Israele in stallo dopo le elezioni. Netanyahu si gioca tutto
Dalle elezioni nello stato ebraico non esce un vincitore: il Likud del premier è tallonato dalla coalizione centrista dell’ex generale Benny Gantz. I voti di Lieberman saranno decisivi. Scenari
Israele sembra essere uscito dalle urne con uno stallo perfetto, sei mesi dopo il fallimento politico seguito dalla prima tornata elettorale. Il Likud del premier Benjamin Netanyahu è tallonato dalla coalizione centrista “Blu-Bianco” dell’ex generale Benny Gantz e di Yair Lapid. La destra, allargata ai partiti religiosi, è avanti di un punto rispetto al centrosinistra, ma non ha i numeri per i 61 seggi parlamentari necessari per formare una coalizione di governo.
Decisivo il bottino dell’ex ministro degli Esteri e della Difesa Avigdor Lieberman, vero kingmaker di queste elezioni. “Bibi” non è riuscito a sigillare attorno a sé un numero di voti sufficienti per proseguire la più lunga leadership politica nella storia israeliana e scongiurare con l’immunità un processo per corruzione e abuso d’ufficio. Bene il partito degli arabi uniti, malissimo la sinistra laburista, mentre non entra alla Knesset la destra estremista dei discepoli di Meir Kahane.
E ora che succede? Molti gli scenari che si configurano in queste ore e su cui avrà un peso importante il presidente Ruby Rivlin: Lieberman che torna con Netanyahu, con cui aveva rotto sei mesi fa, e con gli ultra ortodossi che si piegano alle richieste del falco russo e laico; il Likud che disarciona Netanyahu e che accetta di entrare in una grande coalizione con Gantz e Lieberman; una coalizione di centro sinistra con gli arabi o terze elezioni. Di stallo in stallo. Le grandi coalizioni, a oggi l’opzione più probabile, in Israele hanno sempre significato questo. Paralisi politica. Le prossime ore saranno decisive per capire chi guiderà lo stato ebraico dopo il decennio incontrastato di Bibi.
Cosa c'è in gioco