L'autore delle violenze contro i manifestanti di Kiev è stato adottato da Mosca
Sergei Kusyuk, ricercato in Ucraina per la rivolta di Euromaidan, è nelle strade di Mosca a dirigere le operazioni contro le proteste per le elezioni di settembre
Roma. A far scoppiare gli eventi di Kiev, l’ambiziosa rivoluzione di Euromaidan, le proteste e le violenze, è stata una serie di casualità. Le casualità spesso si rincorrono e a metterle una dietro l’altra creano storie curiose, impensabili e anche dolorose. Tutto a Kiev nel 2013 era iniziato come una protesta pacifica, gli ucraini protestavano contro la decisione dell’allora presidente Viktor Yanukovich di non firmare un accordo commerciale con l’Ue, mossa che avrebbe impedito all’Ucraina di staccarsi da Mosca per avvicinarsi a Bruxelles. In piazza Indipendenza, nei primi giorni, le proteste andavano avanti con convinzione, erano pacifiche, continuavano di giorno e di notte fino al 29 novembre 2013, quando Yanukovich chiese alla polizia di disperdere i manifestanti rimasti, trecento in tutto, e la polizia eseguì l’ordine con inutile crudeltà, picchiando i ragazzi rimasti in piazza.
Di quella serata restano immagini violente, di sangue e feriti. A capo delle forze speciali che vennero impiegate quella sera, la Berkut, c’era Sergei Kusyuk. L’episodio fu il punto di partenza per proteste più grandi. I genitori, nel vedere i loro figli picchiati per strada, scesero in strada anche loro, ed Euromaidan si trasformò in una rivolta, il più grande movimento a est dopo la caduta dell’Unione sovietica. A febbraio 2014 le proteste si intensificarono, non c’era soltanto l’accordo stracciato da Yanukovich in ballo, c’era molto di più, c’era la democrazia, le persone in strada crescevano di giorno in giorno e agli ufficiali della Berkut fu dato il permesso di usare le armi da fuoco contro il corteo. Quando le proteste si conclusero con la cacciata di Yanukovich e le elezioni, Kusyuk era ricercato per la violenza con cui aveva dato ordine ai suoi uomini di sedare la rivolta. Il colonnello è ancora ricercato in Ucraina, ma, come Yanukovich, e la maggior parte delle persone che erano al potere prima di Euromaidan, è fuggito in Russia, ha acquisito la cittadinanza e adesso fa parte dell’Omon, uno dei corpi speciali della Guardia nazionale.
Per la prima volta Sergei Kusyuk venne riconosciuto durante delle proteste a Mosca nel 2017 e adesso è sempre lì, anche durante questi fine settimana di cortei e passione per le strade di Mosca, a dirigere le operazioni (e le violenze) delle forze di sicurezza contro i manifestanti che chiedono l’ammissione dei candidati di opposizione alle elezioni locali di settembre. La violenza usata contro chi protestava durante i fine settimana passati per le strade della capitale russa è stata sproporzionata, è stato registrato un numero altissimo di arresti, soltanto lo scorso sabato sono state fermate mille persone di cui 81 minorenni e Leonid Bershidsky, giornalista russo espatriato e firma di Bloomberg, ha visto nelle percosse contro i giovani pacifici una replica di quanto avvenuto a Kiev nel 2013.
Il numero dei partecipanti alle manifestazioni, ha notato Bershidsky, è in calo, non per mancanza di sostegno alla causa, ma per carattere di un popolo che alle percosse non risponde con un crescendo di manifestazioni, come hanno fatto gli ucraini, ma si volta dall’altra parte e ciò che a Kiev era inaccettabile, la violenza “gestita da un dittatore pasticcione alla fine del 2013”, in Russia, la violenza “gestita da un dittatore competente nel 2019”, è consentita. Le truppe antisommossa in Russia vengono chiamate “cosmonauti” per via del casco e della tuta che è molto simile a quella usata nello spazio e sono ancora pochi i russi che si sono arrabbiati per quello che sta succedendo nei fine settimana, e che sabato accadrà di nuovo. Molti ritengono che il pretesto sia poco importante, le elezioni locali non hanno mai mosso grandi entusiasmi, altri invece ritengono che l’ordine venga prima di tutto e non sono pronti a scendere in piazza contro il manganello che ha picchiato i loro figli, così come invece era successo a Kiev. Ma Sergei Kusyuk, conclude Bershidsky, è ora nel posto giusto, dove “con il suo modo particolare di proteggere l’ordine pubblico ha più libertà di azione di quanta ne abbia avuto nel suo ex paese d’origine”.