Lo Spotify dell'apocalisse ecologista
Quei gruppi musicali che hanno detto no al monologo di Greta
Chi accenderebbe Spotify o andrebbe a un concerto per essere informato su quanto sia distruttiva l’umanità?”, si chiede sullo Spectator Brendan O’Neill. “Mi ricorda quando sono andato a vedere i Radiohead, anni fa, e Thom Yorke ha incaricato il pubblico di acquistare l’ultimo libro di George Monbiot per scoprire che casino abbiamo fatto a Madre Terra. Quindi il fatto che i ‘grandi artisti’ abbiano rifiutato l’offerta di trasformare Greta in una canzone è incoraggiante. Non c’è nulla di lontanamente ribelle o addirittura interessante nell’essere un eco-dannato. E’ la cosa più mainstream che ci possa essere”. Per la versione di “The 1975” del prossimo disco, “Notes on a Conditional Form”, la band ha scelto di chiamare a collaborare Greta Thunberg, che farà un monologo sull’attuale “crisi climatica ed ecologica”. “E’ tempo che gli adulti dicano no a Greta”, continua O’Neill.
“E’ tempo che gli adulti si rifiutino di ascoltare il suo messaggio semplicistico e deprimente. Come i politici di destra in Francia che hanno boicottato i suoi discorsi al Parlamento francese. Okay, sono andati troppo oltre gli insulti. Uno si riferiva a lei come un ‘guru dell’apocalisse’. Un altro ha detto che è ‘la Justin Bieber dell’ecologia’. Ma il loro istinto era giusto: perché i politici eletti, i veri adulti, dovrebbero annuire e rallegrarsi dei discorsi carichi di paura di un bambino?”. Secondo O’Neill, Greta è stata spinta in prima linea nel “culto del giorno del giudizio ecologico per dare a questa bandiera misantropica in crisi un pizzico di giovinezza e freschezza. In questo momento ci sono poche cose più imbarazzanti, e talvolta persino nauseabonde, della vista di politici, funzionari e celebrità che guardano tutti attraverso gli occhiali delle profezie calamitose di Greta. Ha tutti gli ingredienti di una setta”. E le rock star che hanno detto “Nah” al monologo sulla fine del mondo ci hanno fatto un favore e indicato la strada.