Il diritto di Trump di bloccare qualcuno su Twitter
Il social network impedisce al presidente americano di accedere alla funzione "block". Il motivo? Il suo account è uno spazio di comunicazione pubblica
Milano. Un tribunale d’appello americano ha privato il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, di una libertà di cui tutti possiamo godere: bloccare chi ci pare su Twitter. Se un twittarolo ci insulta, o se ci sta antipatico, possiamo bloccarlo, lui non avrà più modo di contattarci, e Trump, si potrà immaginare, ha bloccato un bel numero di persone. Ma il tribunale ha detto che no, di tutti gli utenti Twitter del mondo lui è l’unico che non può pigiare sul tasto block, perché così il presidente vìola il diritto al Primo emendamento dei suoi cittadini. Il ragionamento è: poiché il profilo Twitter di Trump è ormai uno spazio di comunicazione pubblica, impedire ai cittadini di accedervi è una violazione.
Il dipartimento di Giustizia americano ribatte che il profilo personale di Trump è, appunto, personale, e certo gli utenti bloccati non saranno tagliati fuori dalle notizie, visto che @RealDonaldTrump è ormai la fonte principale del giornalismo politico statunitense. Ma è un po’ tutto il sistema a essere sclerotico, con giudici troppo zelanti che si occupano di profili Twitter, e Twitter che non sa più come gestire l’uomo più potente del mondo, e che giusto la settimana scorsa diffondeva nuove, inutili linee guida a proposito dei tweet dei capi di stato (cioè Trump), e spera che l’uomo più potente del mondo non decida di dichiarare guerra alla Corea usando la sua piattaforma. O forse sarebbe meglio lo facesse, poi sai quanti contatti.