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Un pesce di nome Brexit

Maurizio Stefanini

Il liberale inglese Watson ci spiega il voto con una metafora che sa di zuppa e qualche paragone con l’Italia

Roma. “Entrare nell’Ue è come pescare dei pesci e cucinarli in una zuppa di mare. Fare la Brexit è come prendere i pesci cotti nella zuppa di mare, buttarli in un acquario e pretendere che si rimettano a nuotare”. Già tra 2002 e 2009 capogruppo liberale al Parlamento europeo e tra 2011 e 2015 presidente dell’Alde, Graham Watson dà questa definizione folgorante per spiegare quello che è successo nel Regno Unito. “I partiti che sono contro la Brexit hanno preso più voti di quelli che sono a favore della Brexit, anche escludendo laburisti e conservatori. A parte la grande sorpresa di Lib-Dems e Verdi, a un certo punto sembrava addirittura che i conservatori non avrebbero preso neanche un seggio. Alla fine ne hanno presi quattro, ma questo resta comunque il risultato peggiore della loro storia”.

  

 

E adesso? “Il Partito conservatore avrà un nuovo leader, perché Theresa May si è dimessa. Probabilmente sarà Boris Johnson, e probabilmente ne farà un partito ancora più a favore della Brexit. Essendo però Johnson un opportunista sarebbe anche capace di cambiare idea e di volere un secondo referendum. La possibilità di un secondo referendum dopo questo risultato è aumentata. All’interno del Partito laburista si preannuncia un grande scontro: in molti dicono che se Corbyn avesse aperto a una seconda consultazione avrebbe perso di meno”. Watson ha la moglie italiana e segue le vicende politiche di Roma con particolare attenzione e paragonando il risultato di Nigel Farage a quello di Salvini ha detto: “In Italia la situazione è più preoccupante perché non c'è un bilanciamento. I liberali di Più Europa non sono arrivati al 4 per cento”.

 

 

I voti sono passati dai Cinque Stelle a Salvini. “Salvini se non altro si capisce cosa vuole. I Cinque stelle sono una nebbia”. Secondo Watson “c’è quasi il rischio di una guerra civile tra i cittadini che amano l’Europa e quelli che la rifiutano”. Ma in questa guerra, secondo Watson, ci sono anche interessi stranieri, ad esempio la campagna per la Brexit è stata foraggiata da fondi stranieri: “I russi, ma prima ancora certi hedge funds della East Coast cui non andava bene che Bruxelles potesse regolare il loro comportamento nei mercati finanziari”. E più in generale sul risultato europeo? “Importante il voto per i Verdi, sono percepiti come antiestabilishment, pur non essendo propriamente un nuovo partito”. I liberali salgono da 70 a 108 seggi. “Si torna al 2007, quando da presidente del gruppo liberale avevo 106 deputati. Certo, bisogna chiedersi quanti di questi siano liberali sul serio. Penso ai cechi, o a Macron, o a Ciudadanos. Comunque sono centristi ed europeisti”.