Pratica di Biarritz
E se fosse Macron a riavvicinare Putin al G8? Uno smacco ai russofili italiani, ma senza cedere all’illiberalismo
Roma. Martedì il presidente americano, Donald Trump, seduto nello Studio ovale con il capo di stato romeno, Klaus Iohannis, ha riaperto la questione della riammissione di Mosca al G7 dicendo che sarebbe meglio “avere la Russia dentro” e che non aveva senso continuare a bandirla ancora dal gruppo dei sette, dal quale, secondo Trump, era stata cacciata per un guizzo, una ripicca del suo predecessore Barack Obama che non sopportando “di essere stato superato in astuzia da Vladimir Putin”, ha deciso di estrometterlo dal circolo dei paesi industrializzati. Che il presidente americano fosse di questo avviso non è una novità, già al ritorno dal G7 dello scorso anno in Canada aveva detto che c’era poco da fare, che piaccia o no, Mosca “deve essere riammessa, perché molte delle cose di cui parliamo hanno a che vedere con la Russia. Potrebbe suonare poco corretto politicamente – aveva detto il presidente americano – ma abbiamo un mondo da gestire”. Le affermazioni di Trump di martedì hanno poi assunto tutt’altra importanza quando la Cnn ha pubblicato uno scoop: secondo fonti interne alla Casa Bianca, anche il presidente francese, Emmanuel Macron, sarebbe d’accordo a riammettere Putin nel gruppo e vorrebbe che l’argomento venisse affrontato durante il G7 di Biarritz.
E’ stato un alto funzionario dell’Amministrazione Trump ad aver raccontato all’emittente americana che nel corso di una conversazione telefonica, iniziata per discutere i temi del G7, il presidente francese avrebbe suggerito di invitare anche Putin alla riunione del prossimo anno che si terrà negli Stati Uniti. Durante la telefonata, Macron e Trump non avrebbero parlato di come proporre il rientro della Russia, né a quali condizioni e, secondo la fonte, all’interno della Casa Bianca c’è chi è spaventato che si tratti soltanto di un bluff del presidente francese per mettere in imbarazzo Donald Trump. Dall’Eliseo sono arrivate importanti precisazioni sulle parole del presidente francese che non avrebbe mai suggerito a Trump di invitare Putin al vertice del 2020, ma durante la telefonata i due capi di stato si sarebbero accordati per discutere come risolvere la questione della Crimea. Durante la sua presidenza, Trump ha dimostrato di non essere molto interessato alla penisola ucraina annessa illegalmente dalla Russia nel 2014. Fu l’annessione, non riconosciuta da nessuno dei paesi della Comunità internazionale, a determinare l’espulsione di Mosca dal G8, che diventò G7. Contrariamente a Obama, Trump ha anche tenuto la sua Amministrazione lontana dalla guerra nel Donbass, il conflitto nella parte orientale dell’Ucraina dove i separatisti filorussi aiutati da truppe mercenarie mandate da Mosca combattono contro l’esercito regolare ucraino. Questa guerra finora ha causato oltre tredicimila morti e di recente il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il capo del Cremlino hanno concordato di riaprire i colloqui di pace in formato Normandia (Russia, Ucraina, Francia e Germania) che probabilmente saranno in autunno. La Francia, invece, non ha mai smesso di condannare la Russia per la questione ucraina e anche lunedì durante l’incontro a Brégançon con Putin il presidente francese ha ribadito che il ritorno al G8 è strettamente legato alla Crimea e alla smilitarizzazione del Donbass.
A Brégançon Macron e Putin si sono rimproverati, provocati e punzecchiati continuamente, il presidente francese ha rimproverato il suo omologo per lo stato della democrazia in Russia e il capo del Cremlino gli ha ricordato cosa ha passato Parigi nei mesi scorsi a causa delle proteste dei gilet gialli: “Io a Mosca non li voglio i gilet gialli”. Come racconta Rym Momtaz, giornalista di Politico, la Francia ha anche accolto Putin mostrando la sua potenza militare, ad accoglierlo sotto la fortezza di Brégançon, in Costa Azzurra, c’era una nave da guerra, Macron voleva che la forza della Francia fosse chiara al presidente russo. L’ambizione di normalizzare le relazioni con la Russia è uno dei disegni macroniani e forse il G7 che si aprirà sabato sarà un punto di partenza, un’ambizione alla quale il presidente francese vuole arrivare senza però essere indulgente nei confronti di Mosca.
Alla vicenda si aggiunge una chiosa dal sapore italiano. Mentre l’Italia, il cui governo dimissionario ha sempre sbandierato una passione per il Cremlino e per le politiche illiberali del presidente russo e promosso l’apertura incondizionata nei confronti della Russia, non sa nemmeno chi manderà a Biarritz, è ancora una volta Macron, il nemico acerrimo, che sta pensando a come incassare anche questo successo: la riapertura delle relazioni diplomatiche tra est e ovest, ma senza sventolare bandiere nella Piazza Rossa.