La guerra sotterranea
Dentro al tunnel numero 6 scavato da Hezbollah dal Libano per attaccare Israele
Zar’it. “Per la prossima guerra”, continua a ripetere l’ufficiale dell’Idf, Forze di difesa israeliane, prima di entrare nel tunnel scavato da Hezbollah per attaccare Israele. Settanta metri di profondità, due chilometri di lunghezza, la galleria è il segno, l’evidenza del conflitto che l’organizzazione libanese prepara contro lo stato ebraico. Arriva a Zar’it, una delle ventidue comunità di agricoltori della Galilea, e parte da una casa privata di Ramyeh, villaggio a sud del Libano. Gli uomini di Hassan Nasrallah la guerra la preparavano in silenzio, scavando di cinquanta centimetri in cinquanta centimetri nella roccia dura e rossa con una trivella a motore. I segni della guerra, “la prossima”, sono sotto terra, nel tunnel umido dalle pareti scavate, nel terreno fangoso, nel soffitto alto due metri, nelle scale ripide che conducono in profondità. E’ il tunnel numero sei, “non abbiamo dato nomi alle gallerie, soltanto numeri”, spiega al Foglio l’ufficiale, “li abbiamo scoperti a partire da dicembre, nell’ambito dell’operazione North Shield, questo è stato l’ultimo” e il primo è stato ritrovato a Metulla, partiva dal villaggio libanese di Kafr Kila. I tunnel sono tutti disposti lungo la Linea Blu, la linea di demarcazione che le Nazioni Unite stabilirono nel 2000 per segnare il ritiro di Israele dal Libano. L’obiettivo di Hezbollah era quello di infiltrare i combattenti nelle comunità agricole, con assalti e prese di ostaggi, e di riuscire a conquistare la Galilea spostando il conflitto dentro ai confini dello stato ebraico. L’ingresso nel tunnel è sotto la collina di Zar’it, bisogna piegarsi appena mentre si scendono le scale, fare attenzione ai cavi per la corrente elettrica e ai tubi che da Remyat, a un chilometro e mezzo di distanza dalla Linea blu, portavano acqua nel tunnel. Le pareti sono strette, un metro tra l’una e l’altra, si sente il freddo della pietra, l’aria pesante del sottosuolo. Gli altri tunnel sono stati distrutti nella parte che attraversa il territorio israeliano e le Forze di difesa pensano di distruggere anche il numero sei. La parte tra il Libano e Israele è stata murata, camminando in fondo al tunnel si arriva a una porta, un limite: Hezbollah è stata colta di sorpresa dalle operazioni israeliane e ha bloccato l’accesso dalla parte libanese.
Da una casa di Ramyeh, in Libano, il tunnel termina sotto la collina di Zar’it. Sono due chilometri e mezzo che violano la Linea Blu
Nel tunnel ci sono abiti, telefoni, dei binari costruiti per trasportare i detriti e le rocce fuori dalla galleria, lungo le pareti sono stati incisi versi del Corano. “Gli abitanti della zona avevano iniziato a sentire dei rumori già nel 2014, avevamo anche notato dei movimenti sospetti, ma le prove non erano abbastanza per far pensare a un’operazione di Hezbollah”. La guerra sotterranea è stata interrotta da un’operazione di intelligence da parte delle Forze di difesa israeliane, che dal 2006 sapevano del progetto dei combattenti libanesi di entrare nel territorio dello stato ebraico dal sottosuolo. Era dalla fine della guerra dei 33 giorni, di cui ieri ricorreva il tredicesimo anniversario della fine del conflitto, il secondo tra Israele e Libano, che Hezbollah cercava di riaprire le ostilità. Fino al 2006 le forze filoiraniane avevano atteso che fosse Israele a intervenire nel territorio libanese e da quel momento è nata l’idea della guerra silenziosa, sotterranea. E sono arrivate le minacce di un conflitto più duro rispetto al passato in grado di “portare all’estinzione di Israele”, come ha detto Nasrallah.
Vestiti, binari, versi del Corano. L’obiettivo di Hezbollah è conquistare la Galilea attaccando le comunità agricole israeliane
Per scavare i sei tunnel che attraversano la Linea Blu il movimento sciita non ha soltanto avuto l’appoggio delle comunità locali, dei villaggi che hanno messo a disposizione case, mezzi e strumenti per rendere le operazioni il meno percettibili possibili, ma anche quello di una ong: “Green without borders è un’organizzazione non governativa attiva nel sud del Libano che nel 2014 ha ottenuto dal governo di Beirut il permesso di occuparsi della tutela delle foreste”, spiega l’ufficiale. L’offensiva di Hezbollah era attesa, per tutelarsi Israele, d’accordo con le Nazioni unite, aveva costruito un muro nel 2015 lungo il confine che dalla parte libanese è sorvegliato dagli uomini di Unifil, la Forza militare di interposizione, con un contingente di undicimila soldati (anche italiani) messi a disposizione dall’Onu. Il tunnel viola la sovranità dello stato di Israele, supera la Linea Blu e fornisce la misura di tutto quello che si sta muovendo lungo i confini dello stato di Israele. “Per la prossima guerra”, continua a dire l’ufficiale mentre descrive le operazioni di intelligence che sono state necessarie per scovare i cunicoli e le nuove tecnologie basate su minionde sismiche utilizzate per localizzare i sei tunnel. “Per la prossima guerra”, dice, mentre spiega la resistenza israeliana su più fronti e il conflitto che questa volta, sia al confine con il Libano sia a Gaza, ha tentato di iniziare dal suolo. La guerra sotterranea era stata già scoperta lungo il confine con la Striscia, dove Hamas continua a scavare dei tunnel per irrompere negli insediamenti ebraici confinanti e quest’anno sono stati scoperti tredici cantieri che come in Libano, iniziano tutti da case, edifici, zone abitate.
Da Ramyeh fino a Zar’it corre la minaccia di un nuovo conflitto che per il premier israeliano Benjamin Netanyahu va oltre i tunnel, va oltre i confini. Quando è stata scoperta la prima galleria, Netanyahu è volato a Bruxelles per avvertire l’Unione europea e il segretario di stato americano, Mike Pompeo, della possibilità di un nuovo conflitto con il Libano e dei tentativi di espansione da parte dell’Iran, per avvisare che le condizioni “per la prossima guerra” ci sono già, e che, per trovarne i segnali, basta andare sotto terra.