Foto Facebook

Botta e risposta violento tra Israele e Hezbollah

Daniele Raineri

Poche ore dopo il tentativo fallito da parte dei terroristi di colpire Israele con droni carichi di esplosivo, un centro del gruppo libanese è stato colpito da un drone carico di esplosivo decollato da molto vicino

Roma. Nel giro di ventiquattr’ore fra sabato e domenica c’è stato un botta e risposta violento fra lo stato di Israele e alcune fazioni nemiche che sono armate e finanziate dall’Iran. Grazie alle informazioni che sono uscite e grazie al fatto che le parti in causa hanno dichiarato molte cose, e di solito non lo fanno, è possibile leggere questa sequenza di operazioni aggressive come una conversazione. Il contesto in cui avviene la conversazione è che quest’estate molti si aspettavano che sarebbe scoppiata una guerra aperta tra il gruppo libanese Hezbollah e gli israeliani – continuazione di quella dell’estate 2006 e più devastante – e in effetti potrebbe ancora scoppiare da un momento all’altro, ma per ora al suo posto ci sono questi raid frenetici e di durata limitata. I raid sono fatti per prevenire il conflitto. Tuttavia se continuano con questa intensità potrebbero diventarne l’inizio.

 

Ecco cosa è successo. Sabato gli israeliani hanno detto di avere bombardato la zona di Aqraba, a metà strada tra la capitale siriana Damasco e il suo aeroporto internazionale, per colpire una cellula mista di libanesi e iraniani che voleva far volare alcuni piccoli droni armati in territorio israeliano. Ogni drone portava un carico di pochi chilogrammi di esplosivo quindi l’effetto finale contro i bersagli sarebbe stato simile a quello dei razzi lanciati dalla Striscia di Gaza, ma l’impatto che conta sarebbe stato psicologico. Non c’è soltanto Israele a colpire a sorpresa in ogni punto del medio oriente – da fine luglio ci sono stati cinque operazioni anche in Iraq, mai confermate da Gerusalemme – ma anche i suoi nemici. “Possiamo pure noi”, era il messaggio. Secondo fonti del governo israeliano l’operazione era diretta dal generale iraniano Qassem Suleimani (molto conosciuto, considerato una leggenda in patria) ed era il quarto tentativo quest’anno.

 

Nel giro di poche ore a Dahiyeh, il quartiere di Beirut sotto il controllo di Hezbollah, prima un drone commerciale è caduto nei pressi del centro media di Hezbollah, poi un secondo drone con un carico di esplosivo è volato con una traiettoria suicida contro lo stesso edificio. Il dettaglio interessante è che a giudicare dalle immagini si tratta di droni commerciali che devono essere manovrati da qualcuno che si trova in un raggio di cinque chilometri. In pratica poche ore dopo il tentativo (fallito) da parte di Hezbollah di colpire Israele con droni carichi di esplosivo un centro di Hezbollah è stato colpito da un drone carico di esplosivo decollato da molto vicino. Non c’è nulla di ufficiale e confermato, ma se le cose fossero andate così allora si capisce il tono della conversazione. A quel punto il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, è andato in televisione (la televisione del gruppo) per dire che non tollererà queste aggressioni e che ogni sorvolo del Libano da parte di un drone israeliano provocherà la reazione di Hezbollah e che i consigli alla prudenza degli altri partiti libanesi non saranno più ascoltati. Anche il “regista” iraniano, il generale Qassem Suleimani, ha commentato: “Queste operazioni pazze sono le ultime del regime sionista”.

 

Poche ore dopo un convoglio delle milizie sciite è stato bombardato in Iraq, vicino al confine con la Siria. Non si sa in via ufficiale chi sia il responsabile ma Israele ha bombardato altre quattro volte obiettivi in Iraq a partire dal 19 luglio. La differenza è che questa volta ha colpito un bersaglio in movimento e quindi viene da chiedersi: di che informazioni dispongono gli israeliani per colpire un convoglio che si muove a settecento chilometri di distanza? In teoria la cellula di Aqraba voleva dissuadere gli israeliani da questo tipo di missioni. Nella notte tra domenica e lunedì alcuni droni israeliani sono entrati nello spazio aereo libanese, sordi alle minacce di Nasrallah, e hanno bombardato nella Beqaa un centro di comando del Fronte per la liberazione della Palestina, una fazione terrorista di ispirazione marxista che da decenni tira avanti tra Libano e Siria. Adesso ci si aspetta una reazione, calibrata da parte di Hezbollah. Ieri, dopo una riunione del gabinetto di sicurezza durata quattro ore, i soldati israeliani hanno ricevuto l’ordine di non passare con i veicoli vicino ai reticolati al confine nord, con Libano e Siria, per non fare da bersagli.

Di più su questi argomenti:
  • Daniele Raineri
  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)