Cosa vuole Trump a Londra
Dalla sanità più aperta al mercato alla linea dura su Huawei. La Gran Bretagna è debole senza Ue, e Washington ne approfitta
Roma. Il presidente americano, Donald Trump, arriva a Londra per dare una forma nuova alla relazione tra i due paesi. È meglio non farsi distrarre troppo da tutto il folklore che circonda i tre giorni della sua visita, a partire dalla bordata via Twitter che ha sparato contro il sindaco di Londra – basso e scemo secondo lui – fino ad arrivare al pallone gonfiato con le sue fattezze che sorvola come ormai è tradizione la capitale britannica. L’Amministrazione Trump intende sfruttare la debolezza del Regno Unito, che in teoria a ottobre lascerà l’Unione europea, per proporsi come partner commerciale e politico a nuove condizioni – molto più vantaggiose per gli americani.
È una lezione messa già in pratica dal governo russo, che da anni detesta cordialmente l’idea di un’Unione europea perché una somma di nazioni è naturalmente più potente dei singoli stati. Ed è stata ripetuta tre giorni fa in un’intervista all’Independent dell’ex premier Tony Blair, che ha spiegato che uno dei fatti più semplici da capire della politica è che oggi nel mondo due, tre giganti come America, Cina e India conteranno sempre di più e che per trattare con loro è necessario unirsi ad altri, pena essere schiacciati. Questo viaggio di Trump potrebbe essere il primo capitolo di questa sottomissione. Del resto gli inglesi che potrebbero dire? Non hanno più potere negoziale, quando taglieranno i ponti con l’Europa avranno un bisogno disperato di trovare alternative pratiche. Prendiamo gli standard nella produzione e nel commercio del cibo. Per ora gli inglesi seguono le regole dell’Unione europea, che li mettono al riparo dalle regole americane – che sono, come dire, più permissive.
Dagli ormoni nella carne agli antibiotici somministrati al bestiame alla presenza tollerata di residui di insetti nel succo di frutta fino al lavaggio del pollame con il cloro per uccidere i batteri, ci sono molte pratiche che sono vietate in Europa e consentite – con larghezza – in America. Gli americani vogliono che gli inglesi post Brexit aprano il mercato ai loro prodotti e accettino gli standard in materia di cibo fissati, più in basso, dall’altra parte dell’Atlantico. Londra fino a oggi aveva sempre avuto la giustificazione dei regolamenti imposti dall’Unione europea, da ottobre se tutto va come vorrebbe Nigel Farage, il capo del Brexit Party, non ci saranno più scuse. Se vuoi un legame con il mercato americano e tratti da una posizione di svantaggio, potrebbe essere necessario adattarsi. Persino il riverito sistema sanitario nazionale britannico potrebbe interessare al mercato americano, lo ha detto l’ambasciatore degli Stati Uniti, Woody Johnson, che di Trump è un caro amico: “Penso che tutte le cose che possono essere commerciate siano sul tavolo di un accordo. Anche la sanità”.
Se questi sono gli argomenti trattati sul lato commerciale – tutti, senza esclusioni – sul lato politico ci sono dossier ancora più impegnativi. Trump vuole che il Regno Unito che non ha ancora pronunciato una parola definitiva a proposito di Huawei si unisca agli Stati Uniti nel boicottaggio del colosso delle telecomunicazioni cinese. Washington ritiene che Huawei, pur molto avanti nello sviluppo della tecnologia 5G che potrebbe accelerare di cento volte la velocità di internet e aprire nuove possibilità, sia troppo compromessa con il governo di Pechino e quindi sia pericolosa.
Per ora gli alleati dell’America sono riluttanti a seguirla in questa campagna, il Regno Unito potrebbe essere il primo. Stessa cosa per quel che riguarda il dossier Iran. L’Unione europea ha una linea opposta a quella americana, vuole tornare al deal sul programma atomico che invece Trump ha annullato, Londra potrebbe essere la prima capitale europea a staccarsi da Francia e Germania e a passare con l’Amministrazione Trump, che nel frattempo oscilla fra dichiarazioni molto dure e richieste di dialogo con gli iraniani. In entrambi i casi, Cina e Iran, il Regno Unito potrebbe abbandonare la sua linea e sposare quella americana molto più per necessità che in omaggio alla “special relationship” che per settant’anni aveva funzionato. Di tutto questo Trump non parlerà in un bilaterale formale con Theresa May – ormai è inutile, per lei il mandato agli sgoccioli – parlerà piuttosto con i probabili successori. Nuovi leader, per una relazione diversa rispetto al passato.