Chi è Lina Mendoni, la lady di ferro della Cultura greca
Scavi, restauri e la (mitica) tomba di Alessandro Magno. È lei "l’unica in grado di svolgere in tempi rapidi, ma rispettosi della legge, il programma sulla rinascita del centro storico di Atene", ci dice Marilena Cassimatis
Tailleur gonna beige, simile a quelli indossati da Angela Merkel. Unica concessione all’evento: mocassini dorati, tacco zero. Lina Mendoni, ministro della Cultura del nuovo governo greco di Kyriakos Mitsotakis, spiccava alla cerimonia di giuramento dei 51 fra ministri e viceministri davanti al presidente della Repubblica e all’Arcivescovo di Atene. Fra tutti i colleghi in scuro con cravatte d’ordinanza, lei aveva l’aria di chi pensa: “Sbrighiamo questa pratica, ho da fare”. Pronta a tornare al ministero, dove ha solo cambiato poltrona: da quella di storica segretaria generale dal 1999 a oggi a quella di ministro. Era ora – deve essersi detta la lady di ferro dell’archeologia greca, 59 anni, stessa corporatura della Merkel versione castana, quando Mitsotakis l’ha scelta – Così facciamo prima, con tutti i dodici ministri di tutte le tendenze politiche che ho visto entrare nel mio ufficio a chiedere lumi su quello che dovevano fare. Lei sì conosce i dossier sulla scrivania che si occupa di quello che c’è di più prezioso nel paese culla della civiltà occidentale, dal Partenone agli scavi di Olimpia e Delfi. “Mendoni è l’unica in grado di svolgere in tempi rapidi, ma rispettosi della legge, il programma sulla rinascita del centro storico di Atene voluto da Mitsotakis – racconta al Foglio Marilena Cassimatis, conservatrice alla Pinacoteca Nazionale – Tranquilla, competente, archeologa di vaglia che ha cominciato la sua carriera al Cnr greco, Lina andrà avanti come un bulldozer. Iniziando dalla ‘trilogia’ composta dal Museo archeologico nazionale, dal Politecnico e dall’Hotel Akropol, palazzi neoclassici uno in fila all’altro in viale Patission. I primi due sono oggetto da tempo di vandalismi e incuria – continua Cassimatis – Il terzo è chiuso da trent’anni e ora, restaurato, riapre per ospitare mostre e concerti. Così come spero riaprirà la mia Pinacoteca nazionale, chiusa dal 2012 per lavori”. Mendoni ha già annunciato le sue priorità: non solo “la rinascita del centro della capitale, ma anche la valorizzazione delle zone archeologiche di Cnosso, Rodi, Delo e naturalmente di Amfipoli”.
Amfipoli vuol dire Macedonia, il nome costato ad Alexis Tsipras, l’uscente premier della sinistra di Syriza, parte della sconfitta alle elezioni del 7 luglio. Tsipras ha siglato nel 2018 l’accordo di Prespa con Zoran Zaev, primo ministro del paese confinante che ora si chiama appunto, secondo quanto previsto dal patto, “Macedonia del nord”. La scelta è stata criticata da parte dei greci, specie da quelli della regione di Salonicco, capoluogo della regione ellenica della Macedonia, affacciata sull’Egeo, ma appoggiata apertamente dalle istituzioni europee di Bruxelles. Macedonia: il nome pomo della discordia fra Atene e Skopje da trent’anni, perché rappresenta l’eredità storica e culturale di Alessandro Magno. Molti greci non volevano che il termine “Macedonia” figurasse in alcun modo come toponimo del nuovo stato dell’ex Jugoslavia.“Ma Mitsotakis si guarderà bene dal modificare l’accordo di Prespa – spiega Thanos Veremis, autore del saggio “La Grecia. Una storia che inizia nel 1821”, tradotto in Italia da Argi editore – Anzi, per lui è un sollievo che a stringere questa intesa impopolare sia stato Tsipras”.
Mendoni si è già occupata di Amfipoli, dove nel 2012 è stata trovata una tomba dell’epoca di Alessandro il Grande. Era stata accusata di avere offerto una “success story” all’allora governo di centro destra, per il quale era importante sottolineare la “grecità” territoriale della dinastia macedone. Ma lei, archeologa doc, al momento di identificare uno scheletro ritrovato nel sepolcro nobiliare, ha sentenziato: “Le ossa non rilevano tracce di mummificazione. Quindi non sono di Alessandro, che secondo gli antichi è stato imbalsamato”. Due anni fa, Mendoni, da sempre schierata con i socialisti del Pasok, da cui ha però rifiutato cariche in Parlamento, e che ora è stata radiata dai socialisti perché scelta da Mitsotakis per le sue innegabili competenze, ha accusato il governo Tsipras di avere volutamente lasciato Amfipoli senza scavi e manutenzione. Leggi uso politico dell’archeologia: a Tsipras non faceva comodo si riparlasse troppo di grecità macedone in piene trattative con Skopje. Ora Amfipoli è una priorità di Lina. Ma con lei ministro non salterà fuori l’ennesima “vera tomba di Alessandro Magno”. Il condottiero, sepolto secondo gli antichi ad Alessandria d’Egitto, in un luogo non ancora identificato dal 323 a.C., può dormire sonni tranquilli.