Dilemma spagnolo
Pedro Sánchez ha bisogno dei populisti per fare il governo, e loro se ne approfittano
Milano. Pedro Sánchez, presidente facente funzioni del governo spagnolo, fatica a capitalizzare le due vittorie elettorali appena conquistate, quella alle politiche dello scorso aprile e quella alle europee dello scorso maggio. In sede europea è stato uno dei protagonisti del negoziato, ma i risultati sono stati quanto meno discutibili, visto che i suoi socialisti hanno mancato la gran parte degli incarichi di prestigio. In patria, a quasi tre mesi dalle elezioni, ancora non c’è il governo. Il voto di fiducia è previsto per il 22-23 luglio, e Sánchez potrebbe essere costretto a fare concessioni che non avrebbe voluto. In teoria il socialista ha i numeri per la fiducia, grazie all’astensione di Erc, uno dei due partiti indipendentisti catalani, ma davanti ai veti dei centristi di Ciudadanos, che piuttosto che allearsi con i socialisti tornano a elezioni, il problema adesso viene da Podemos. Il partito di estrema sinistra di Pablo Iglesias è uscito malconcio dal voto, ma rimane fondamentale.
Dapprima Sánchez ha sperato che Podemos avrebbe dato il suo appoggio esterno a un governo socialista monocolore e di minoranza, poi ha accettato l’idea di un “governo di cooperazione” in cui Podemos avrebbe ottenuto alcuni ruoli di secondo o terzo livello dentro all’esecutivo. Poi, davanti alle pressioni di Iglesias, ha accettato l’idea che Podemos ottenga dei ministeri, ma soltanto tecnici. Ma Iglesias non vuole mettere tecnici, vuole un governo di coalizione, e dice di essere pronto a ritirare il suo appoggio a Sánchez e ad andare a nuove elezioni. Un governo di coalizione con Podemos potrebbe essere pericoloso, colpire l’immagine di moderato di Sánchez e portare grattacapi specie sulla questione dell’indipendenza catalana. Iglesias è quello che ha più da perdere da nuove elezioni, i sondaggi danno il suo partito in forte calo, e questo potrebbe spingerlo a cedere nel negoziato. Le ultime rilevazioni danno il Partito socialista di Sánchez vicino al 40 per cento. E tuttavia Sánchez è sicuro che gli elettori giustificheranno un ritorno alle urne per un litigio sulle poltrone? Il gran dilemma di trattare con i populisti si ripresenta anche in Spagna.