Boris Johnson e Angela Merkel (foto LaPresse)

La Merkel prova fino all'ultimo ad aiutare Boris, fanatico del “no deal”

Gregorio Sorgi

Il premier inglese negozia con la cancelliera e Macron per evitare il temutissimo backstop. Meno 71 giorni

Roma. Nonostante il cambio di premier a Downing Street, l’argomento che divide la Gran Bretagna e l’Unione europea sulla Brexit è sempre lo stesso: il backstop, un meccanismo previsto da Bruxelles per evitare il ritorno di una frontiera tra la Repubblica d’Irlanda e l’Irlanda del Nord. A settantuno giorni dall’uscita di Londra dall’Ue, il premier Boris Johnson in visita a Berlino ha detto in conferenza stampa che c’è “ampio spazio per rinegoziare un accordo con l’Ue”, a patto che il backstop venga cancellato. Mercoledì Johnson si è recato a Berlino per un incontro bilaterale con Angela Merkel, che si è dimostrata ottimista sulla possibilità di raggiungere un’intesa prima del 31 ottobre, il giorno in cui scade la proroga concessa dall’Ue sulla Brexit. “Possiamo trovare una soluzione entro 30 giorni”, ha detto la Merkel, secondo cui “si può cambiare la dichiarazione politica per trovare una soluzione al backstop”. Per la cancelliera non è necessario riaprire l’accordo di uscita dall’Ue negoziato dall’allora premier Theresa May e la Commissione europea. Molti commentatori euroscettici in Gran Bretagna hanno cantato vittoria, trascurando l’invito della Merkel a trovare delle alternative realistiche al backstop, che non sono state ancora rese note dal governo di Londra.

 

 

Johnson dovrà sfruttare l’apertura della Germania per proporre una soluzione gradita all’ala euroscettica del suo partito, e ai capi di stato europei, molti dei quali sono meno determinati della Merkel a evitare il no deal. Poco prima dell’incontro tra Johnson e la cancelliera tedesca, una fonte anonima dell’Eliseo ha fatto sapere alla Reuters che la Francia crede che l’uscita senza accordo sia lo scenario più credibile. Con ogni probabilità è stata una mossa studiata in vista del vertice di domani tra Johnson e Macron a Parigi, che mette in contrasto ancora una volta la posizione oltranzista della Francia sulla Brexit con la linea dialogante della Germania.

 

Nel corso della giornata, c’erano stati vari segnali che preannunciavano un atteggiamento molto più duro della Merkel verso la Gran Bretagna. In mattinata l’ex ambasciatore tedesco a Londra, Thomas Matussek, aveva detto ai microfoni della Bbc che “la Merkel non farà marcia indietro sul backstop”, e il portavoce per le politiche europee dell’Unione cristiano-democratica tedesca (Cdu), Florian Hahn, aveva ribadito la linea. Finora Johnson ha sempre evitato il confronto con i leader europei ed è rimasto a Londra, dove ha investito tempo e denaro (circa 2,1 miliardi di sterline) sui preparativi per uscire dall’Ue senza accordo, dando vari segnali di un allontanamento definitivo da Bruxelles. Alcuni giorni fa il segretario per la Brexit, Stephen Barclay, ha annunciato che la maggior parte dei diplomatici britannici non avrebbero più partecipato agli incontri europei “per risparmiare tempo”. Il messaggio di Londra è che i funzionari inglesi avranno cose più importanti da fare nei prossimi mesi – innanzitutto il completamento dei preparativi per il no deal – e quindi potranno partecipare solo ai vertici sui temi legati “all’interesse nazionale o alla sicurezza”. Visto questo clima di sfida tra Londra e Bruxelles, molti sono rimasti sorpresi dall’apertura della Merkel e credono che il tentativo sia destinato a fallire. Il premier ha iniziato la settimana dedicata ai vertici internazionali - dopo le visite a Berlino e a Parigi nel fine settimana parteciperà al G7 di Biarritz - con una lettera inviata lunedì al presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, in cui gli ha chiesto di abbandonare il backstop (“è uno strumento antidemocratico”, ha scritto Johnson) per rendere l’accordo più accettabile per i conservatori euroscettici che l’hanno già bocciato tre volte in Parlamento. Il backstop costringe la Gran Bretagna a rimanere parte dell’unione doganale finché non verrà negoziato un accordo permanente con l’Ue, e i brexiteers lo considerano come l’ennesima capitolazione a Bruxelles, oltre a un tradimento del referendum del 2016. Dall’altra parte, Tusk ha ribadito che non può esistere un accordo sulla Brexit senza il backstop perché “è un’assicurazione per evitare una frontiera tra le due Irlande e coloro che sono contrari e non propongono delle alternative realistiche sono a favore del confine”. Un’allusione a Johnson, che nella sua lettera ha vagamente evocato delle “alternative” al backstop e che ora, dopo l’apertura della Merkel, dovrà presentare una sua proposta per evitare il no deal.