Un'immagine d'archivio scattata a bordo dell'Ocean Viking (foto LaPresse)

Senza responsabilità non c'è solidarietà

Appunti su Ocean Viking, l’immigrazione e le richieste plausibili all’Europa

Immigrazione e Patto di stabilità sono le priorità dell’Italia e di queste ha discusso ieri Giuseppe Conte in visita a Bruxelles da Ursula von der Leyen – il premier ha anche incontrato Donald Tusk: una giovialità disarmante. Solidarietà è di nuovo il termine-chiave dei rapporti europei e in termini migratori si traduce in procedure di riallocazione quanto più automatiche. Gli scontri reiterati dell’ex ministro Salvini sugli sbarchi avevano contribuito ad allontanare una qualsivoglia soluzione solidale europea, ma si sa che la politica comunitaria era già parecchio recalcitrante nell’adottare un approccio che consentisse ai paesi di primo approdo di non dover gestire in solitaria tutta l’accoglienza. Ora che anche quell’alibi è caduto, non si deve più perdere tempo.

 

Intanto, una precisazione per comprendere meglio che cosa sta accadendo con la Ocean Viking e i suoi 84 migranti a bordo: per chiudere i porti italiani secondo il decreto di sicurezza bis, ci deve essere un provvedimento specifico firmato dai ministeri dell’Interno e della Difesa. In assenza di questa azione, i porti sono aperti. L’obiettivo del governo – come ha scritto ieri la Stampa – è di concludere il negoziato sul Temporary predictive riallocation program, un accordo tra Italia, Malta, Francia e Germania che introduce una riallocazione automatica dei migranti. In sostanza, Italia e Malta si occupano dello sbarco, mentre gli altri paesi si redistribuiscono i migranti: al momento, Francia e Germania si sono impegnate a farsi carico del 25 per cento dei migranti, ma per Italia e Malta non è sufficiente (vorrebbero una riallocazione completa). Conte ha anche accennato al fatto che la solidarietà europea – di tutti i paesi – deve in sostanza essere obbligatoria: chi non partecipa “ne risentirà a livello finanziario in maniera consistente”. Questo è il primo passo della normalizzazione dei rapporti tra Italia e Bruxelles, con la consapevolezza che senza responsabilità non si può pretendere alcuna solidarietà.