Jeffrey Epstein (foto LaPresse)

Establishment molesto

La caduta di Jeffrey Epstein è un dramma collettivo (e bipartisan) dell’alta società. Chi si salverà?

Roma. Jeffrey Epstein “è il tipo di persona che raccoglie informazioni sulla gente, e poi le usa” ha detto Vicky Ward, la giornalista che nel 2011 ha scritto per Vanity Fair un ritratto del finanziere arrestato che sarebbe stato definitivo se soltanto avesse potuto includere le testimonianze di ragazze che Epstein ha circuito e costretto ad avere rapporti sessuali quando erano minorenni. Graydon Carter, storico direttore della rivista, ha tagliato le parti incriminate dell’articolo dicendo che Epstein “è molto sensibile riguardo alle ragazze giovani”, ma la realtà è che Carter era uno degli assidui della sua sibaritica residenza nell’Upper East Side e ai primi accenni di possibile attrito Epstein si presentava nel suo ufficio senza appuntamento. E’ appunto il tipo di persona che raccoglie informazioni sulla gente: e poi le usa. Ward ha scritto nel 2015 del costante giro di ragazze giovanissime nella sua casa di New York e nella megavilla di Palm Beach, in Florida, ma le rivelazioni non hanno turbato il finanziere che credeva di essersi per sempre schermato dalle accuse con un patteggiamento segreto con la procura di Miami e tredici mesi di prigione. Quando è uscito di galera il suo nome è stato incluso nel registro dei “sex offender” e non in quello dei “predator”: la stessa differenza che c’è fra un assassino e uno che ruba un bagel, come ha spiegato lui a un giornalista. Ora che è stato arrestato, con l’accusa di sfruttamento della prostituzione minorile, rischia 45 anni di carcere.

   

La peculiarità della caduta di Epstein su reati a sfondo sessuale, occorrenza tutt’altro che rara nell’èra del #MeToo, è che il tycoon che ha ammassato fortune leggendarie aveva connessioni profondissime in tutte le stanze dell’establishment, dalla finanza alla politica, passando per i media, l’accademia e l’industria. Nel suo salotto con il più grande tappeto persiano mai fabbricato si trovavano Woody Allen e Bill Clinton, il principe Andrew e Donald Trump, il superavvocato Alan Dershowitz e il magnate e socio Leslie Wexner. Principi sauditi ed ereditieri russi erano assidui della sue feste gatsbyane. Tutta l’alta società da Manhattan alla Florida aveva ottime ragioni per chiudere un occhio, e più spesso due, quando si trattava di Epstein. Che gli agenti abbiano trovato nella sua casa di New York, in bella vista sugli scaffali, cd con l’etichetta “foto di ragazze nude” è soltanto un segno di quanto si sentisse al riparo dagli attacchi. Al confronto Harvey Weinstein era un piccolo piazzista di pellicole che millantava qualche amicizia altolocata.

  

E dunque la sua caduta in disgrazia si è trasformata immediatamente da caso giudiziario a dramma collettivo dell’establishment, e tutti si domandano chi sarà trascinato nel gorgo con il criminale eccellente e chi riuscirà a divincolarsi. Alex Acosta, il segretario del Lavoro voluto da Trump, è il primo della lista. Era il procuratore di Miami che ha siglato l’accordo che lo ha protetto, e ora i democratici vogliono le sue dimissioni. Il procuratore generale, William Barr, si è ricusato dal caso perché in passato ha lavorato per lo studio legale che difendeva Epstein. Curiosa coincidenza, il padre di Barr, Donald, negli anni Settanta ha assunto Epstein nella scuola di cui allora era preside, la Dalton School, fucina dell’elite newyorchese. Per quanto i democratici si sforzino di piegare il caso in senso antitrumpiano, Epstein aveva rapporti bipartisan. Dopo che il finanziere aveva scontato la sua (breve) pena, Cy Vance, il procuratore democratico che s’è fatto un nome come mastino di Wall Street e grande accusatore di Dominique Strauss-Kahn, si è adoperato perché gli fosse concesso il grado più lieve di “sex offender”, una richiesta di clemenza che aveva lasciato incredulo il giudice. Ghislaine Maxwell, la sua ex compagna che lui qualifica come “migliore amica”, era un’assidua di casa Clinton, e ci sono immagini che la ritraggono in prima fila al matrimonio di Chelsea. Ora è accusata di avere reclutato alcune ragazze giovanissime, alcune di 14 anni, che Epstein molestava dopo aver chiesto loro di fargli dei massaggi, completamente nude. La sua tendenza era nota, soltanto che era descritta con eufemismi e strizzate d’occhi. “Dicono che ami le belle donne almeno quanto me, e molte di loro sono tendenzialmente giovani”, ha detto una volta Donald Trump.

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