Non dire “recessione”
“Non ci sarà” giurano in tv i consiglieri di Trump. Poi di corsa a studiare misure anti-recessione
Roma. Dopo che mercoledì scorso il mercato dei titoli di stato americani ha mostrato un segnale di recessione (la curva dei rendimenti si è invertita: i titoli a scadenza breve rendono di più dei titoli a lunga scadenza) e dopo che molti economisti hanno detto di prevedere una possibile recessione, i consiglieri economici della Casa Bianca hanno passato il fine settimana nei talk show a dire che per l’America non c’è alcun rischio di recessione. L’andamento fortissimo dell’economia è l’argomento vincente del presidente Trump per essere rieletto nel 2020 e la sola parola recessione rischia di rovinare la campagna presidenziale. Per ora nessuno ha ragione – né i pessimisti né gli ottimisti – e un sondaggio fatto da Associated Press tra economisti rileva che il settanta per cento di loro è convinto che la svolta verso il peggio arriverà soltanto nel 2021 (quindi dopo il voto). Ma il clima è teso nell’Amministrazione, anche perché il presidente ha passato questi anni a cominciare guerre economiche internazionali che pesano sugli americani, come se il ciclo positivo fosse destinato a durare per sempre. Secondo Jp Morgan, i dazi contro la Cina pesano per seicento dollari l’anno in più su ciascuna famiglia.
Trump adesso è sulla difensiva, dice che i dati negativi sono falsi e fanno parte di un complotto contro di lui (quando erano favorevoli non li discuteva). L’Amministrazione rifiuta di parlare pubblicamente di come intende reagire a una recessione e con quali misure economiche, perché teme che a furia di parlarne si genererà un clima di sfiducia che porterà davvero alla recessione. Ma in pochi credono allo spin positivo.
Il consigliere di Trump per il Commercio, Peter Navarro, è andato in tv a dire che l’inversione della curva di rendimento dei titoli di stato americani non equivale a un annuncio di recessione, anzi ha negato che si ci fosse un’inversione e ha detto che la curva si è semplicemente appiattita. Tuttavia, fa notare il Washington Post, Navarro stesso scriveva nei suoi libri che una curva dei rendimenti invertita oppure piatta di solito è il segnale di una recessione in arrivo. In un libro del 2006 prende persino in giro i politici perché nel 2001 non si erano preparati a una recessione a dispetto del fatto che la curva dei rendimenti si fosse appiattita.
Il capo del Consiglio economico nazionale di Trump, Larry Kudlow, è andato anche lui in tv a dire che non c’è alcuna recessione in arrivo, ma tutti hanno tirato fuori alcune sue previsioni del 2007 totalmente sbagliate. Anche allora diceva che non era in arrivo alcuna recessione e poi ci fu una delle crisi economiche più gravi della storia americana. “Non dobbiamo avere paura dell’ottimismo”, dice ora Kudlow.
Il Washington Post tuttavia ha scoperto lunedì che l’Amministrazione sta studiando come rispondere a una possibile recessione, quindi sta facendo la cosa che negava di fare. Tra le misure discusse c’è un taglio delle tasse sulle paghe e un taglio delle tasse che gli investitori pagano quando vendono i loro investimenti, e in entrambi i casi si tratta di dare più soldi a lavoratori e investitori e quindi di fare girare l’economia. Soprattutto, la Casa Bianca vorrebbe che Jay Powell, il governatore della Federal Reserve (la Banca centrale americana), tagliasse di cento punti base i tassi d’interesse ma per ora Powell resiste. Il maggiore controllo sulla Federal Reserve sta diventando un altro tema molto ricorrente del presidente, dopo il muro al confine con il Messico e la sfida economica alla Cina.
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