russi. Ora a questo timore si è aggiunto quello per i contatti del governo con i gruppi dell’estrema destra. Il cancelliere Kurz dopo i raid ha preteso che il direttore dei servizi faccia rapporto direttamente a lui (e non solo ai ministri Fpö) e dice di avere tracciato “una linea rossa”. Ma un funzionario anonimo dei servizi sentito dal New York Times quando gli è stato chiesto di commentare la linea rossa ha fatto zig zag con il dito sul tavolo, per dire che non è così vincolante.