“Trump non vincerà queste elezioni. Si ritirerà dalla gara”, ci dice Michael Wolff
Il bestsellerista degli scandali sul presidente americano ci racconta la sua debolezza psicologica
Roma. “Non c’è possibilità al mondo che Trump vinca le elezioni, lo escludo proprio”, dice Michael Wolff al Foglio. E’ di passaggio in Italia per parlare del suo libro (“Assedio”, Rizzoli, 400 pagine), il seguito di “Fire and Fury”, due volumi pieni di dettagli, di aneddoti e di gossip di cui lui continua a garantire l’autenticità – anche se alcune sue fonti hanno ritrattato e ci sono state polemiche a strascico. Ma Wolff ci interessa soprattutto come newyorchese che parla con lo stesso circolo che parla con Trump, per quest’ultimo libro ha sentito centocinquanta fonti, più che la veridicità di ogni singola pagina è il senso generale che vogliamo. Se è così sicuro che il presidente perderà le elezioni, anche se per adesso non sappiamo nemmeno chi sarà il suo sfidante, ci può anche dire come se ne andrà: con un grosso bang oppure con un lento declino? “Il presidente Trump non è in grado dal punto di vista psicologico di perdere un’elezione, non riuscirebbe a sopportarlo. Secondo me, quando comincerà a vedere che i numeri sono irrecuperabili, quando si accorgerà che il suo avversario è troppo in vantaggio nella campagna elettorale, allora sceglierà di sfilarsi, di mollare la gara, dirà che ormai la sua missione è compiuta, che ha fatto tutto quello che era chiamato a fare, che si ritira da vincitore morale. Cercherà di fare passare tutto per un trionfo”.
È davvero in questo stato, il presidente degli Stati Uniti? “Nel libro cito alcune conversazioni fra Steve Bannon e altri dello stesso giro, si chiedono se è in grado di reggere questa pressione, la risposta è no. C’è chi dice che si ucciderà, ma secondo me no, c’è chi dice che simulerà un attacco di cuore”. Qual è la paura più grande di Trump? “Che la gente lo prenda in giro per le facoltà intellettive, di apparire come un idiota, di essere umiliato. Passa indenne attraverso molte altre cose, ma la sua paura è questa, è il motivo per cui ancora adesso vuole tenere nascoste cose che risalgono ai tempi del liceo”. È possibile che questi suoi impulsi siano poi decisivi quando deve prendere decisioni importanti? Per esempio una settimana fa ha dovuto fare scelte importanti che riguardavano l’Iran. “Trump non scatenerà una guerra contro l’Iran perché per fare una guerra è necessario fare molti incontri, con molti generali, che ti dicono molti numeri e tentano di spiegarti molte cose. Lui non riesce a sopportare queste situazioni, non riesce a concentrarsi, dopo tre minuti chiude gli incontri, chiede di essere lasciato solo, fa alzare i generali”.
Dal punto di vista personale, come americano, com’è raccogliere e scrivere questo tipo di informazioni sul presidente degli Stati Uniti, che dovrebbe essere un’istituzione fra le più rispettate del paese, non si sente il senso di tragicità per il paese, non si avverte un senso di tramonto dell’occidente? “Sono troppo occupato a raccogliere informazioni per adesso, ho un atteggiamento clinico verso tutto questo, distaccato, non mi faccio turbare. Non escludo che un giorno mi sveglierò nel mio letto e non dirò: Oh mio Dio!”. Eppure ci sono intellettuali che appoggiano deliberatamente Trump. “Quelli che appoggiano Trump lo fanno soltanto per interesse, come succede nel suo partito, ma sanno cosa stanno facendo e anche se parlano a suo favore stanno morendo dentro. Non conosco un singolo intellettuale che sia a favore di Trump, sono tutti contro”.
Per esempio lo storico Victor Davis Hanson, che ha scritto un libro sul perché è necessario sostenere Trump. “Non lo conosco”. È davvero così pazza questa Amministrazione? Non sarà che tutte le Amministrazioni americane sono pazze a modo loro, e di Trump sappiamo soltanto perché è meno abile a dissimulare, a nascondere quello che succede. “Trump is uniquely crazy” (Non c’è nessuno pazzo come Trump). C’è qualche forza dentro la Casa Bianca che può contenere Trump? “Ci sono due risposte possibili. Una è che tutte le figure che danno consigli al presidente ormai a questo punto hanno lasciato la Casa Bianca e quindi no, non possono contenerlo. La seconda è che il governo americano è una macchina così grande che Trump si autolimita perché non ha idea di cosa dirige. La macchina governativa se la ignori continua ad andare avanti per conto suo e ti ignora di riflesso”. E fuori dalla Casa Bianca? “E’ limitato dalla durata della sua attenzione, che non supera i tre minuti”. Come è possibile raccogliere ancora così tante informazioni dannose su quello che succede dentro l’Amministrazione, a questo punto dovrebbero avere sviluppato qualche meccanismo di difesa, no? “Trump produce in continuazione ex membri della sua Amministrazione, riempie il mondo di ex che sono ancora molto animosi contro di lui e hanno voglia di parlare”.