Un dibattito televisivo francese in cui sono presenti i candidati dei maggiori partiti alle europee. Al centro Raphaël Glucksmann (Foto LaPresse)

Vivere agitati sulla soglia di sbarramento. Corsi di sopravvivenza nella sinistra francese

Mauro Zanon

La gauche marcia divisa alle elezioni europee e la lista congiunta Place Publique-Partito socialista rischia di non entrare a Strasburgo. "È il lento suicidio della sinistra” 

Parigi. “Raphaël Glucksmann, il Partito socialista e l’incubo del 5 per cento”, titolava l’Express a inizio maggio. Ora che mancano quattro giorni alle elezioni europee, e i sondaggi non danno segni di miglioramento, il terrore di non superare la soglia di sbarramento inizia a essere concreto tra i candidati della lista congiunta Place Publique-Partito socialista (Pp-Ps). L’effetto Glucksmann, l’intellò che doveva riconquistare l’elettorato dei trentenni-quarantenni che era stato attratto da Emmanuel Macron nel 2017 e riunire le varie anime della gauche sotto la stessa tenda, non c’è stato: Place Publique, la sua creatura politica e metapolitica, ha raccolto più fischi che applausi – ecco i bobò di Saint-Germain-des-Prés che si mettono in posa su Libération, ma dove vogliono andare? hanno commentato con perfidia i baroni del socialismo di provincia – e per molti l’avventura glucksmanniana ha soltanto aggravato il solito spezzatino di sinistra, aumentando il bacino degli indecisi, degli elettori storditi da tutti questi leader che si dicono difensori della “vera sinistra” (l’ultimo è stato l’economista Thomas Piketty che su Libé ha detto che la gauche, “quella vera”, è la sua).

  

 

Qui non si tratta più di sapere quanti eurodeputati riuscirà a piazzare la lista Pp-Ps nel prossimo Europarlamento, ma di capire se ci riuscirà: sarebbe una prima assoluta per il partito fondato da François Mitterrand più di quarant’anni fa, e potrebbe condannarlo a una lunga e forse incurabile depressione. Per questo motivo, negli ultimi giorni, si sono mobilitati gli ex ministri del quinquennio hollandiano: turiamoci il naso e stringiamoci attorno al ragazzo, si sono detti, è una questione di sopravvivenza. E così, a Rouen, si è presentata Christiane Taubira, la ministra originaria della Caienna che ha fatto passare la storica legge sui matrimoni e le adozioni gay che porta il suo nome, e a Lione, giovedì scorso, si è rifatto vivo pure Bernard Cazeneuve, l’ex ministro dell’Interno di Hollande. “Questa sera, a Lione, in questa bella sala riunita e fervente, sono venuto a promettervi delle vittorie (alcuni hanno fatto gli scongiuri, visto come è andato a finire il quinquennio hollandiano, ndr), oltre a quella che auguro a Raphaël e a tutta la lista fra otto giorni”, ha affermato Cazeneuve.

 

Najat Vallaud-Belkacem, ex ministro dell’Istruzione, e Anne Hidalgo, sindaco di Parigi, hanno ugualmente manifestato il loro sostegno alla lista condotta da Glucksmann. Hollande, dopo settimane di tentennamenti, si è espresso quattro giorni fa. “È necessario che ci sia il maggior numero di deputati europei socialisti, dunque di deputati francesi socialisti”, ha dichiarato l’ex inquilino dell’Eliseo. L’ex compagna, Ségolène Royal, ha invece voltato le spalle alla lista condotta dai suoi compagni di partito, dando il suo appoggio alla lista della République en marche (Lrem) di Macron, con cui c’è un ottimo rapporto dai tempi in cui erano assieme al governo.

 

Le convergenze sui temi dell’ecologia e del sociale c’erano eccome per formare una grande casa comune, ma ancora una volta hanno prevalso le lotte di ego e i narcisismi, con Yannick Jadot, leader dei Verdi francesi, contrario a ogni tipo di simbiosi con i socialisti – un’opposizione tutta estetica e per niente ideologica – e un Benoît Hamon, passato da candidato alle presidenziali del Ps a epifenomeno politico con il suo movimento Génération-s, più impegnato ad attaccare il capolista Pp-Ps e il segretario socialista Olivier Faure che a proporre soluzioni (“I figli del vuoto sono loro!”, ha detto Hamon, riferendosi al titolo dell’ultima opera di Glucksmann). “Sappiamo che il cammino sarà lungo, che le antiche querelle sussistono, che i vecchi cecchini ci attendono sornioni al varco. Ma non abbiamo scelta!”, ha detto il fondatore di Place publique durante uno dei suoi ultimi meeting. E ancora: “Quando la bandiera della sinistra è per terra, è nostra responsabilità raccoglierla e andare in battaglia senza preoccuparsi dei sondaggi”.

  

La scorsa settimana, venti ex ministri socialisti, tra cui Jack Lang e Hubert Védrine, hanno bacchettato Glucksmann con una lettera severissima, per aver detto a margine di un incontro che Mitterrand è stato “complice del genocidio in Ruanda”. La sua presa di posizione è stata forte, ma la reazione dei tenori del mitterrandismo è stata sproporzionata e ha trasmesso la solita immagine di una formazione frammentata. È il “lento suicidio” del Partito socialista: parola di Jean-Yves Le Drian, ministro degli Esteri ed ex pezzo da novanta del socialismo francese.

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