Angela Merkel (LaPresse)

Cartolina dalle Alpi. Firmata Merkel

Cristina Marconi

La Cancelliera tedesca in vacanza legge un libro sui tiranni, e chissà le somiglianze con certi figuri incontrati negli anni

Londra. Con tutti gli aspiranti tiranni che ha visto Angela Merkel nella sua vita, chissà le risate che si sarà fatta a leggere l’avvincente studio di Stephen Greenblatt sui despoti in William Shakespeare. Sdraiata al sole delle Alpi, via dalla pazza folla, finalmente a riposo dopo che la sua inossidabilità ha iniziato a mostrare crepe, Angela avrà ritrovato nei personaggi del Bardo tante somiglianze con certi figuri incontrati negli anni ai vertici internazionali, nei corridoi di Bruxelles, in quella scena politica tedesca in cui lei ha dominato con polso fermo e liberale, incontrastata come nella vita sognata dei tiranni: scorrendo le pagine di Greenblatt, non si può fare a meno di riconoscere vecchi amici in quel Riccardo III che vuole compensare la deformità fisica con il potere, in Coriolano, “versione estremamente pericolosa di un bambino” aizzato e vezzeggiato da mamma Volumnia, o in quel John Cade, eroe popolare e populista nell’Enrico VI, tragedia poco nota ma piena di spunti sul “cinico sfruttamento” delle masse da parte di un aristocratico senza scrupoli come il Duca di York. “La mia bocca sarà il Parlamento d’Inghilterra”, dice Cade, e uno gli riconosce subito una bella schietta eloquenza, altro che piattaforma Rousseau. D’altra parte, come nota l’autore, Shakespeare aveva “una singolare e acutissima percezione del carattere umano” e “capacità retoriche che avrebbero fatto l’invidia di qualunque demagogo”: sicuro che i tweet li avrebbe scritti meglio di certa gente che twitta molto.

   

 

Non escludiamo però che il libro di Greenblatt, accademico di Harvard, fondatore del Nuovo storicismo in cui la letteratura si fa chiave di lettura della storia intellettuale, abbia anche suscitato qualche perplessità in Merkel. Greenblatt ha un chiaro tiranno di riferimento ed è Donald Trump, non lo nasconde, anzi, certi parallelismi sono così forzati da mettere un po’ in allarme il lettore, con l’ombra della faziosità a lambire certe analisi davvero belle, che non avrebbero bisogno di altro. E poi che povertà di immaginario, avrà sicuramente pensato Angela: Trump, Trump e solo Trump, mentre bastano due lucidi occhi europei per ritrovare duci e ducetti, bulli dell’est e anglosassoni megalomani, mediterranei impomatati e populisti travestiti da accademici, per citarne solo alcuni. Tutto è stato già visto, la giostra umana e politica continua invariata da secoli, quando il centro del potere è occupato da un debole, inevitabilmente qualcuno ne approfitterà, e meno male che “le società, come gli individui, in generale proteggono se stesse dai sociopatici”, altrimenti sarebbe tutto un continuo tiranneggiare. Ed è vero che “quando un governante autocrate, paranoico e narcisista si siede con un alto funzionario dello stato e gli chiede la sua lealtà, lo stato è in pericolo”, converrà la Kanzlerin andandosi a prendere uno Skiwasser, così come è vero che “il potere tirannico viene esercitato meglio quando sembra che il vecchio ordine continua a esistere”, perché la gente “ama la sicurezza psicologica e il senso di benessere”.

   

Riflettendo sulla parte più forte del libro, dedicata a come una cerchia politica possa far spazio a personaggi del genere, Merkel potrebbe avere un momento di disagio a immaginare chi potrebbe esserci dopo di lei in questa stagione – non la prima, sia chiaro – di sospensione collettiva del giudizio in tanti paesi. “Sanno che è un bugiardo patologico e vedono benissimo che ha fatto questa o quell’altra cosa, ma hanno una strana tendenza a scordarlo, come se fosse un lavoraccio ricordarsi quanto sia in realtà terribile. Sono irresistibilmente tentati di normalizzare quello che non è normale”, scrive Greenblatt, ricordando che per Shakespeare è una beata illusione pensare che il tiranno verrà respinto dalla gente comune, “troppo facilmente manipolata dagli slogan, piegata dalle minacce, o corrotta da concessioni triviali per essere un’affidabile difensore della libertà”: al contrario, “i suoi tirannicidi sono tratti, nella stragrande maggioranza, dalla stessa élite che ha generato i leader ingiusti”. E si immagina Angela ridere, o forse preoccuparsi, perché finché c’era lei a mostrare quanto tutti questi personaggi fossero ridicoli era un conto, ma ora il rischio c’è che si faccia un giro di vite e che tiranno non sia più solo una parola un po’ esagerata. Preparandosi per la cena – canederli, presumibilmente – penserà forse alla capacità di alcuni politici di creare una “tempesta nera”. Una tempesta che non cesserà fino a quando la corona non sarà in testa a loro.

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