Eccolo, il guizzo democratico
Hong Kong, Mosca e ora Istanbul. Nel giro di un paio di settimane abbiamo scoperto che quando i regimi scricchiolano fanno sempre lo stesso rumore: questo
Il voto dei cittadini di Istanbul, la piazza enorme di Hong Kong contro la legge sull’estradizione, la protesta in Russia contro l’arresto del giornalista Ivan Golunov: nel giro di un paio di settimane abbiamo scoperto che ci sono delle crepe persino negli autoritarismi più compatti e indefessi, e che la democrazia ha ancora risorse da spendere per salvarsi, addirittura per rafforzarsi. Nelle nostre democrazie cosiddette mature si sta sviluppando un continuo adeguamento a ogni genere di bruttura: lo studioso Slawomir Sierakowski ha coniato la fortunata definizione di “populismo di teflon”, gli scandali non scalfiscono certi poteri e certe leadership. Accade in Austria, in Polonia, in America, anche qui, sotto i nostri occhi. Ogni paese ha il suo teflon di riferimento, ma conta anche la sostanziale indifferenza con cui molti eventi vengono accolti: distratti o rassegnati, ci stiamo abituando un po’ a tutto, come se questa stagione di illiberalismo e nazionalismo fosse inevitabile. Laddove invece l’illiberalismo è quotidianità da molti anni, dove le brutture sono diventate la regola o lo sono sempre state, la soglia di accettazione si sta abbassando. La dittatura non è inevitabile. Una reazione è fisiologica dopo regimi durati decenni? Può essere, ma non era scontata, anzi. Non era scontato che alla riedizione delle elezioni a sindaco di Istanbul l’opposizione al presidente Recep Tayyip Erdogan riuscisse a imporsi con ancora più forza rispetto al marzo scorso; non era scontato che la governatrice di Hong Kong, Carrie Lam, finisse per scusarsi tante volte per aver voluto far passare una legge pericolosa, l’estradizione alla Cina: la legge non è stata ritirata, ma la sospensione a tempo indeterminato è in ogni caso significativa così come la consapevolezza della Lam che nei tre anni che le mancano alla fine del suo mandato dovrà tenere conto di questa protesta; non era scontato che di fronte all’arresto pretestuoso di un giornalista investigativo in Russia, con botte, prove false e lacrime in tribunale, il Cremlino decidesse di fare un passo indietro, e di sollevare Golunov da ogni accusa. Non era scontato ed è successo.
A Istanbul, Erdogan ha sbagliato ogni cosa e gli elettori della città hanno mostrato quanto può essere forte la pazienza strategica
Errori, debolezza, stanchezza. Le ragioni dei passi indietro sono molte. Ma a volte basta semplicemente guardare l’effetto finale
In un fine settimana di giugno, i cittadini di Istanbul sono tornati apposta in città per votare, sono andati ai seggi molto di più che a marzo, a testardaggine hanno risposto con maggiore testardaggine: non potete avere sempre quello che volete. Certo Istanbul è Istanbul e la Turchia fuori dalle grandi città a volte sembra un altro pianeta: della vita parallela delle città rispetto alle zone rurali e periferiche sappiamo tutto alla perfezione anche qui dalle nostre parti. Ma nell’elezione in cui Erdogan ha sbagliato tutto s’è visto un avanzamento di Imamoglu anche nei quartieri della città che sono sempre stati più conservatori. Questo non significa che l’erdoganismo è finito, o che questo scossone lo travolgerà: sono sedici anni che raccontiamo come il presidente ha trasformato la Turchia, imponendo il suo sistema di potere e logorando via via opposizioni di vario tipo con la forza e la galera. Ci vorrà tempo e ci vorranno leader molto volenterosi per cambiare il paese, per di più con una situazione economica invertita rispetto a quella esistente all’ascesa di Erdogan: allora lui era l’uomo del boom economico, il sogno turco che diventa quotidianità, mentre oggi la Turchia è in crisi. Ma è la prima volta che qualcosa di tanto rilevante sfugge al controllo del regime, ed è a questo che dovremo badare d’ora in avanti: a non sprecare questi serbatoi di opposizione e di democrazia, questi scricchiolii nitidi, che ci stanno raccontando una storia diversa da quella che abbiamo sentito finora. E anche al netto delle illusioni, è bella.