La politica a colpi di frappè non va
I milkshake contro la far-right inglese sono funny ma dietro c’è il vuoto
Roma. Lanciare frappè contro i politici e i propagandisti della destra estrema inglese è diventato un gesto di protesta politica frequente nelle ultime tre settimane. Lunedì un uomo ha colpito Nigel Farage, capo del partito inglese per la Brexit, con un frappè alla banana e al caramello salato da cinque sterline della catena Five Guys. All’inizio del mese è circolato molto il video di una persona che versa un frappè alla fragola di McDonald’s su Tommy Robinson, un attivista della destra che si candida come indipendente (Robinson è stato centrato da due frappè in due giorni). Da allora Carl Benjamin, un candidato che ha minacciato di stuprare una parlamentare inglese, è stato colpito da quattro frappè. A Peterborough un uomo ha lanciato un frappè contro un gazebo elettorale. I volontari che scortano Robinson ora temono chiunque abbia un frappè in mano e sia nella stessa piazza o strada. La polizia di Edimburgo ha chiesto a McDonald’s di non vendere frappè durante un comizio di Farage sabato scorso e la richiesta è stata accettata. La catena Burger King ha risposto con un tweet di provocazione: “Caro popolo scozzese, venderemo frappè tutto il fine settimana. Divertitevi”.
Farage era molto consapevole di essere il bersaglio predestinato di un “milkshaking” – che è il nome del gesto di protesta – ma lunedì non ha potuto farci nulla. “Che fallimento completo, potevate vederlo da un miglio”, ha detto alle sue guardie del corpo che non sono riuscite a fermare l’uomo che gli ha versato addosso il frappè. Nella tappa successiva a Wakefield si è rifiutato di scendere dal bus della campagna elettorale, “la folla sarebbe su di me in trenta secondi” ha detto.
Il lancio di frappè ha creato due scuole di pensiero. Da una parte ci sono quelli che pensano che siano uno strumento legittimo di protesta politica. I frappè sono acquistabili ovunque, girare con un frappè in mano è lecito, se lo versi di colpo addosso a un politico in abiti formali l’effetto a favore di telecamere e fotografi è spettacolare. Il fascismo, sostiene chi aderisce a questa scuola di pensiero, non fa parte dello spettro normale della politica e dovrebbe essere zittito e impedito in ogni occasione – come farebbero i fascisti con la politica normale se soltanto ne avessero il potere. Il milkshaking non è nulla paragonato a quello che fanno gli estremisti (la parlamentare Jo Cox fu uccisa a coltellate nel giugno 2016) e contribuisce molto a ridicolizzare la mistica dell’ascesa inarrestabile e violenta che eccita l’estrema destra. Ai fascisti piace occupare lo spazio pubblico con l’intimidazione, respingerli a colpi di frappè suona come una trovata innocua. “Farage morto per ferite da frappè”, titolava il sito umoristico The Onion.
La seconda scuola di pensiero sostiene che lanciare frappè è una forma di violenza politica. L’uomo che ha versato il frappè addosso a Farage lunedì mattina è indagato per il reato di assalto. Una volta che legittimi l’idea che la campagna di candidati che comunque hanno elettori può essere ostacolata con il milkshaking, hai inserito un elemento pericoloso. Trovare gente che versa frappè non è così difficile. Soprattutto, se hai bisogno dei frappè contro il partito della Brexit che però è in testa nei sondaggi, allora dovresti chiederti dove hai sbagliato. Se non hai una proposta politica che convince, se non riesci a mobilitare gli elettori inglesi, se devi far ricorso agli attacchi personali allora i frappè non risolvono la situazione. Tutti i politici in campagna elettorale hanno sempre un paio di vestiti di riserva in caso di necessità, il milkshaking non farà oggi quello che uova e torte in faccia non hanno fatto prima.