Un protestante catturato dalla polizia durante le manifestazioni del 3 agosto a Mosca (foto LaPresse)

Quanto imbarazzo crea difendere i manifestanti di Mosca e le elezioni libere

Micol Flammini

Parigi e Berlino condannano, Roma (per ora) non pervenuta

Roma. Non è Bolotnaya, è qualcosa di più, ha detto Lyubov Sobol riferendosi alle proteste che iniziarono durante le elezioni parlamentari del 2011 per denunciare i brogli. Sobol è il volto irrequieto delle proteste che ogni fine settimana riempiono le vie centrali di Mosca, dove le autorità non hanno dato alla polizia soltanto l’ordine di sorvegliare sulle manifestazioni pacifiche, ma di sopprimerle. Queste proteste, organizzate per chiedere la riammissione dei candidati di opposizione alle elezioni di settembre per la Duma di Mosca, arrivano dopo il caso Ivan Golunov, il giornalista arrestato per spaccio e poi rilasciato (la polizia contro di lui aveva portato prove false) e dopo le proteste per la legge che vorrebbe nazionalizzare internet. Lo scorso anno i russi avevano manifestato contro la legge sulle pensioni e contro il bando di Telegram, l’applicazione di messaggistica istantanea che si è rifiutata di dare al Cremlino i dati dei suoi utenti. Da dopo la rielezione di Vladimir Putin a marzo del 2018, i cittadini hanno trovato diversi motivi per scendere in piazza e da tre fine settimana di seguito continuano a protestare. 1.974 arresti il 27 luglio e 1.000 il 2 agosto, e ancora un altro corteo è previsto per sabato prossimo. Sono attesi altri fermi indiscriminati e percosse.

 

Le manifestazioni in Russia, in parte, sono state oscurate dalla risonanze delle proteste a Hong Kong, ma lentamente i governi europei hanno cominciato a interessarsi a quello che succede a Mosca e le prime condanne sono arrivate da Berlino e da Parigi. Germania e Francia hanno condannato l’uso di una forza “sproporzionata” per sedare delle manifestazioni “pacifiche”. Il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas ha detto che “i ripetuti interventi contro il diritto garantito di assemblea e contro la libertà di espressione violano i doveri internazionali della Russia e mettono in dubbio il diritto a elezioni libere ed eque”. Maas ha anche chiesto l’ammissione dei candidati indipendenti che sono stati esclusi nonostante avessero tutti i requisiti in regola, avevano raccolto le cinquemila firme necessarie per partecipare alle elezioni. Anche da Parigi, il ministero degli Esteri ha parlato di uso eccessivo della forza e ha chiesto a Mosca di liberare i manifestanti e gli oppositori politici arrestati e di rispettare i suoi impegni nei confronti dei diritti dei suoi cittadini come il suo status di membro dell’Osce e del Consiglio d’Europa impone. La posizione dell’Unione europea non è ancora chiara, i paesi che non parlano e che non si sono uniti alle condanne di Germania e Francia ancora sono molti. Neanche l’Italia ha fatto sapere come la pensa, non ha condannato e non si è mossa.

 

Lyubov Sobol, che da tre settimane è in sciopero della fame dopo la sua esclusione dalle liste elettorali, è stata arrestata mentre andava in taxi verso le manifestazioni. Le autorità continuano a ripetere che l’intervento della polizia per fermare le proteste non ha nulla a che vedere con la possibilità di perdere le elezioni, il Comitato elettorale della città di Mosca ha detto che al massimo i leader di queste proteste potrebbero arrivare all’1 per cento. La necessità è mantenere l’ordine. “Se prenderò l’1 per cento – ha scritto la Sobol su Twitter – allora lasciatemi partecipare” al voto. Domenica ci sono state manifestazioni a San Pietroburgo per sostenere la capitale e in un contesto in cui gli elettori sono sempre più arrabbiati per le condizioni economiche – ventuno milioni di persone vivono al di sotto della soglia di povertà – il rischio che le proteste diventino sempre più grandi è reale. Sarebbe stato più sensato permettere ai candidati indipendenti di partecipare ma Sergei Sobyanin, sindaco della capitale, potrebbe essere il successore del premier russo Dmitri Medvedev e non voleva dare segni di debolezza. Sono iniziate quasi in silenzio le proteste per la Duma di Mosca, organo secondario, sono andate avanti con gentilezza e si sono trasformate in una battaglia che le autorità sono determinate a vincere. Ma le immagini dei manifestanti – Olga che legge la Costituzione alla polizia, i ragazzi dentro al monastero per non farsi arrestare, il padre che cerca di salvare il figlio dagli arresti – sono sempre più difficili da ignorare.

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