La May apre a un secondo referendum ma non ci sono i numeri in Parlamento
I laburisti e gli euroscettici conservatori rifiutano l'ultima offerta della premier sulla Brexit. La maggioranza a Westminster è ancora più lontana
La premier britannica Theresa May ha promesso una serie di concessioni per convincere i deputati a votare a favore del suo accordo la prima settimana di giugno. Il primo ministro ha spiegato in un discorso a Londra che se i deputati dovessero approvare il suo accordo, potranno esprimersi su un secondo referendum in Parlamento. Questa scelta ha un valore più che altro simbolico: è la prima volta che la premier parla di una nuova consultazione sulla Brexit, a cui resta molto contraria. La May ha ribadito che per “svolgere un nuovo referendum prima i deputati devono approvare un accordo”, in un ultimo tentativo di convincere l'opposizione. Tuttavia, il leader del Labour, Jeremy Corbyn, ha respinto le richieste della premier spiegando che “l'annuncio di oggi ricalca la posizione del governo nelle trattative della scorsa settimana”, che non sono andate a buon fine. La May oggi ha proposto delle misure ad hoc per venire incontro alle richieste del Labour – ad esempio, ha proposto di rafforzare i diritti dei lavoratori – ma non c'è stato nulla da fare.
La promessa di un secondo referendum non cambia la situazione in Parlamento. I deputati hanno già bocciato due volte un emendamento sul People's Vote (ventisette voti di scarto la prima volta, dodici la seconda), e nel frattempo non ci sono stati segni di un cambio di posizione. Inoltre, i parlamentari sarebbero stati liberi di esprimersi un'altra volta sul secondo referendum anche senza l'annuncio della premier. Alcuni analisti suggeriscono che la May abbia fatto questa apertura perché scommette sul fatto che verrà bocciata dal Parlamento. Sul tema dell'unione doganale, che gode di un consenso parlamentare più ampio (l'emendamento è stato bocciato per soli tre voti), la premier è stata molto più cauta. Ha promesso l'unione doganale temporanea, e questo significa che il suo successore avrà le mani libere per negoziare il rapporto futuro con l'Unione europea. I laburisti chiedono un'unione doganale permanente – temendo che il prossimo premier sia un brexiteer di ferro – e questo è stato uno dei motivi per cui non hanno accettato l'offerta della May. La premier ha detto per la prima volta che il governo non si opporrà nel caso in cui i deputati approvassero un secondo referendum, ma è una concessione debole che non sposta gli equilibri. Il problema sono sempre i numeri in Aula.
Paradossalmente, le possibilità di trovare una maggioranza a Westminster sono diminuite dopo l'annuncio di oggi pomeriggio. Alcuni conservatori che avevano votato a favore dell'accordo la terza volta, oggi hanno annunciato di avere cambiato idea a causa delle concessioni della May. Il falco filoBrexit Jacob Rees-Mogg ha detto che “l'offerta della premier è peggio di prima”, e anche l'ex ministro della Brexit, David Davies, pare aver cambiato idea. Trentatré conservatori avevano votato contro l'accordo della premier l'ultima volta e, secondo una lista di Buzzfeed, la cifra oggi è aumentata a 47.