Netflix vuole boicottare la Georgia contro la legge sull'aborto
La piattaforma di streaming dice che è pronta a fermare la produzione di serie tv e film. Ma togliere denaro è uno strumento di lotta utile?
Roma. Da quando il governatore della Georgia, il repubblicano Brian Kemp, ha firmato la nuova legge sull’aborto, che intende vietare l’interruzione di gravidanza dal momento in cui è possibile rilevare l’attività cardiaca dell’embrione, le proteste sono state molte. Anche Hollywood si è mobilita e il primo che dagli ambienti cinematografici ha deciso di annunciare il boicottaggio della Georgia è stato Netflix. La piattaforma di streaming, con un comunicato di Ted Sarandos, responsabile dei contenuti, ha detto che sta ripensando ai suoi investimenti nello stato e se la legge nel 2020 entrerà in vigore la produzione di serie tv e film verrà interrotta. In Georgia sono state girate “Stranger Things” e “Ozarak”, ma anche film come “Holidate”, e Netflix ha comunicato che la decisione ha a che fare con la protezione delle “molte donne che lavorano nelle produzioni in Georgia i cui diritti, insieme a quelli di milioni di altre donne, saranno gravemente limitati da questa legge”. Ma il comunicato di Netflix non ha ottenuto l’appoggio nemmeno di chi è contro la legge. Stacey Abrams, la democratica sconfitta da Brian Kemp nelle ultime elezioni, non ha approvato l’annuncio di Netflix né l’appello di Hollywood a boicottare su larga scala lo stato: togliere denaro alla Georgia non è uno strumento di lotta utile, ha detto Stacey Abrams, anzi, potrebbe togliere allo stato energia e denaro per contrastare la legge. Oltre che causare grandi danni economici: l’industria cinematografica della Georgia, grazie a incentivi e sgravi, ora offre novantaduemila posti di lavoro.